22.05.2013 Views

Storia popolare della filosofia - prova-cor

Storia popolare della filosofia - prova-cor

Storia popolare della filosofia - prova-cor

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

di revisioni, che sono testimoniate dai dialoghi successivi e che, infine, conducono il filosofo a modificare il<br />

complessivo quadro teorico del suo pensiero, secondo quanto è attestato da Aristotele. Platone avrebbe ora<br />

elaborato la “dottrina dei principi”, secondo la quale si avrebbe la deduzione delle idee dai due principi<br />

fondamentali, l’Uno e la Diade, dai quali deriverebbe la serie delle idee-numeri (prodotte dalla<br />

determinazione dell’Indeterminato da parte dell’Uno), e da queste deriverebbero le idee-modelli, sulle quali<br />

sarebbero costituiti gli enti reali. Questo orientamento riflette una nuova esigenza teorica, dominata<br />

ampiamente dall’istanza matematica: infatti, mentre precedentemente il mondo delle idee è organizzato a<br />

partire dall’idea del Bene(e dunque in rapporto a un significato essenzialmente morale e a un’esigenza eticopoliitca),<br />

ora il principio dell’organizzazione è ricercato nella direzione pitagorica che propone l’ordine<br />

dell’universo come area dell’investigazione scientifica esatta. E’ indicativo che in questo periodo<br />

un’importanza sempre maggiore è assunta dall’astronomia, tanto che nelle Leggi questa è considerata come<br />

un presupposto indispensabile per la realizzazione del nuovo più realistico progetto politico, in rapporto al<br />

quale l’architettura dell’universo appare sempre di più come il modello di ogni ordinamento (e di ogni<br />

legislazione).<br />

Questo orientamento verso il problema <strong>della</strong> spiegazione <strong>della</strong> struttura dell’universo trova Aristotele<br />

particolarmente disposto a ricercare una via propria di sviluppo dello stesso platonismo. Noi oggi sappiamo<br />

che la forma attuale del sistema delle opere aristoteliche è in gran parte il risultato dell’intervento degli<br />

editori antichi, principalmente del famoso Andronico di Rodi, che operò poco dopo la metà del I secolo a. C.<br />

Costui inserì nel “<strong>cor</strong>pus aristotelicum” anche appunti di lezioni su argomenti trattati nei libri già scritti con<br />

una originaria struttura sistematica e in modo da ottenere trattazioni complete intorno alle grandi aree <strong>della</strong><br />

<strong>filosofia</strong> secondo la ripartizione ellenistica (logica, fisica, etica). Così i trattati aristotelici che noi possiamo<br />

leggere probabilmente non furono scritti da Aristotele in quella forma e in quell’estensione che essi ora<br />

presentano. Questo intervento editoriale dovette essere più o meno rilevante per le diverse opere; comunque<br />

un esempio tipico è costituito dalla Metafisica.<br />

Il distacco dall’ontologia platonica è compiuto da Aristotele attraverso un lavoro di riflessione nell’ambito<br />

più propriamente logico-dialettico. Aristotele si occupa probabilmente di problemi dialettici: ne è<br />

testimonianza proprio un manuale di dialettica, i Topici, risalente agli ultimi anni dell’Accademia (dunque la<br />

più antica tra le opere esoteriche). In quest’opera vediamo che la dottrina delle categorie nasce sul piano<br />

<strong>della</strong> “diairesis”, dell’analisi dei concetti e dall’esame delle modalità di connessione dei concetti nei diversi<br />

possibili tipi di dis<strong>cor</strong>so. Aristotele scopre che alcuni termini non possono fungere da predicati nelle<br />

proposizioni; perciò tali termini, che possono avere solo la funzione di soggetto, sono le sostanze,<br />

<strong>cor</strong>rispondenti a entità che sussistono per sé. D’altra parte, l’esame delle modalità <strong>della</strong> predicazione<br />

conduce Aristotele a scoprire che vi sono termini generalissimi, che non possono essere ulteriormente<br />

compresi in concetti più vasti, e che essi indicano le modalità generali <strong>della</strong> predicazione: perciò egli chiama<br />

tali termini categorie. Aristotele scopre, quindi, che le “specie” e i “generi” possono avere la funzione sia di<br />

soggetti che di predicati: e questi termini egli indica come “sostanze seconde”. Appare evidente che le<br />

“sostanze prime” sono gli individui, gli enti forniti di esistenza e realtà proprie, mentre “sostanze seconde”<br />

sono i generi e le specie. Queste ultime non hanno realtà indipendente, ma con<strong>cor</strong>rono a costituire la realtà<br />

delle prime: esse, cioè, esprimono modalità d’essere e non l’essere sostanziale vero e proprio, la cui<br />

caratteristica è l’esistenza.<br />

In tal modo Aristotele perviene alla conclusione che l’essere assume diverse modalità, tra cui quelle <strong>della</strong><br />

“sostanza prima”, <strong>della</strong> “sostanza seconda” e <strong>della</strong> “categoria” costituiscono le principali. In particolare, egli<br />

può sviluppare la critica radicale delle idee platoniche, concepite come sostanze, essenze reali. Le idee<br />

esprimono modalità dell’essere, non costituiscono entità concrete; sono “universali” (come i generi e le<br />

specie; oggetto di comprensione concettuale) ma non hanno realtà

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!