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Storia popolare della filosofia - prova-cor

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“lo stesso”, poiché via via perde alcuni caratteri per acquistarne altri). “Ché in questo modo si salva ogni<br />

esistenza mortale, pur non rimanendo come quella divina, sempre assolutamente uguale a se stessa, ma in<br />

quanto ciò che invecchia e se ne va lascia al suo posto un’altra esistenza giovane, identica a quella di prima”<br />

(208 b). L’amore dell’uomo per la donna (e viceversa) è determinato da questo fondamentale desiderio<br />

d’immortalità; e riguarda, nello stesso tempo, il <strong>cor</strong>po e l’anima (poiché dall’unione di queste componenti è<br />

formato l’uomo), la bellezza dell’uno e dell’altra. Come diranno gli stilnovisti: Al <strong>cor</strong> gentile repara sempre<br />

Amore. Così qualcuno, che sia spinto da questa forza a generare, cerca, in primo luogo, un’altra bellezza<br />

<strong>cor</strong>porea, ma anche “un’anima bella, nobile e di alta natura” (209 b). In questo modo si sviluppa una vera e<br />

propria comunione di sentimenti, di propositi, di azioni: gli amanti procedono insieme in ogni occasione e<br />

anche se stanno lontani operano pensando l’uno all’altra, in modo che sulla base di un pensiero comune si<br />

svolga qualcosa come un’unica esperienza d’amore. 193 Così si stabilisce una sostanziale identità tra la<br />

procreazione fisica e quella spirituale. Platone vuol dire che anche i prodotti dello spirito, le opere di poesia,<br />

ad esempio, oppure le leggi di una città, sono generate in virtù <strong>della</strong> forza dell’amore. Qui l’amore riguarda<br />

la più profonda comunione spirituale che si stabilisce tra più persone. In questo ambito si acquista<br />

un’immortalità anche più duratura e significativa. 194 L’amore, dunque, è fattore di generazione e di<br />

creazione, nell’ambito del bello e del buono, sia sul piano <strong>cor</strong>poreo sia su quello spirituale; comunque esso<br />

assicura all’uomo una specie di immortalità, da una parte attraverso la successione delle generazioni e<br />

dall’altra attraverso la memoria delle opere umane nelle diverse sfere dell’arte, <strong>della</strong> poesia, <strong>della</strong> tecnica,<br />

<strong>della</strong> politica, <strong>della</strong> religione. A un grado più elevato, l’amore riguarda la Bellezza in sé, l’idea del Bello, e a<br />

questo livello si esplica attraverso la <strong>filosofia</strong> e come forma suprema di conoscenza, cioè come conoscenza<br />

delle strutture immutabili dell’essere, come metafisica e dialettica. Né, secondo Platone, l’amore approda a<br />

esiti individualistici e egoistici: lo stesso amore fisico, che considera specialmente la bellezza <strong>cor</strong>porea ed è<br />

attrazione verso il <strong>cor</strong>po bello, va al di là <strong>della</strong> sfera <strong>della</strong> singola altra persona e si estende alla bellezza che<br />

risplende in tutte le altre. Una educazione all’amore deve tenere conto di questa esigenza. Più universale,<br />

però, è l’amore spirituale, che può indirizzarsi anche verso chi non possiede un <strong>cor</strong>po interamente<br />

aggraziato ma ha un’anima nobile e pura. Infatti, una tale educazione deve “rendere migliori i giovani per<br />

essere poi spinti a contemplare la bellezza nelle attività umane e nelle leggi” (210 c). Così, infine, il soggetto è<br />

portato a considerare tutti gli aspetti <strong>della</strong> bellezza e a riconoscerla nei vari modi in cui risplende, per<br />

ascendere, da ultimo, alla contemplazione <strong>della</strong> “bellezza eterna”, che fa parte dell’essere stesso ed è<br />

principio <strong>della</strong> costituzione del cosmo. 195<br />

Platone ha mostrato, così, la connessione dialettica tra le diverse forme o figure dell’amore, mettendo in<br />

rilievo come l’amore stesso, per sua natura, spinge l’uomo a oltrepassare via via i gradini che egli raggiunge<br />

nella sua inclinazione a realizzare la sua natura e a conseguire la felicità, operando nell’ambito del bene e del<br />

bello. Un primo grado è l’amore per la bellezza <strong>cor</strong>porea e un primo risultato di questo operare in virtù di<br />

tale forza è quella forma di immortalità che si consegue con l’eredità che ognuno lascia alle generazioni<br />

future. Ma la figura dell’amore fisico non appare mai disgiunta da quella dell’amore spirituale, che infiamma<br />

le anime e fa compiere ad esse esperienze comuni, spingendole a creare quei frutti più duraturi che si<br />

presentano come opere d’arte e di poesia e come istituzioni civile e religiose. Tutte le grandi opere che<br />

assicurano fama ai loro autori sono, in realtà, prodotti <strong>della</strong> forza dell’amore, che consente, appunto, di<br />

generare nella sfera del bene, assicurando all’umanità un patrimonio che è fattore di vita felice. Infine, al<br />

gradino più alto, si colloca la <strong>filosofia</strong>, che nasce e si alimenta dall’amore per l’essere come principio di tutta<br />

la realtà e che si configura, in primo luogo, come bene e come bellezza in sé.<br />

In primo luogo, l’amore si manifesta attraverso la via dei sensi, come attrazione verso le belle forme delle<br />

cose e, principalmente, per la bellezza del <strong>cor</strong>po umano. Questo, infatti, secondo il canone classico,<br />

193 “E così venendo a contatto <strong>della</strong> bella persona ed accompagnandosi a lei dà alla luce e procrea le cose da tempo<br />

concepite; e sempre la tiene nella memoria, vicino o lontano che sia, ed insieme a lei coltiva ciò che ha creato” (209 c).<br />

194 “Chiunque preferirebbe tali figli a quelli umani, se solo guardi Omero e Esiodo e tutti gli altri grandi poeti, ed<br />

invidi le progeniture che hanno lasciato di sé, e che garantiscono loro fama e memoria immortale essendo tali esse<br />

stesse; o se vuoi, figli quali lasciò Licurgo a Sparta, salvatori di Sparta, e vorrei dire dell’Ellade. Onorato è da voi anche<br />

Solone per le leggi che dette alla luce; e così altri uomini, altrove e dappertutto, fra i Greci e fra i barbari, che hanno<br />

prodotto alla luce molte opere stupende, fecondi in ogni genere di virtù. Molti altari sono stati dedicati per tali figli, ma<br />

non an<strong>cor</strong>a per i figli umani di alcuno” (209 d-e).<br />

195 “Perché questo è proprio il modo giusto di avanzare o di essere da altri guidato nelle questioni d’amore:<br />

cominciando dalle bellezze di questo mondo, in vista di quella ultima bellezza salire sempre, come per gradini, da uno a<br />

due e da due a tutti i bei <strong>cor</strong>pi e dai bei <strong>cor</strong>pi a tutte le belle occupazioni, e da queste alle belle scienze e dalle scienze<br />

giungere infine a quella scienza che è la scienza di questa stessa bellezza, e conoscere all’ultimo gradino ciò che sia<br />

questa bellezza in sé” (211 c).

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