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Storia popolare della filosofia - prova-cor

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elativo equilibrio. Così in una fase dell’intero ciclo (che nel fr. 115 è indicato in “tre volte diecimila anni”, il “grande<br />

anno”) si ha il progressivo prevalere dell’odio (che spezza l’unità dello “sfero” compatto e separa gli elementi che la<br />

contrapposta forza dell’amore trattiene uniti in varie forme), fino alla separazione completa di quelle “radici”; mentre<br />

nell’altra fase si ha la progressiva affermazione dell’amore fino alla ricomposizione dell’unità originaria dello “sfero”.<br />

Gli enti particolari e gli organismi viventi 76 si generano e si distruggono nel <strong>cor</strong>so di entrambi i processi, prima per via<br />

di separazione crescente dell’originaria unione degli elementi, nella fase di relativo equilibrio delle due forze, poi per<br />

congiunzione crescente, in un’altra analoga fase di equilibrio. 77<br />

Empedocle riporta alle sue basi fisiche il complesso delle attività mentali e spiega la conoscenza con la teoria per cui il<br />

simile conosce il simile: 78 sicché le cose sarebbero conosciute in rapporto alla analoga costituzione che esse hanno<br />

rispetto al nostro <strong>cor</strong>po. Egli mette in rilievo i limiti <strong>della</strong> conoscenza e come “è difficile che le cose sian viste o udite<br />

dagli uomini e comprese dalla loro mente” (fr. 2); d’altra parte riconosce che il processo conoscitivo avviene attraverso<br />

l’esercizio dei poteri mentali, poiché “nella conoscenza la mente s’accresce” (fr. 12): cioè le stesse conoscenze con<strong>cor</strong>rono<br />

ad ampliare le facoltà conoscitive. E oc<strong>cor</strong>re che la mente contenga una molteplicità di disposizioni, in rapporto alla<br />

molteplicità delle qualità presenti negli enti. Perciò Empedocle dice: “E nella misura in cui gli uomini diventano<br />

differenti, altrettanto ad essi sempre si porgono diverse cose a pensare” (fr. 108). Nel processo conoscitivo con<strong>cor</strong>rono,<br />

poi, sia l’esperienza che la riflessione intellettiva. Da una parte è necessario l’apporto di tutti i tipi di sensazione. 79 Ciò<br />

che appare alla percezione sensibile oc<strong>cor</strong>re, quindi, che venga fatto oggetto di riflessione, poiché ogni cosa deve anche<br />

essere contemplata dall’intelletto (fr. 17). Al divino non è possibile giungere per la via <strong>della</strong> percezione, poiché esso non<br />

può essere concepito al modo degli enti sensibili (come era raffigurato nella mitologia).<br />

Empedocle accoglie la dottrina pitagorica <strong>della</strong> trasmigrazione delle anime e perciò condanna l’uso di cibi a base di<br />

carne (i quali, in realtà, porterebbero all’antropofagia, per cui i figli si ciberebbero, ad esempio, dei propri padri, le cui<br />

anime risiederebbero nei relativi animali uccisi o sacrificati).<br />

Anassagora<br />

Anassagora per primo portò la <strong>filosofia</strong> ad Atene, ma venne processato per empietà e costretto a lasciare quella città.<br />

Egli introdusse la prima teoria pluralista, che prevedeva la realtà fisica costituita da particelle semplici, differenziate<br />

qualitativamente e perciò riferite all’intera gamma delle sostanze esistenti in natura. Tali particelle, in quanto tra loro<br />

somiglianti, egli chiamava omeomerie, e sosteneva che la loro formazione e il loro ordinamento cosmico fossero opera di<br />

un principio attivo, il nous (intelletto) universale, fondamento <strong>della</strong> ragion d’essere di tutte le cose e di tutti i processi<br />

fisici e umani.<br />

Anassagora subì ad Atene un processo per empietà e, per sottrarsi alla condanna, fu costretto a esiliare.<br />

La conoscenza risulta dall’apporto dell’esperienza sensibile e da quello dell’intendimento razionale. “Per<br />

la debolezza (dei sensi) - egli afferma nel fr. 21 dell’opera Sulla natura, di cui Simplicio ci ha conservato<br />

frammenti tratti dal I libro – noi non siamo capaci di discernere il vero”. Perciò egli si pone il problema di<br />

pervenire da ciò che appare alla comprensione di ciò che è invisibile (fr. 21 a), di risalire dall’esperienza del<br />

76 Nella descrizione <strong>della</strong> formazione delle specie viventi, Empedocle ci dà un primo nucleo del concetto di selezione<br />

naturale: infatti tra le varie specie, la sopravvivenza è assicurata a quelle dotate di conformazione più adatta alle<br />

caratteristiche ambientali. Nello scenario <strong>della</strong> vita, così, forme mostruose come “teste senza colli, braccia nude prive di<br />

spalle, occhi soli sprovvisti di fronte” sono destinate a rapida estinzione.<br />

77 Perciò Aristotele osserva: “E’ chiaro che per Empedocle la Dis<strong>cor</strong>dia non è causa <strong>della</strong> distruzione più che<br />

dell’esistenza; e allo stesso modo l’Amore non è causa dell’esistenza più [che <strong>della</strong> distruzione]: esso infatti<br />

raccogliendo [gli elementi] nell’Uno distrugge gli altri enti” (Metafisica, II, 4, 1000). Così le due forze assumono una<br />

funzione uguale, di formazione e di dissoluzione: “Spesso infatti l’Amore separa e la Dis<strong>cor</strong>dia unisce. Quando, infatti,<br />

per opera <strong>della</strong> Dis<strong>cor</strong>dia, il tutto si disgiunge negli elementi, allora il fuoco si raccoglie in un’unica massa, e così<br />

ciascuno degli altri elementi; quando al contrario, per azione dell’Amore, essi si raccolgono nell’Uno, è necessario che<br />

di nuovo le parti di ciascun elemento si separino tra loro” (Metafisica, I, 4, 985).<br />

78 “Con la terra vediamo la terra, con l’acqua l’acqua, con l’etere l’etere divino, e col fuoco il fuoco distruttore, con<br />

l’Amore l’Amore e con la funesta Dis<strong>cor</strong>dia la Dis<strong>cor</strong>dia” (fr. 109). Questa teoria si basa sull’ipotesi degli “effluvi”,<br />

cioè <strong>della</strong> <strong>cor</strong>rente di particelle piccolissime di elementi che proviene dai <strong>cor</strong>pi e che s’incontra con l’analoga <strong>cor</strong>rente<br />

che emana dai nostri organi di senso. Gli effluvi provenienti dalle cose si infiltrano attraverso i pori negli organi di<br />

senso, che sono disposti a riceverli, secondo modalità specifiche per ciascuno di essi. Così la sensazione risulta<br />

dall’adattamento ai pori delle diverse <strong>cor</strong>renti di effluvi. Cfr. Teofrasto, De sensu, 7-11.<br />

79 “Non avere nella vista maggiore fiducia che nell’udito, né fidarti dell’udito risonante più che delle chiare<br />

testimonianze del gusto; e non rifiutare fiducia ad alcuno degli altri organi, per i quali c’è una via di conoscenza; ma<br />

considera ogni cosa come essa è chiara” (fr. 4).

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