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Storia popolare della filosofia - prova-cor

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Proclo ammette, come prima triade di ipostasi derivata dalla sfera delle enadi, l’infinito, il limite e il misto:<br />

cioè i princìpi in virtù dei quali si passa alle determinazioni reali. 584 A questa triade segue la seconda,<br />

costituita da essere, vita, intelletto. Così appare definito l’universo reale. 585<br />

L’essere, la vita, l’intelletto si articolano, a loro volta, in altre ipostasi, che sono tre rispettive triadi per le<br />

prime due (e <strong>cor</strong>rispondono agli dèi intelligibili e agli dèi intelligibili-intellettuali) 586 e ebdomadi per la terza<br />

(<strong>cor</strong>rispondenti agli dèi intellettuali). 587<br />

L’ipostasi successiva è l’Anima, in cui le idee divine si fanno princìpi <strong>della</strong> formazione degli enti<br />

dell’universo fisico. Tutto si forma, nell’universo, per virtù dell’azione delle anime, che sono, pertanto,<br />

princìpi attivi <strong>della</strong> formazione e dell’esistenza degli enti, nonché dei processi delle loro trasformazioni. In<br />

virtù di tali princìpi attivi, gli enti compiono anche i loro processi di riconversione all’Uno.<br />

Proclo distingue le anime divine, quelle demoniache (degli angeli, dei demoni e degli eroi) e quelle parziali<br />

(che sono le più imperfette e, tra di esse, vi sono anche quelle degli uomini).<br />

L’Anima si pone come intermediaria tra il piano dell’intelligibile e l’universo sensibile e <strong>cor</strong>poreo. Essa<br />

contiene un riflesso dell’intelligibile/intellettuale e perciò è capace di conoscenza.<br />

L’incarnazione delle anime in <strong>cor</strong>pi viventi avviene attraverso l’assunzione di una serie di rivestimenti,<br />

che sono, progressivamente, “tuniche più materiali”. Liberate da queste stratificazioni materiali, le anime<br />

recuperano la loro natura originaria, consistente in una specie di “veicolo” etereo, in<strong>cor</strong>poreo e in<strong>cor</strong>ruttibile.<br />

In particolare, Proclo sottolinea la presenza del divino nell’anima, per cui l’anima, in qualche modo, riflette<br />

la natura stessa dell’Uno e, in questo senso, si pone come principio <strong>della</strong> connessione tra gli enti.<br />

L’anima, nello sforzo di recuperare la sua natura divina, si rivolge verso la contemplazione dell’Uno. Il<br />

processo <strong>della</strong> conoscenza, andando oltre l’opinione (che è an<strong>cor</strong>a un’ipotesi che riguarda l’orientamento<br />

umano nel mondo delle cose), la scienza dis<strong>cor</strong>siva (diànoia) e la intellezione (nòesis), si conclude nell’unione<br />

estatica con l’Uno, che avviene attraverso un atto che è oltre la conoscenza stessa e che riguarda la<br />

comunione religiosa con la divinità (fede). 588<br />

Nota critica su Proclo<br />

L’eclettismo culturale, filosofico e religioso, che costituisce una tendenza dominante dell’ultima fase del<br />

pensiero antico, raggiunge il suo culmine con Proclo. Ciò è stato rilevato già dagli studiosi <strong>della</strong> scuola di<br />

Cousin, J. Simon, A. Berger, E. Vacherot. “Lo spirito dell’eclettismo – osserva il Simon – non consiste nel non<br />

appartenere a nessuna scuola, ma piuttosto nel non escluderne nessuna” 589 . Proclo è riuscito ad assimilare<br />

nel suo sistema tutta la sapienza orientale, oltre che tutta la <strong>filosofia</strong> greca. Per questo filosofo è lo stesso<br />

platonismo che contiene ogni aspetto <strong>della</strong> verità; e se l’intera antica sapienza comprende le più varie forme<br />

584 Infinito, limite e misto sono le ipostasi <strong>della</strong> prima triade intelligibile e, insieme, princìpi generali <strong>della</strong> produzione reale.<br />

585 “Poiché ciò che è causa di più effetti ha una precedenza su ciò che è causa di meno, in quelli il primo sarà l’essere, perché è<br />

presente a tutte le cose che hanno vita e mente. Infatti, ogni vivente partecipa anche, e necessariamente, d’intelligenza; ma non<br />

viceversa. Poiché non tutti gli esseri vivono e intendono. Seconda poi è la vita. Poiché a tutti quelli a cui appartiene la mente,<br />

appartiene anche la vita; e non viceversa. Infatti, molte cose vivono, ma son lasciate prive di conoscenza. Terza poi è la mente.<br />

Infatti, ogni ente, che in qualche modo è fornito di conoscenza, vive anche ed esiste. Se dunque l’essere è cagione di più effetti, la<br />

vita di meno, e di meno an<strong>cor</strong>a la mente: dunque al primo posto vi è l’essere, quindi la vita e infine la mente.” (Elementi di teologia,<br />

101, tr. di M. Losacco).<br />

586 Il carattere universale di questa serie di dèi è la vita, cioè la forza generante, in virtù <strong>della</strong> quale l’essere si costituisce come un<br />

unico organismo vivente. La prima triade in cui si articola la vita è costituita dai numeri primordiali (uno, altro, ente); la seconda<br />

triade comprende tre coppie di concetti: uno/molti, intero/parti, limitato/illimitato; la terza triade è detta da Proclo degli dèi<br />

completanti.<br />

587 Proclo individua in alcune di queste ipostasi le tradizionali divinità greche. Si tratta di ipostasi che rappresentano il passaggio<br />

dell’intelligibile all’essere diviso. Esse sono suddivise in base al numero dei sette pianeti. La prima ebdomade <strong>cor</strong>risponde al puro<br />

intelletto e ha il suo simbolo in Crono; la seconda è la forza vivificante ed è rappresentata da Rhea; la terza <strong>cor</strong>risponde all’intelletto<br />

creatore del mondo e, quindi, a Zeus, il demiurgo ordinatore dell’universo.<br />

588 “La seduzione che esercita il misticismo neoplatonico è proprio in questo suo sbocciare sul tronco dell’intellettualismo<br />

tradizionale. Dio non è attinto direttamente con l’intuizione mistica, ma questa conclude, con un’improvvisa fulgurazione di verità,<br />

tutto il tenace processo dell’attività logica” (G. Martano, L’uomo e Dio in Proclo, p. 74, n. 118). Proclo ci propone, in questo senso,<br />

un esempio di reciproca integrazione di scienza intellettuale e fede mistica. In particolare, la scienza spiega la proodos, mentre<br />

l’aspirazione mistica attesta l’epistrophé.<br />

589 J. Simon, Histoire de l’école d’Alexandrie, 2 voll., Paris 1845, vol. II, p. 397.

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