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Storia popolare della filosofia - prova-cor

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Gli scettici riprendono il programma dei sofisti; ma indicano una via diversa: la via del disimpegno,<br />

dell’”esonero”. Si trattava di evitare gli spazi umani in cui maggiormente si esprimeva la contraddittorietà,<br />

dunque le controversie sui grandi problemi e la stessa vita politica.<br />

La convinzione di potere giungere alla verità intorno ai princìpi e alla struttura <strong>della</strong> realtà induce il<br />

filosofo a costruire complicati sistemi metafisici, che finiscono per dare un’idea falsata delle cose,<br />

allontanano dalle cose stesse, inducono a riflettere sui concetti piuttosto che sulle cose stesse. L’idea che la<br />

realtà sia un sistema razionale induce a riporre una eccessiva fiducia nella ragione, considerata, infine, come<br />

la facoltà capace di dedurre e delineare il sistema dell’ordine delle cose. Così all’universo reale il filosofo<br />

sostituisce un universo elaborato razionalmente e in questo egli quindi si sofferma, finendo per perdere<br />

qualsiasi contatto o rapporto con il mondo effettivamente esistente.<br />

I “dogmatici”, osservano gli scettici, si chiudono nei loro dis<strong>cor</strong>si e, ritenendo di avere conseguito la verità,<br />

smettono di investigare, negando, in tal modo, la natura stessa <strong>della</strong> <strong>filosofia</strong>, che è proprio di carattere<br />

investigativo. La “scepsi”, infatti, è la vera <strong>filosofia</strong>. L’uomo, non potendo raggiungere la verità, è destinato a<br />

rimanere sempre nel dubbio . Lo scetticismo, in questo senso, rappresenta l’estrema consapevolezza del<br />

limite <strong>della</strong> condizione umana, che è una condizione di continua ricerca. La “sospensione del giudizio” è<br />

l’atto per cui ogni giudizio è ritenuto sempre provvisorio e suscettibile di revisione. Ciò vuol dire, cioè,<br />

revocare in dubbio ogni opinione e ogni giudizio.<br />

Questo atteggiamento critico contribuisce a trovare un modo di vivere meno esposto alle contraddizioni.<br />

Perciò gli scettici ritenevano che la loro “<strong>filosofia</strong>” li aiutasse a vivere più saggiamente, conseguendo,<br />

specialmente, l’imperturbabilità che è propria del saggio.<br />

Lo scetticismo metteva in rilievo il carattere provvisorio e relativo di ogni scienza e di ogni esperienza. Ciò<br />

costituiva un elemento propulsore per la ricerca stessa. L’intero campo del sapere si profilava come uno<br />

spazio aperto, nel quale non sono date certezze e dove, pertanto, si tratta di mettere sempre in discussione<br />

gli elementi acquisiti. Ciò, in qualche modo, era coerente con un’epoca che abbandonava la costruzione dei<br />

grandi sistemi metafisici e imboccava la via <strong>della</strong> scienza. A un sapere organico subentrava un sapere critico.<br />

Lo scetticismo mette in luce, inoltre, i dinamismi attraverso i quali si formano le opinioni: essi ri<strong>cor</strong>dano<br />

che ogni dato culturale è il risultato di un processo storico e che la sua validità è circoscritta a un ambito<br />

determinato.<br />

Gli scettici riportano, come del resto i sofisti, ogni dato all’esperienza, alla prassi: non vi è altro che la<br />

prassi umana, come “misura di ogni cosa”. Gli uomini sono indotti a pensare il mondo in determinati modi<br />

perché percepiscono e elaborano i dati dell’esperienza in base a certe categorie, e sono, di volta in volta, le<br />

categorie impiegate a determinare la complessiva visione del mondo. Si può essere indotti anche a<br />

considerare le cose “sub specie aeternitatis”, se l’”eternità” è la categoria (modalità) temporale dal cui punto<br />

di vista si ragiona e si sviluppa il dis<strong>cor</strong>so.<br />

Lo scetticismo rappresenta il momento di estrema radicalizzazione del dubbio. Il dubbio radicale sarà<br />

anche il dubbio iperbolico di Cartesio: il dubbio che mette tra parentesi ogni opinione, per ricominciare da<br />

capo. Gli scettici antichi invitano a mettere in discussione il sapere sistematico, per ricominciare di nuovo<br />

l’opera di edificazione del sistema scientifico. Il dubbio, nello stesso tempo, aveva la funzione di liberare la<br />

cultura del tempo dal dogmatismo, dalla chiusura, in modo che essa potesse confrontarsi anche con altre<br />

culture e con altri modi di vedere le cose. Gli scettici invitano a uscire dal chiuso mondo <strong>della</strong> grecità e di<br />

considerare la multiforme esperienza dell’uomo nel tempo.<br />

Sviluppo dello scetticismo nell’antichità<br />

“Skéosis” in senso originario vuol dire “riflessione”, “ricerca” di ordine razionale, dunque anche “esame<br />

critico”, “verifica” di validità scientifica e conoscitiva, e anche “dubbio” (“sképtomai”, ricerco con un senso<br />

di radicale atteggiamento di dubbio e sfiducia nei poteri conoscitivi <strong>della</strong> mente umana). In senso specifico e<br />

con riferimento a un determinato orientamento filosofico, il termine venne quindi usato per indicare il<br />

pirronismo, cioè la dottrina critica intorno alla possibilità umana di dar luogo a una conoscenza positiva <strong>della</strong><br />

realtà, elaborata da Pirrone tra il IV e il III secolo a. C. e ripresa dai suoi discepoli, successivamente accolta e<br />

sviluppata, con modificazioni in senso probabilistico, dall’Accademia tra il III e il II secolo, infine<br />

approfondita specialmente da Enesidemo e da Sesto Empirico, che ne fu il principale sistematore, con i<br />

fondamentali Schizzi pirroniani e l’ampia rassegna storica Contro i matematici e Contro i logici. 539<br />

539 Sesto Empirico, Hypotyposes Pirronianae, tr di O. Tescari, poi riveduta da A. Russo, Laterza, Bari 1926 e 1988;<br />

Contro i matematici e Contro i logici, a cura di A. Russo e G. Indelli, Laterza, Bari 1990.

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