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Storia popolare della filosofia - prova-cor

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Prefazione<br />

L’epoca attuale è caratterizzata da un diffuso bisogno di cultura filosofica. Con questo lavoro<br />

intendiamo rispondere a questo bisogno. L’uomo del nostro tempo scopre, an<strong>cor</strong>a una volta, la sua<br />

caratteristica fondamentale di essere costruttore del suo destino, dunque responsabile di ciò che<br />

egli è. La <strong>filosofia</strong> è nata nel contesto di una cultura sostenuta da una grande vocazione alla<br />

conoscenza. I greci del VII secolo a. C. disponevano di un sistema di sapere che era idoneo a<br />

soddisfare l’innato desiderio di conoscere che è proprio dell’uomo. Tale sistema era costituito<br />

dalla complessa trama del mito. Domande radicali come quelle intorno all’origine e alla<br />

formazione dell’universo, alle leggi che governano il <strong>cor</strong>so delle cose, a ciò che è bene fare e ai<br />

modi e alle vie di conseguimento <strong>della</strong> felicità, interrogativi sul destino dell’uomo e delle cose,<br />

dubbi e problemi, avevano nel mito la loro formulazione precisa e le risposte definitive e compiute.<br />

Non c’era nulla da aggiungere alla compiutezza del sistema mitologico. Se, ad esempio, si voleva<br />

sapere come fosse possibile che la terra si mantenesse sospesa nell’aria, si rispondeva che ciò era<br />

possibile perché essa era sostenuta dalle ampie spalle di Atlante. Il mito era la puntuale risposta a<br />

ogni problema. Quando poi si profilò la forma di una rappresentazione concettuale, si capì che la<br />

figura di Atlante poteva essere sostituita dall’idea di una forza cosmica, intrinseca alla stessa<br />

natura <strong>della</strong> terra e costituita con la funzione di sostenere con perfetto equilibrio i <strong>cor</strong>pi celesti.<br />

Dal mito al “logo”, dunque, dalla rappresentazione simbolica alla comprensione razionale. Si snoda così<br />

la vicenda straordinaria <strong>della</strong> lotta <strong>della</strong> ragione per lo sviluppo di un sapere concettuale, basato sulla<br />

trasparenza delle idee, libero e autonomo, conquista dell’uomo e non rivelazione divina.<br />

A differenza del mito, legato alla tradizione di una determinata cultura, il “logo” è apparso fornito di una<br />

dimensione universale, tale da potere essere accolto da tutti gli uomini e da potere, dunque, dare luogo a un<br />

sapere “comune”. Le opinioni e le credenze sono caratteristiche di gruppi di individui; le “verità” scientifiche<br />

sono condivise da tutti.<br />

I primi filosofi hanno inteso cogliere la sostanza primordiale ed eterna di cui sono costituite tutte le cose:<br />

essi chiamarono “natura” il sistema complessivo <strong>della</strong> realtà in quanto formato da una sostanza unica e<br />

sottoposto a una legge costante e immutabile di continua trasformazione. Parmenide, il maggiore filosofo<br />

<strong>della</strong> Magna Grecia, chiamò tale sostanza “essere”, contrapposto agli enti determinati, dando così avvio alla<br />

metafisica. Tutti gli enti traggono la loro identità e il loro significato dall’essere. L’uomo, ad esempio, è<br />

espressione di ciò che in generale è la condizione umana.<br />

Se dapprima i filosofi hanno ricercato la sostanza unica e immutabile, successivamente sono passati a<br />

indagare i principi fondamentali e immutabili dell’agire pratico e dello stesso comportamento civile e morale.<br />

Socrate, in particolare, era convinto che il principio <strong>della</strong> vita politica fosse la virtù, configurata in primo<br />

luogo nella giustizia. Platone ha spostato la riflessione sul piano dello stato, ritenendo compito del filosofo<br />

tracciare le linee <strong>della</strong> repubblica ideale. Al filosofo spetta costruire la scienza dell’uomo sulla base<br />

dell’ordine cosmico e definire, pertanto, i caratteri <strong>della</strong> perfetta esistenza. L’umanità razionale si realizza<br />

nello stato fondato sulla giustizia e sul sistema complessivo delle virtù. La <strong>filosofia</strong> si delinea come scienza<br />

ontologica dell’uomo e <strong>della</strong> sua felicità.<br />

Per Aristotele la costruzione dell’edificio scientifico è già di per sé attuazione <strong>della</strong> essenziale natura<br />

umana. L’uomo, infatti, si realizza, in primo luogo, come soggetto dell’attività teoretica, cioè come ente che<br />

conosce se stesso e il mondo. Il sistema enciclopedico del sapere riflette il sistema dell’intera realtà. La<br />

metafisica è la scienza fondamentale. Essa è scienza dell’essere e, immediatamente dopo, scienza dell’ente<br />

primo e perfetto, Dio: la metafisica si profila, pertanto, in un secondo momento, come teologia razionale,<br />

ipotesi intorno al senso fondamentale <strong>della</strong> realtà.<br />

Le scuole filosofiche dell’antichità hanno inteso liberare gli uomini dai pregiudizi e dalle false<br />

opinioni, instaurando, nei diversi ambiti <strong>della</strong> cultura e <strong>della</strong> vita, il dominio <strong>della</strong> ragione. Perciò<br />

Lucrezio tesse l’elogio di Epicuro, che ha allontanato la paura degli dèi e <strong>della</strong> morte e ha espresso<br />

il senso delle serene immensità cosmiche. La vita secondo ragione è il rimedio contro ogni pena<br />

dell’anima. Lo stoico romano Seneca è stato maestro di tranquillità spirituale.<br />

La <strong>filosofia</strong>, così, partecipa al dolore umano e, dandone ragione, con<strong>cor</strong>re a superarlo:<br />

richiama, quindi, l’uomo al suo destino autentico, che è l’intelligenza dell’ordine dell’universo e la

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