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Storia popolare della filosofia - prova-cor

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agionamento. 148 Mentre il sensibile si spiega e si comprende attraverso immagini, l’intelligibile si<br />

comprende solo attraverso la dialettica.<br />

Le idee sono modelli degli enti sensibili; esse esprimono l’essere degli enti; sono strutture reali, dunque, e<br />

non semplici entità mentali, fondamento degli enti e non semplici segni convenzionali coi quali si indicano le<br />

cose. 149<br />

Sul rapporto tra le idee e gli enti, Platone parla <strong>della</strong> partecipazione (“metessi”) delle cose alle idee; 150 e <strong>della</strong><br />

presenza (“parousìa”) delle idee nelle cose; 151 inoltre afferma che le cose sono imitazione (“mimesi”) delle<br />

idee. 152<br />

Sul rapporto tra le idee e gli enti sensibili, Platone affrontò alcune questioni. Una prima questione<br />

considera se ci sia idea d’ogni specie di cose. 153 Platone conclude che delle cose di cui risulta pressoché<br />

impossibile avere una nozione puramente intellettuale, separatamente da ogni immagine sensibile, ad<br />

esempio del fango, non esiste una <strong>cor</strong>rispondente idea (per cui tali cose hanno una realtà solamente<br />

sensibile). Un’altra questione riguarda la possibilità, per l’idea, di moltiplicarsi, partecipandosi alle varie cose, pur<br />

rimanendo una. 154 Infine si ha la difficoltà che costituisce l’argomento del terzo uomo, al quale fa riferimento<br />

Aristotele. 155 Nel processo di idealizzazione dell’ente, infatti, si procederebbe fino a identificarlo con l’ideale<br />

<strong>cor</strong>rispondente.<br />

Le idee, peraltro, in quanto diventano oggetto di conoscenza, non possono considerarsi perfettamente<br />

immobili: esse, in qualche modo, ammettono in sé un qualche movimento. Infatti, “l’essenza conosciuta <strong>della</strong><br />

conoscenza, in tanto per tal patire si muove, il che neghiamo avvenga di ciò che è immobile”. 156 E se le idee<br />

fossero immobili, “non ci sarebbe intelletto per nessuno di nessuna cosa in nessun luogo”. 157<br />

Le idee stanno in relazione tra loro: e i modi di tale relazione sono razionali e vengono conosciuti attraverso la<br />

dialettica. La dialettica, infatti, che è scienza delle relazioni tra le idee, si basa sulla comunione reciproca<br />

delle idee stesse. Ad esempio, l’idea di “uomo” comunica con le idee di “buono”, “giusto”, e così via. 158<br />

Platone qui compie un primo tentativo di determinazione delle categorie. Infatti, si chiede “se ve ne siano<br />

di quelli (tra i termini del dis<strong>cor</strong>so) che fan da collegamento tra tutti, in modo che siano capaci di<br />

commistione; e viceversa nelle divisioni, e, fra tutti, altri sian causa di divisione”. 159<br />

In primo luogo emerge la funzione collegatrice delle idee di “essere” e di “uno” (totalità). Platone esamina “in<br />

che le singole specie possano comunicarsi tra loro e in che no”, dunque se “vi è un’idea che si distende in<br />

ogni senso per molte, restando ciascuna separata”, e se “ce n’è una d’altra parte congiunta con tutti i<br />

molteplici a unificarli”. 160 Infatti, “solo per mezzo dell’intreccio reciproco delle specie ha potuto generarsi fra<br />

noi il ragionamento”. 161<br />

Così Platone perviene a identificare le idee più comprensive, quelle che si estendono a tutte le altre o a un<br />

gran numero di esse. “Le maggiori fra le specie sono quelle che ora abbiamo enumerato, l’essere stesso, la<br />

quiete e il moto”. 162 Analogamente idee generali sono l’identico e il diverso, il simile e il dissimile, l’unità e la<br />

pluralità, e poi anche generazione e <strong>cor</strong>ruzione e anche la relazione, il dove e il quando, l’agire e il patire.<br />

148 Timeo, 27-28.<br />

149 Parm., 132-33.<br />

150 Conv., 211 b.<br />

151 Fed., 100: “Nessun’altra ragione fa essere bella (la cosa) se non la presenza o la comunione di quella bellezza<br />

(ideale)”.<br />

152 Parm., 132. Nel Cratilo (389) Platone dice che i nomi sono immagini delle idee e che l’artefice che le li ha<br />

elaborati ha tenuto presenti le idee e non gli enti sensibili. Nel Timeo il demiurgo, artefice dell’universo, ha tenuto<br />

presente il modello delle idee eterne, per cui le cose create sono dette “immagine viva degli eterni dèi” (X, 37 c).<br />

153 Parm., 130.<br />

154 Parm., 131; Fil., 15.<br />

155 Met., 990.<br />

156 Sof., 248-49.<br />

157 Ib.<br />

158 Così, “una volta convenuto che anche le specie sono nella stessa condizione quanto all’unirsi tra loro, non<br />

bisognerà forse procedere con qualche scienza nel dis<strong>cor</strong>so, per mostrare rettamente quali dei generi con quali<br />

s’ac<strong>cor</strong>dino e quali si escludano tra loro?” (Sof., 251-53).<br />

159 Ib.<br />

160 Sof., 253.<br />

161 Sof., 259.<br />

162 Sof., 254.

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