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Storia popolare della filosofia - prova-cor

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Tuttavia Epicuro crede che esistano gli dèi, “perché è necessario che esista una natura eccellente, <strong>della</strong><br />

quale nulla possa essere migliore”. 478 E alla divinità va attribuito l’onore degli uomini, non per i benefici che<br />

essa può recare, ma per la stessa somma maestà e la sua natura straordinaria. 479<br />

CAPITOLO IX<br />

Lo stoicismo<br />

A differenza dell’epicureismo, che rappresenta una concezione materialistica del mondo, in quanto riporta<br />

ogni aspetto <strong>della</strong> realtà al movimento degli atomi, lo stoicismo esprime una concezione di tipo<br />

spiritualistico, poiché pone a fondamento dell’intera vicenda cosmica il “logos” o la “ragione” e considera la<br />

stessa realtà fisica come espressione di questo principio intelligente e spirituale. Ogni ente, dunque, ha un<br />

senso razionale e fa parte di un ordine unitario. La vicenda cosmica segue un ciclo eternamente ritornate, che<br />

ha il suo inizio e il suo termine nel punto in cui avviene il “rinnovamento” del Tutto nella forma di una<br />

“conflagrazione universale”, cioè di un ritorno delle cose all’unità <strong>della</strong> sostanza ignea fondamentale (il<br />

“fuoco” è la stessa espressione materiale del “logos”). L’uomo ha il compito di vivere in conformità <strong>della</strong><br />

ragione che è lo strumento e il fine stesso <strong>della</strong> vita felice. In questo senso egli deve il più possibile liberarsi<br />

dalle passioni e dai pregiudizi, perseguendo la costruzione di un sistema razionale di conoscenza e anche un<br />

tipo di vita basato su principi morali universalmente riconosciuti. Perciò gli stoici professavano il<br />

cosmopolitismo, la dottrina per cui tutti gli uomini appartengono alla medesima comunità, al di là di ogni<br />

distinzione di appartenenza politica. Gli stoici perseguono un ideale di libertà e affrontano la morte con<br />

eroica disposizione, con la convinzione che l’anima individuale è destinata a tornare alla “ragione”<br />

universale e originaria come principio e sostanza del Tutto.<br />

Zenone fondò la sua scuola verso il 300 a. C. presso il portico (stoa) dipinto da Polignòto. 480 Suo discepolo e<br />

successore fu Cleante di Asso 481 ; il terzo scolarca fu Crisippo di Soli, il quale, in una vasta serie di scritti (705<br />

libri) diede sistematicità e compiutezza alla dottrina stoica 482 . Successivamente, Zenone di Tarso, Diogene di<br />

Babilonia e Antipatro di Tarso rappresentano an<strong>cor</strong>a lo stoicismo antico; quello “medio” confluì<br />

nell’eclettismo, 483 mentre lo stoicismo dell’età imperiale romana (rappresentato specialmente da Marco<br />

Aurelio) ebbe un carattere più spiccatamente religioso.<br />

478 Cicerone, op. cit., II, 17, 46.<br />

479 Cfr. Seneca, De benef., IV, 19.<br />

480 Zenone, nato da una famiglia di origini semitiche a Cizio nell’isola di Cipro, aveva manifestato da giovanissimo<br />

l’inclinazione per la <strong>filosofia</strong> e il padre, che esercitava il commercio, gli aveva portato da Atene molti libri di socratici;<br />

perciò quanto prima decise di trasferirsi ad Atene intorno al 312 a. C. e così ebbe modo di frequentare i rappresentanti<br />

delle varie scuole e approfondire la lettura dei filosofi naturalisti. Poiché non aveva la cittadinanza di Atene, non poté<br />

acquistare un edificio nella città e, pertanto, si adattò a insegnare nella Stoà (il Portico, adornato di dipinti di Polignòto).<br />

481 Cleante diresse la Scuola dal 262 al 232.<br />

482 Crisippo diresse la Scuola fin verso la fine del III secolo a. C. Con la serie sterminata delle sue opere, scritte in<br />

stile raffinato e con grande forza dialettica, egli elaborò i concetti fondamentali <strong>della</strong> <strong>filosofia</strong> storica e li impose<br />

definitivamente, eliminando quelle intepretazioni che apparivano lontane dalla dottrina originaria di Zenone (come<br />

quelle di Aristone di Chio e di Erillo di Cartagine). “Zenone e Crisippo – osserva il Pohlenz – erano dei semiti e già a<br />

priori sarebbe inconcepibile che la loro origine non abbia esercitato alcuna influenza sulla loro visione del mondo.<br />

Eppure quanto profondamente Zenone fosse penetrato dallo spirito <strong>della</strong> grecità, basta a dimostrarlo un fatto solo: che<br />

fu un filosofo. Ellenico è il logos che è al centro di tutto il suo pensiero, ellenico quel concetto <strong>della</strong> physis che<br />

costituisce la base non solo <strong>della</strong> cosmologia, ma anche dell’etica stoica. Nell’Ellade affonda le radici la sua fede<br />

nell’autonomia dell’uomo […]. Senonché lo sforzo di affermare questa assoluta preminenza del logos impedisce alla<br />

Stoa di pervenire a una concezione integrale dell’uomo […]” (La Stoa. <strong>Storia</strong> di un movimento spirituale, 1959, tr. it.,<br />

Firenze 1967, vol. I, pp. 328 sgg.).<br />

483 Posidonio (vissuto tra il 130 e il 50 a. C. e discepolo di Panezio, che inaugurò il medio stoicismo di orientamento<br />

eclettico, ad esempio, cercò di conciliare il platonismo con il materialismo stoico, introducendo quella forma di<br />

dualismo di spirito e materia, che doveva avere un’influenza notevole sul misticismo dell’età successiva. Altri elementi<br />

introdotti nel sistema stoico furono la convinzione che lo spirito perviene alla conoscenza, oltre che per la via<br />

dell’esperienza, attraverso la pratica divinatoria, per la quale esso, liberatosi dal <strong>cor</strong>po, guarda al futuro, sia in virtù del<br />

suo potere sia con l’aiuto di demoni che popolano lo spazio o <strong>della</strong> divinità stessa. Infine va ri<strong>cor</strong>dato il tentativo di

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