Storia popolare della filosofia - prova-cor
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colore, ma qualcosa che cogliamo con l’intelletto e che permane sempre identico a sé, nonostante il variare<br />
dell’esperienza sensibile.<br />
Ne consegue che la fonte <strong>della</strong> conoscenza non può essere l’esperienza. Né si può dire che la conoscenza derivi<br />
dall’insegnamento, perché chi insegna deve pure averla appresa in qualche modo. Perciò Platone nel Menone<br />
ri<strong>cor</strong>re alla dottrina (ipotesi) <strong>della</strong> reminiscenza. In che modo, infatti, il soggetto può trovare ciò che ignora<br />
completamente e, trovandolo, come può riconoscerlo? Il soggetto non può cercare (senza una qualche<br />
conoscenza preesistente) l’oggetto <strong>della</strong> conoscenza in una dimensione esterna bensì deve ricercare in se<br />
stesso, nella dimensione <strong>della</strong> sua mente. Bisogna, dunque, ammettere che il soggetto cerca qualcosa che pure<br />
già conosce, ma <strong>della</strong> cui conoscenza non ha consapevolezza.<br />
Si deve porre una certa affinità dell’intelletto con le cose, dunque una condizione d’essere delle cose che è<br />
conoscenza presente nell’intelletto. Nel Menone Platone espone la teoria <strong>della</strong> conoscenza come reminiscenza e<br />
intende dimostrare che ognuno è capace, opportunamente stimolato e guidato, di trovare una nozione<br />
relativa all’ente non sensibile (cioè all’idea). 138<br />
La conoscenza si configura come una specie di consapevolezza del sapere che già si possiede: e in tale<br />
consapevolezza consiste il pensiero. 139<br />
La conoscenza consiste nel riconoscimento di ciò che è identico (al di là <strong>della</strong> mutevole apparenza) e che<br />
per le cose molteplici (che cadono nell’ambito dell’esperienza sensibile) costituisce il modello.<br />
Nella Repubblica Platone traccia il per<strong>cor</strong>so che conduce alla conoscenza. Infatti non si pone un taglio netto tra<br />
la conoscenza e l’ignoranza, ma si hanno diverse forme di conoscenza. Se la conoscenza riguarda l’ente<br />
identico a se stesso, dunque l’“essere”, e se la non-conoscenza, in senso assoluto, riguarda l’assoluto nonessere<br />
(poiché solo del non-essere non si può dire nulla, in assoluto), si deve porre qualcosa di intermedio,<br />
che, insieme, non è né completa conoscenza (dunque “essere”) né assoluta ignoranza (dunque “non-essere”).<br />
Ciò che è intermedio tra scienza e ignoranza è l’opinione, che è “più oscura <strong>della</strong> scienza e più chiara<br />
dell’ignoranza”. 140<br />
Si possono, perciò, distinguere diversi gradi <strong>della</strong> conoscenza. 141 Al livello più basso si colloca<br />
l’immaginazione, che è una specie di opinione falsa: si assumono come vere tutte le immagini, senza un criterio<br />
di confronto, dunque in<strong>cor</strong>rendo nell’errore di confondere le immagini tra loro e di riferirle a oggetti<br />
diversi. 142 Al secondo posto si pone l’opinione vera, che si può distinguere in esperienza e in arte. 143 Si ha<br />
“esperienza” allorché “non si dà ragione alcuna dei mezzi che usa, quali siano per natura, sicché non sa dire<br />
la causa di ciascuno”. 144 Invece si ha “arte” “allorché si ha consapevolezza delle ragioni o cause per cui<br />
avviene qualcosa”. Ad esempio, esperienza è quella del cuoco, arte quella del medico. L’esperienza procede<br />
irrazionalmente e senza calcolo, è piuttosto pratica e conserva solo la memoria di ciò che è consueto”. 145 Si<br />
tratta di una scienza empirica basata sull’opinione, che ha come suo oggetto il mondo dei fenomeni. Il<br />
dominio dell’opinione, infatti, è l’ambito delle cose sensibili. D’altra parte, è da riconoscere che per la vita<br />
quotidiana ha una funzione positiva la scienza inferiore, che ha uno scopo essenzialmente pratico. 146<br />
Diverso è il valore <strong>della</strong> conoscenza intellettuale, che riguarda oggetti intelligibili, cioè tali che si risolvono<br />
nella completa comprensione razionale. Tale è la matematica, considerata come conoscenza razionale pura,<br />
cioè non nella sua applicazione al mondo sensibile ma in quanto riguarda i puri enti e rapporti aritmetici e<br />
geometrici. Resta fermo, però, che la contemplazione <strong>della</strong> verità, la pura conoscenza dialettica delle idee, la<br />
<strong>filosofia</strong>, rappresenta il valore più alto. 147 La <strong>filosofia</strong> è conoscenza delle idee, che sono strutture immutabili.<br />
Le idee si colgono con l’intelletto e la conoscenza di esse è interamente razionale, poiché consiste nel<br />
138 Menone, 81-82 sgg. Lo schiavo di Menone, interrogato da Socrate, riesce a risolvere un problema di geometria<br />
(come costruire il quadrato di superficie doppia di un quadrato dato). La reminiscenza è risveglio di conoscenza<br />
intellettiva di idee; essa, perciò, va distinta dalla memoria, che è conservazione di immagini sensibili (cfr. Filebo, 34).<br />
139 “Così anche le cose, di cui già da tempo aveva conoscenza chi le aveva apprese e le sapeva, queste stesse egli può<br />
di nuovo apprenderle, riprendendo e tenendovi presente la conoscenza di ciascuna, che possedeva, sì, da tempo, ma non<br />
aveva a mano nel pensiero” (Teeteto, 198).<br />
140 Rep., V, 478.<br />
141 L’itinerario che conduce alla conoscenza vera è esposto nella Repubblica (517 a-518 b) attraverso l’allegoria <strong>della</strong><br />
caverna.<br />
142 Cfr. anche Teet., 194-95.<br />
143 Gorgia, 465.<br />
144 L’osservazione è riferita alla medicina empirica. Gorgia, 465.<br />
145 Ibid.<br />
146 Cfr. Filebo, 62.<br />
147 Teet., 173-75.