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Storia popolare della filosofia - prova-cor

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CAPITOLO VIII<br />

La <strong>filosofia</strong> nell’età ellenistica. L’epicureismo<br />

La tradizione delle antiche scuole filosofiche<br />

Le scuole socratiche minori. Le scuole cirenaica, megarica, cinica continuarono la loro attività nell’età<br />

ellenistica: le prime due hanno i loro ultimi sviluppi e i loro rappresentanti sono in rapporto coi fondatori<br />

delle scuole scettica e stoica ; la scuola cinica esercita il suo influsso sulla formazione <strong>della</strong> dottrina stoica e<br />

dall’inizio dell’era volgare fino al VI secolo d. C. prosegue la sua attività proponendo la sua predicazione<br />

morale e il suo modello di pratica di vita.<br />

L’antica Accademia. A) Speusippo successe a Platone nella guida <strong>della</strong> scuola, accentuando la tendenza<br />

pitagorizzante e matematizzante: con lui operarono: Filippo di Opunte, che curò la pubblicazione delle Leggi e<br />

scrisse l’appendice a quest’opera, l’Epinomis, in cui troviamo lo sviluppo di una mistica del numero e di una<br />

teologia astrale; Eudosso di Cnido, che fu un eccellente astronomo e in etica sostenne l’edonismo; Eraclide<br />

Pontico, figura di scienziato e mistico, ritenuto da alcuni il primo sostenitore dell’eliocentrismo. Speusippo e i<br />

suoi seguaci, secondo quanto riferisce Aristotele, 408 posero solo gli enti matematici, oltre i sensibili,<br />

rinunciando al numero ideale (e affermando solo i numeri matematici, addizionabili e ricavabili gli uni dagli<br />

altri per via di operazioni aritmetiche). Speusippo mise, però, in rilievo la perfezione <strong>della</strong> decade. 409<br />

B) Senocrate di Calcedonia successe a Speusippo nella direzione dell’Accademia (339-314 a. C.) e continuò<br />

nella tendenza pitagorizzante, ammettendo, però, a differenza del suo predecessore, i numeri ideali, coi quali<br />

identificava gli stessi numeri matematici. 410 Egli ammise, dunque, tre sostanze: quella sensibile, che<br />

appartiene alle cose del mondo, quella intelligibile, che è propria degli enti che sono oltre la sfera celeste,<br />

quella opinabile, che riguarda gli enti situati in questa sfera e che sono visibili per il senso e intelligibili per<br />

l’astrologia. 411 Inoltre insisté sulla dottrina platonica dei principi, sviluppandola in senso astrologico e<br />

teologico. 412 Per Sencrate l’essenza dell’anima è il numero stesso, che si muove da sé. 413<br />

Il successore di Senocrate, Polemone (314-270 a. C.) si rivolse particolarmente a problemi etici; dopo di lui<br />

Cratere fu l’ultimo scolarca <strong>della</strong> vecchia Accademia; con Arcesilao, che gli successe, cominciò la nuova, nella<br />

quale si affermò una tendenza scettica.<br />

La scuola peripatetica. A) Teofrasto (di Lesbo, che diresse il Liceo dal 322 al 287 a. C.) promosse un’intensa<br />

attività scientifica, approfondendo motivi nuovi specialmente nel campo <strong>della</strong> logica, <strong>della</strong> storia naturale,<br />

<strong>della</strong> psicologia (fondamentale è la sua opera Sui caratteri). A Teofrasto va il merito di avere sviluppato<br />

l’esposizione sistematica delle opinioni dei filosofi naturalisti, da Talete a Platone e Senocrate. I doxografi<br />

posteriori attinsero tutti dall’opera teofrastea (sicché dai resti di quelle raccolte – ordinati da Diels,<br />

Doxographi graeci - si può ricostruire in parte la fonte originaria).<br />

Di storia delle scienze si occuparono anche Eudemo di Rodi (per le matematiche e l’astronoia) e Menone<br />

(per la medicina).<br />

B) Aristosseno (di Taranto) e Dicearco (di Messina) sono ri<strong>cor</strong>dati da Cicerone per essere negatori di<br />

un’anima immortale. 414<br />

408 Metafisica, 1086 a.<br />

409 Cfr. Speusippo, fr. 4.<br />

410 Cfr. Aristotele, Met., 1086 a.<br />

411 Cfr. Sesto Empirico, Adv. math., VII, 147.<br />

412 Cfr. Stobeo, Ecl., I, 29: “La monade e la diade chiama divinità, l’una avente, per la sua natura maschile, l’ufficio<br />

di padre [degli dèi], imperante ne cielo, e lo chiama anche Giove e dispari e Marte,ed è per lui il primo; l’altra per la<br />

natura femminile avente l’ufficio di madre degli dèi, governante la regione subceleste, ed è per lui l’anima<br />

dell’universo; dio è per lui anche il cielo, e dèi olimpici gli astri luminosi e altri demoni invisibili sublunari; e crede<br />

anche di estenderli agli elementi <strong>della</strong> materia”.<br />

413 Plutarco, De an. Procr,, I, 5, 1012.<br />

414 Cicerone, Tusc. disp., I, 19, 21: “Aristosseno, musico e anche filosofo, disse che le tensioni del <strong>cor</strong>po stesso sono<br />

una specie di anima, come nel canto e nel suono <strong>della</strong> cetra quella che si dice armonia; così dalla natura e<br />

configurazione di tutto il <strong>cor</strong>po sono suscitati i vari moti, siccome i suoni nel canto. Dicearco poi fa sostenere dal suo

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