Storia popolare della filosofia - prova-cor
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Inoltre è da considerare che il piacere, come assenza di dolore, è facile a procurarsi e il limite di esso può essere<br />
agevolmente colmato; il che vuol dire che facilmente, in ogni situazione di dolore, si può ristabilire una<br />
situazione di piacere. 421 Infine è da considerare che il dolore è di breve durata. 422 Il sapiente, che è consapevole<br />
di queste fondamentali verità, non si lascia turbare dai fattori esterni e dagli accidentali momenti di dolore e<br />
raggiunge una condizione di piena autonomia, che gli consente di bastare a se stesso. La conoscenza ha una<br />
funzione etica decisiva: il sapiente è veramente libero.<br />
Il metodo empirico<br />
Nel “Canone” Epicureo tratta del criterio di verità e del metodo <strong>della</strong> scienza. Egli ammette come criteri<br />
del vero ed elementi certi <strong>della</strong> conoscenza le sensazioni, le “prenozioni” e ciò che da esse si deduce. La<br />
sensazione è assunta a fonte di ogni conoscenza. Non c’è nulla che possa confutare le sensazioni. 423 La teoria<br />
fisica atomistica spiega il processo delle sensazioni con la teoria degli effusivi. 424 E’ l’effluvio di atomi che<br />
forma le immagini degli oggetti, attraverso l’incontro (e la sintesi) con l’analogo effluvio che proviene<br />
dall’organo di senso. 425 Dalle sensazioni si formano le prenozioni, che sono concetti o nozioni universali (ad<br />
esempio, il concetto di “uomo”). In base a queste ci orientiamo nelle successive sensazioni, distinguendo le<br />
cose le une dalle altre. 426 Si formano quindi le opinioni, che sono conoscenze che gli epicurei chiamano anche<br />
“presunzioni” e che hanno bisogno di essere confermate (verificate rispetto alla loro validità conoscitiva). 427<br />
Dalla constatazione dei fenomeni si può passare a fare congetture intorno a ciò che sfugge alla sensazione,<br />
“purché si sappia dal ragionamento trarre conclusioni in ac<strong>cor</strong>do coi fenomeni”. 428 Comunque la sensazione<br />
deve costituire il fondamento per procedere all’induzione di verità intorno a ciò che non cade nell’orbita<br />
<strong>della</strong> percezione. Le verità indotte in conformità con l’esperienza sono certe. 429 La conoscenza, comunque, è<br />
limitata alla sfera <strong>della</strong> natura ed è da escludersi qualsiasi conoscenza intorno al divino e al soprannaturale.<br />
E intorno alle cose naturali si possono dare spiegazioni molteplici (nell’ambito del verosimile), cioè possono<br />
essere formulate ipotesi di spiegazione provvisorie (da considerare valide finché non siano <strong>prova</strong>te come<br />
erronee). 430<br />
Il modello epicureo dell’esistenza umana.<br />
semplice previsione di essa è causa di dolore: giacché ciò che non turba quando è presente, ci duole nell’attesa” (Ep. A<br />
Men., 135).<br />
421 “Limite <strong>della</strong> grandezza dei piaceri è la detrazione di ogni dolore. E dove sia il piacere, fintanto che c’è, non c’è<br />
dolore del <strong>cor</strong>po o dell’animo o di entrambi” (Massime cap., 4; cfr. Ep. a Men., 135).<br />
422 “Non ha durata continua il dolore nel <strong>cor</strong>po; ma il massimo resta per minimo tempo, e quello che appena supera il<br />
piacere nella carne non vi rimane molti giorni. E le lunghe malattie hanno più abbondanza di piacere che di dolore nel<br />
<strong>cor</strong>po” (Massime cap., 4; cfr. Ep. a Men., 153).<br />
423 “Né infatti la sensazione omogenea confuta l’omogenea, essendo di pari valore; né l’eterogenea l’eterogenea, non<br />
essendo giudici delle stesse cose; né una confuta un’altra, perché a tutte ci atteniamo; né la ragione, ché ogni ragione<br />
dipende dai sensi” (Diogene L., X, 31-32).<br />
424 “Dalla superficie dei <strong>cor</strong>pi parte un effluvio continuo, che non si manifesta con una diminuzione [degli atomi] in<br />
quanto è compensato da un afflusso, e conserva per molto tempo la posizione e l’ordine degli atomi del <strong>cor</strong>po solido”<br />
(Ep. a Er., 48).<br />
425 “Queste immagini chiamiamo simulacri […] e da oggetti uguali ad esse in colore e in forme, secondo la rispettiva<br />
grandezza ci entrano negli occhi e nella mente [..]. E la rappresentazione che cogliamo […] è questa forma del <strong>cor</strong>po<br />
solido. E la somiglianza delle immagini […] con le cose che diciamo reali e vere non ci sarebbe, se non ci fossero<br />
emanazioni così fatte” (Ib.,, 49-51). Data l’infallibilità <strong>della</strong> percezione, la possibilità dell’errore non sta in essa, bensì<br />
nel giudizio (cfr. ib., 52).<br />
426 “E non potremmo cercare quel che cerchiamo se non lo conoscessimo già, per esempio chiedendo se quello laggiù<br />
è un cavallo o un bue; e non potremmo nominare alcunché non sapendone già prima per prenzione il tipo. Le prenozioni<br />
sono dunque di per sé evidenti” (Diogene L., X, 34).<br />
427 Così, se l’opinione “è confermata e non smentita da testimonianza, è vera; se non è confermata ed è smentita, è<br />
falsa” (Diogene L., X, 54).<br />
428 Ep. a Pit., 104, 112.<br />
429 “E’ vero tanto ciò che vediamo con gli occhi, quanto ciò che cogliamo con l’intuizione mentale” (Ep. a Er,, 62).<br />
430 “Si acquista dunque tranquillità su tutti i problemi risolti col metodo <strong>della</strong> molteplicità (delle cause possibili) in<br />
ac<strong>cor</strong>do coi fenomeni, quando si lascino sussistere doverosamente le spiegazioni convincenti; quando invece si ammetta<br />
una e si escluda l’altra, ugualmente consona al fenomeno, è evidente che si esce da ogni ricerca naturalistica e si scivola<br />
nel mito” (Ep. a Pit., 87).