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Storia popolare della filosofia - prova-cor

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(cioè rapporti numerici e figure geometriche) e “nature”, cioè entità reali (per cui i due aspetti sussistono<br />

insieme e sono inseparabili). L’essenza del numero è la stessa legge <strong>della</strong> distinzione; e poiché ogni cosa ha la<br />

sua ragion d’essere nella forma o essenza che la distingue da ogni altra, il numero esprime questa stessa<br />

essenza. 61<br />

L’unità, come principio di ogni determinazione, è la sostanza fondamentale. L’Uno, infatti, contiene in sé<br />

il “pari” e il “dispari”, cioè il principio dell’illimitatezza e quello del limite. Il “pari” è “compreso e terminato<br />

dal dispari”, dunque rappresenta l’infinito e illimitato. 62<br />

Finito/infinito, dispari/pari, unità/molteplicità sono le prime fondamentali coppie di opposti. Le altre<br />

coppie di contrari che completano la serie sono. Destra/sinistra, maschio/femmina, in quiete/in movimento,<br />

retta/curva, luce/tenebra, quadrato/a lati diseguali. 63<br />

I Pitagorici hanno messo in rilievo la perfetta con<strong>cor</strong>danza tra i numeri e i rapporti armonici da un lato e<br />

le entità fisiche e morali dall’altro. 64<br />

I numeri pitagorici non sono, dunque, enti aritmetici astratti (o ideali), ma sono figure e grandezze<br />

geometriche. 1 è il punto, 2 la linea, 3 il triangolo (figura piana), 4 il tetraedro (solido). I numeri sono causa<br />

ed essenza delle cose, in quanto sono fattori <strong>della</strong> determinazione; perciò non sono rappresentati<br />

semplicemente da segni ma da figure geometriche (che rappresentano modalità di determinazione di<br />

un’estensione illimitata). 65<br />

61 Aristotele adduce come principale ragione che ha indotto i Pitagorici a considerare il numero sostanza o essenza<br />

dell’ente il concepire “i limiti del <strong>cor</strong>po, come la superficie, la linea, il punto e l’unità, [come] sostanze, anche più che il<br />

<strong>cor</strong>po o il solido” (Metaph., III, 1002). Ne deriva che questi elementi che limitano il <strong>cor</strong>po “sembrano poter esistere<br />

senza il <strong>cor</strong>po”; mentre questo “sembra che non possa essere senza di essi”. Le determinazioni numeriche e spaziali<br />

stanno, perciò, all’origine <strong>della</strong> formazione dei <strong>cor</strong>pi e ad esse è attribuita una realtà più originaria rispetto a quella dei<br />

<strong>cor</strong>pi stessi nella loro solidità e materialità; e poiché quelle determinazioni sono basate su misure quantitative e<br />

numeriche, il numero finisce per costituire la sostanza prima delle cose. Come dice an<strong>cor</strong>a Aristotele: “Poiché anche nel<br />

resto la natura appariva assimilarsi tutta quanta ai numeri, e i numeri sono primi di tutta la natura, supposero che gli<br />

elementi dei numeri siano elementi di tutte le cose” (Metaph., I, 986 a). Lo stesso Aristotele osserva che l’introduzione<br />

del vuoto nel processo di formazione dell’universo è detto avvenire prima di tutto nei numeri (Phis:, 213 b): “onde il<br />

con<strong>cor</strong>so di péras ed àpeiron a costituire ogni realtà risulta nelle cose una somiglianza o imitazione di quanto avviene<br />

primamente nei numeri” (R. Mondolfo, in Zeller-Mondolfo, op. cit., I/II, p. 671). In tal modo, non appare alcuna<br />

contraddizione tra le formule che emergono dai testi aristotelici: “le cose sono numeri”, “le cose somigliano ai numeri”,<br />

“gli elementi dei numeri sono elementi delle cose”. Non sembra, pertanto, condivisibile l’opinione del Burnet, che vi<br />

sarebbe stato un processo nello sviluppo <strong>della</strong> dottrina dei numeri, col passaggio da una fase originaria, caratterizzata<br />

dalla formula “le cose sono numeri” a una fase successiva, nella quale sarebbe affermata non più l’identità delle cose<br />

coi numeri, bensì una semplice somiglianza o imitazione (prospettiva che anticiperebbe la dottrina platonica delle ideenumeri).<br />

62 Aristotele, Metaph., I, 5, 986. Come spiega Simplicio (Fisica, 455, 20): “[I Pitagorici] dicevano che l’infinito è il<br />

numero pari, per il fatto che ogni pari (come dicono gli esegeti) si divide in parti uguali, e il divisibile in parti uguali è<br />

infinito nella divisibilità per due; giacché la divisione in parti uguali e mezze procede all’infinito; invece il dispari<br />

sopraggiungente lo limita, giacché ne impedisce la divisione in parti uguali”.<br />

63 Aristotele, Metaph., I, 5, 986.<br />

64 Così, ad esempio, la giustizia è assimilata a un numero quadrato (4 o 9), per essere questo l’“eguale per l’eguale”;<br />

la ragione è identificata con l’1 e l’opinione col 2, perché l’una esclude e l’altra ammette divergenze e divisioni; il<br />

matrimonio al 5, in quanto somma del primo numero pari (femminile) col primo dispari (maschile), oppure al 6, loro<br />

prodotto; il bene al 7, in base all’osservazione di una serie di fatti, in cui l’anno o il mese o il giorno critico è il 7°. Al<br />

numero 3 era attribuito un significato mistico (in quanto identificato con la divinità): esso, infatti, è il primo dei numeri<br />

dispari (perciò rappresenta l’ente perfetto), è il simbolo <strong>della</strong> maschilinità (in contrapposto al 2, simbolo <strong>della</strong><br />

femminilità), inoltre esprime il rapporto degli ac<strong>cor</strong>di fondamentali (in quanto sintetizza gli opposti ed è simbolo<br />

dell’armonia). Anche al 4 è attribuito un significato mistico: esso, infatti, è il primo numero quadrato, simbolo <strong>della</strong><br />

giustizia, ed è il numero delle stagioni e <strong>della</strong> vita, delle forme geometriche (punto, linea, superficie, solido), degli<br />

elementi <strong>della</strong> sfera cosmica (fuoco, aria, acqua, terra), dei centri del <strong>cor</strong>po e delle funzioni vitali. Altri numeri dotati di<br />

significato particolare sono il 7 e il 10. Il 10 è il numero veramente perfetto, perché, come dice Filolao (fr. 11), meglio<br />

manifesta la “virtù” del numero: “giacché essa è grande, essa porta a compimento e realizza ogni cosa; principio e guida<br />

<strong>della</strong> vita, altrettanto divina e celeste che umana […]; senza di essa, tutto è indeterminato, misterioso e oscuro”. Nella<br />

“decade” (sacra tetraktys) è compreso un uguale numero di dispari e pari (l’unità col primo pari e il primo dispari col<br />

primo quadrato); essa è costituita dalla serie dei primi quattro numeri disposti in modo da formare un triangolo.<br />

65 La costruzione dei numeri avviene mediante quello strumento detto gnomone (la squadra): così, partendo<br />

dall’unità, la prima figura che si forma mediante lo gnomone disposto intorno all’1 è il quadrato; la seconda figura è un<br />

altro quadrato delimitato da un lato di tre punti e comprendente 9 punti, e così via. In tal modo, cioè, si vengono a<br />

configurare i numeri “quadrati” (4, 9, 16, ecc.), formati attraverso la disposizione intorno allo gnomone dei numeri

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