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Storia popolare della filosofia - prova-cor

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chiaro che ciò che si dice “materia” in un altro senso è già “forma” e sostanza in atto: così il bronzo è materia<br />

rispetto alla statua, ma è “forma” rispetto a se stesso. 255 L’ente, in ciò che esso è, è definito, dunque, non tanto<br />

in rapporto alla materia, quanto, invece, in rapporto alla forma: ad esempio, la casa è un ricovero di persone<br />

e di beni ed è indifferente la materia di cui è costituita. L’ente determinato, infine, è descritto nella sua<br />

costituzione particolare con riferimento anche alla materia. 256<br />

L’ente, in quanto in sé può comprendere qualità diverse, è soggetto al mutamento: così un uomo che<br />

prima è ignorante e poi diventa sapiente, una foglia che prima è verde e poi diventa gialla. 257 Ma nonostante<br />

il cambiamento, l’ente conserva la sua identità, rimanendo se stesso: esso costituisce, appunto, la “sostanza”,<br />

ciò che permane nel passaggio da uno stato all’altro. 258<br />

Aristotele chiama materia ciò che è assenza di determinazione d’essere, che non ha forma alcuna e che<br />

può assumere una qualsiasi forma. 259 La materia, essendo priva di forma, non è conoscibile (non essendovi<br />

elementi di determinazione. 260 La materia può essere intesa nel senso di “materia prima” e in quello di<br />

“materia seconda”, cioè come l’”elemento primitivo” da cui derivano tutte le cose (“una stessa materia che è<br />

principio a tutte le cose generate”) o come quella propria di ciascuna cosa. E’ evidente, inoltre, che “di una<br />

stessa cosa ci possono essere più materie, quando l’una sia materia dell’altra”. 261 Aristotele parla anche di<br />

una “materia intelligibile”, come, ad esempio, le proprietà matematiche che pure ineriscono ai <strong>cor</strong>pi sensibili<br />

(in quanto relative alla quantità). 262 La materia si configura anche come “potenza”: il bronzo è la statua allo<br />

stato primordiale. Si può dire che “tutto nasce dall’essere,beninteso dall’essere in potenza, anzi dal non<br />

essere in atto”. 263 Dal punto di vista <strong>della</strong> materia, si deve dire che tutto è possibile e che nulla è<br />

impossibile. 264 Ed è evidente che la potenza riguarda il fare altrettanto che il patire. 265 Nella costituzione<br />

dell’ente con<strong>cor</strong>rono, dunque, tre principi: la coppia dei contrari (forma e privazione di essa) e la materia<br />

(che è il “sostrato”). 266 Aristotele ammette, perciò, “i contrari come principi”: ad esempio, “il bianco viene dal<br />

non bianco, il musico dal non musico, l’armonia dalla privazione di armonia e il disarmonico dall’armonico,<br />

e l’armonico si perde nel disarmonico, non in qualsivoglia, ma nell’opposto”. 267 Rispetto alla forma come<br />

principio dell’ente, il contrario è la privazione (che è altrettanto principio, in quanto ogni forma è<br />

strettamente legata al proprio contrario). Ogni materia è disposta ad accogliere una determinata forma (e<br />

non l’opposto di questa); la materia, infatti, è “non essere in quanto relativo”; essa, cioè, aspira a diventare<br />

qualcosa (che essa è in potenza). Infatti, “non può darsi che la forma aspiri a se stessa, perché non è priva di<br />

se stessa; né [può aspirarvi] il suo contrario, perché i contrari si distruggono a vicenda”. 268 In ogni processo<br />

di divenire (e di generazione) c’è sempre qualcosa che lo sostiene (ad esempio, il bronzo che diviene statua).<br />

E ciò che diviene nasce o per modificazione (come la stata dal bronzo) o per addizione (come ciò che nasce) o<br />

per riduzione (come dalla pietra un Ermes) o per composizione (come una casa) o per trasformazione (come<br />

le cose che mutano nella materia). 269<br />

Ogni ente implica, inoltre, la presenza di una causa che determini la modificazione (il passaggio <strong>della</strong><br />

materia dalla potenza all’atto). 270 “Atto” (ente in atto) è ciò che risulta dall’unione <strong>della</strong> materia con la<br />

forma. “L’atto è l’esistenza <strong>della</strong> realtà. 271 Se una materia contiene in potenza ciò che poi essa stessa può<br />

diventare (in atto), vuol dire che l’atto idealmente preesiste alla materia stessa (la statua preesiste come<br />

255 Met., VII, 3, 1028.<br />

256 Met., VIII, 2, 1043.<br />

257 Cat., 5, 4.<br />

258 Met., XII, 2, 1069.<br />

259 “Chiamo materia quella che in se stessa non si può dire né un qualcosa né una qualità né alcun’altra tra le<br />

determinazioni dell’essere” (Met., VII, 3, 1029.<br />

260 “La materia per se stessa è in conoscibile” (Met., VII, 10, 1036).<br />

261 Met., VII, 3, 1044.<br />

262 Met., VII, 10, 1036.<br />

263 Met., XII, 2, 1069.<br />

264 Met., IX, 4, 1047.<br />

265 “La potenza è sotto un certo rispetto nel paziente […], sotto un altro rispetto nell’agente” (Met., IX, 1, 1046).<br />

266 Met., XII, 2, 1069.<br />

267 Fisica, I, 5, 188.<br />

268 Fisica, I, 9, 192.<br />

269 Fisica, I, 7, 190.<br />

270 “A ricercare dunque quali siano i principi e gli elementi delle sostanze, delle relazioni e delle qualità, è evidente<br />

che sono gli stessi per tutte le cose: materia, forma, privazione e causa motrice” (Met., XII, 5, 1071). “Tutto ciò che<br />

diviene, diviene per opera di qualcosa, viene da qualcosa, diventa qualcosa” (Met., VII, 7, 1032).<br />

271 Met., IX, 6, 1048.

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