Storia popolare della filosofia - prova-cor
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La storia <strong>della</strong> comprensione greca dell’uomo è segnata specialmente dalla consapevolezza <strong>della</strong><br />
essenziale finitudine dell’esistenza. Il destino dell’uomo è quello delle foglie che vivono lo spazio d’una<br />
stagione. Ciò che in particolare colpisce con una sensazione di assurdo dolore è l’esperienza <strong>della</strong> morte,<br />
specialmente di quella improvvisa e violenta che capita nel fiore degli anni, dunque lo spettacolo <strong>della</strong> fine<br />
tragica dei figli per una madre o quello <strong>della</strong> guerra fratricida. L’esistenza appare, in tal senso, come una<br />
realtà misteriosa che può d’un colpo essere sottratta e <strong>della</strong> quale, dunque, si deve subire la privazione.<br />
L’incombenza <strong>della</strong> morte è il dato che caratterizza già l’esistenza come un evento tragico, come<br />
un’eventualità carica di dolore. La lirica greca è una riflessione particolarmente efficace e carica di<br />
sentimento su questi aspetti dell’esistenza.<br />
Il mito <strong>della</strong> colpa originaria. Le tappe <strong>della</strong> rappresentazione tragica: Eschilo, Sfocale, Euripide<br />
La riflessione greca sulla condizione umana riserva un posto notevole all’irrazionale, all’inspiegabile, all’oscuro,<br />
altrettanto di quanto ne assegna alla visione apollinea <strong>della</strong> chiarezza e <strong>della</strong> distinzione. Alla radice dell’esistenza vi è,<br />
per i Greci, un limite radicale che è fonte di infelicità, di contrasto, di dis<strong>cor</strong>dia. La serie di lutti seminata dalla guerra,<br />
dalla lotta per l’espansione, per il potere e la stessa sopravvivenza, è dovuta a una colpa originaria, che grava su ogni<br />
popolo, città o individuo e che richiede l’espiazione attraverso l’eventualità tragica. La tragedia rappresenta questa<br />
situazione, particolarmente oscura e irrazionale. Particolarmente in Eschilo tale condizione è iscritta nel rapporto<br />
misterioso dell’uomo con la divinità ed è vista come il segno <strong>della</strong> incolmabile lontananza del divino; in Sofocle si assiste<br />
specialmente alla lotta dell’uomo per conquistare quella consapevolezza che è motivo principale di liberazione e di<br />
espiazione; in Euripide, infine, la consapevolezza del mito investe l’irrazionale e lo riporta, in misura notevole, sul piano<br />
<strong>della</strong> comprensione razionale, ora ampiamente dispiegata, in concomitanza dello sviluppo <strong>della</strong> <strong>filosofia</strong>.<br />
La cultura greca reca in sé, nelle profondità del suo “inconscio”, si può dire, il mito di una colpa originaria,<br />
connessa alla stessa esistenza umana. Questo mito racchiude l’intera sfera dei motivi e degli elementi di<br />
drammaticità che accompagna la rappresentazione di un’esistenza così esposta al limite <strong>della</strong> sofferenza e<br />
<strong>della</strong> morte. I Greci hanno avuto fortissimo il senso <strong>della</strong> precarietà dell’esistenza. Nel mito di Atlante che<br />
sostiene sulle spalle il peso del mondo è rappresentata efficacemente questa inevitabile sofferenza alla quale<br />
l’uomo è condannato. L’uomo deve sopportare il peso smisurato <strong>della</strong> sua stessa esistenza. La tragedia<br />
rappresenta le vie e i modi attraverso cui l’uomo si libera dalla colpa originaria, espiandone il fio. Questa è la<br />
condizione al cui prezzo l’esistenza si apre alla storia, allo sviluppo <strong>della</strong> civiltà. Ogni popolo ha alla base<br />
<strong>della</strong> sua vicenda storica l’espiazione, da parte di un eroe, <strong>della</strong> colpa che costituisce, si può dire, una<br />
componente <strong>della</strong> sua condizione originaria.<br />
Questa caratteristica <strong>della</strong> condizione umana in generale si proietta sulla dinamica secondo la quale si<br />
pone il rapporto con il divino. Questo rapporto si configura come tensione tragica, dunque come attesa di<br />
eventi traumatici, che dipendono dalla imprevedibile manifestazione <strong>della</strong> potenza divina nei riguardi <strong>della</strong><br />
“tracotanza” umana. L’umanità è vista come la probabile portatrice di mali e di errori nel mondo. Essa<br />
medesima si percepisce come un possibile fattore di turbamento e di sconvolgimento dell’ordine cosmico.<br />
Ogni individuo reca in sé una passione che si spinge fino a toccare il divino ordinamento delle cose.<br />
Prometeo sconvolge radicalmente l’ordine stabilito da Zeus, svelando all’umanità il segreto del fuoco.<br />
L’esperienza religiosa si sviluppa come rappresentazione degli eventi originari attraverso i quali si compie la<br />
riconciliazione col divino. Le divinità diventano guardiane e garanti del nuovo ordine che i diversi popoli<br />
riescono a darsi. Si tratta ormai <strong>della</strong> situazione storica, cioè di quella dimensione “politica” secondo cui i<br />
popoli si governano, avendosi dato leggi inviolabili.<br />
La tragedia greca rappresenta questa complessa vicenda del riscatto dalla colpa originaria e <strong>della</strong><br />
costituzione di ordinamenti civili sul fondamento di forme tipiche di religiosità. Possiamo individuare nei<br />
grandi autori tragici, Eschilo, Sofocle ed Euripide l’evoluzione dell’esperienza religiosa che sta alla base del<br />
grande mito <strong>della</strong> colpa e dell’espiazione.<br />
Eschilo rappresenta la condizione tragica nella sua forma originaria, come una situazione diretta<br />
dall’iniziativa divina e nella quale l’umanità è destinata a subire la condanna, pur in una forte tensione e una<br />
volontà di riscatto. L’eroe protagonista si trova in una condizione originaria di peccato, che si estende<br />
all’intera comunità. Tale condizione si identifica con la stessa libertà di cui egli è fornito e che lo induce ad<br />
agire in senso contrario a ciò che gli dèi hanno stabilito. Lo sforzo dell’eroe è rivolto in primo luogo a<br />
comprendere (a prendere conoscenza, sperimentandola su di sé) la situazione in cui si trova, e dunque<br />
principalmente l’atteggiamento <strong>della</strong> divinità nei suoi confronti, per cercare di disporla in senso favorevole.<br />
La sofferenza è intesa come il prezzo da offrire in cambio di una disposizione positiva al compimento del