Storia popolare della filosofia - prova-cor
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Lo stoicismo a Roma<br />
L’impero romano, istituito con l’avvento dell’era volgare, procedeva alla unificazione del mondo<br />
mediterraneo, come incontro e unità di Oriente e Occidente e dunque come luogo di una civiltà nuova, atta,<br />
ormai, a presentarsi come istanza capace di superare differenze culturali, credenze religiose, concezioni<br />
metafisiche. Veramente si profilavano i contorni di una civiltà universale, costituita dalla coesistenza di<br />
culture diverse. Roma si affermava come istanza legislatrice superiore, per la quale assumevano legittimità,<br />
entro i limiti <strong>della</strong> legge pubblica, le varie religioni e i vari culti. Il cristianesimo sembrava destinato a<br />
succedere a concezioni religiose diverse, proprio per la sua capacità di richiamare a sé le folle dei più poveri<br />
e umili, disposti a vivere esperienze di vita comunitaria e fortemente legati a una prospettiva di eternità. Il<br />
bisogno di redenzione dell’esistenza rispetto alla sua finitezza cresceva nella misura in cui le filosofie<br />
tradizionali mettevano in risalto proprio tale limite. L’epicureismo, specialmente, appariva del tutto inadatto<br />
a interpretare le istanze dei tempi, con la sua prospettiva di universale dissoluzione delle cose. Lo stoicismo,<br />
con la sua prospettiva panteistica, rispondeva meglio a tale esigenza. Ma il razionalismo morale, al quale<br />
sostanzialmente si riportava la concezione stoica, era insufficiente per venire incontro alle tendenze<br />
misticheggianti che si accompagnavano al più diffuso spirito di religiosità.<br />
L’ultimo stoicismo esprime tra grandi suoi rappresentanti nel mondo romano: Seneca, Epitteto e Marco<br />
Aurelio (l’imperatore filosofo).<br />
Seneca 599 (che fu maestro di Nerone ma che proprio per ordine di costui fu condannato a darsi la morte)<br />
ha ampiamente argomentato i termini <strong>della</strong> morale come condizione di autosufficienza interiore e di<br />
equilibrio e armonia spirituale. La condizione di vita felice consiste nella tranquillità dell’animo, è sostenuta<br />
dalla fiducia in un mondo retto dalla provvidenza, si realizza in una pratica di vita fraterna (per cui la<br />
fraternità si estende a tutti gli esseri dell’universo e non è prerogativa solamente umana).<br />
Epitteto ha dimostrato che la felicità è possibile, solo se essa è cercata dall’individuo nell’interno di sé,<br />
come desiderio di ciò che è in suo potere. 600<br />
Marco Aurelio 601 (in concomitanza col suo ufficio) concepì la vita umana come servizio per la fondazione<br />
dell’umanità razionale. Ribadì, in questo senso, la concezione di Epitteto, <strong>della</strong> vita come costruzione morale<br />
del soggetto e come espressione <strong>della</strong> interna spiritualità. Così si profilava il progetto dell’umanità<br />
universale come costruzione interiore, edificio da innalzare all’interno di sé. Con ciò l’umanesimo si<br />
delineava come affermazione dell’autonomia spirituale, con l’idea dell’umanità come mondo che ha il suo<br />
fondamento in sé.<br />
Le componenti <strong>della</strong> spiritualità occidentale<br />
Il poeta Paul Valéry ha individuato le grandi componenti <strong>della</strong> civiltà occidentale, sintetizzandole nel<br />
trinomio Roma-Gerusalemme-Atene, cioè nei simboli del governo dei popoli fondato sul diritto, <strong>della</strong><br />
morale universale e <strong>della</strong> coscienza interiore, <strong>della</strong> conoscenza razionale e dell’umanesimo. Esaminiamo<br />
più a fondo queste componenti che costituiscono le radici <strong>della</strong> nostra cultura, il fondamento culturale,<br />
religioso e civile dell’Occidente.<br />
Il mondo greco ha specialmente elaborato l’idea <strong>della</strong> razionalità come misura <strong>della</strong> conoscenza,<br />
dell’attività pratica e <strong>della</strong> stessa costituzione dell’universo. L’ebraismo, e poi il cristianesimo, ha<br />
maggiormente approfondito l concetto <strong>della</strong> responsabilità personale e dello stesso valore <strong>della</strong> persona. Per<br />
i greci, invece, il soggetto individuale, che pure è il portatore del principio di razionalità, appartiene alla vita<br />
<strong>della</strong> comunità. Ma è la romanità che specialmente fonda i principi del diritto, privato e pubblico, e delinea<br />
una vera e propria dottrina dell’organizzazione statale dei popoli nella forma di autonomie nell’ambito di<br />
organismi proiettati verso l’universalità. L’impero romano costituisce il più significativo esempio di un<br />
ordine statale rivolto a comprendere il governo dei vari popoli in un’unità politica di comune cittadinanza.<br />
Dall’antichità romana, pertanto, noi ereditiamo l’idea del governo universale nel rispetto delle autonomie<br />
culturali. Una tale forma di governo e di cittadinanza comune (estesa a tutta l’umanità) costituisce il disegno<br />
progettuale tuttora valido per la risoluzione dei problemi internazionali.<br />
599 Specialmente famose sono le sue Lettere a Lucilio sulla felicità umana.<br />
600 Il suo Manuale (tradotto anche da Leopardi) è una delle opere filosofiche maggiormente conosciute e diffuse.<br />
601 I suoi Colloqui con se stesso (la sua unica opera) hanno avuto una straordinaria fortuna.