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Storia popolare della filosofia - prova-cor

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ispetto a se stesso che alle altre cose; sarà in contatto e in distacco da sé e da altri; e, an<strong>cor</strong>a, sarà eguale e<br />

diseguale, nello stesso senso; parteciperà del tempo; e di esso si potrà dare nome e ragione e sarà possibile<br />

avere opinione e scienza (142 b – 155 e). La conclusione è che è impossibile negare che l’uno è: “se l’uno non<br />

è, nulla è” (166 e). Infatti, se l’uno non è, non può esistere neppure il molteplice, cioè il mondo<br />

dell’esperienza umana; infatti il molteplice è costituito da unità e nel suo insieme costituisce una totalità<br />

unitaria. “Ma c’è tuttavia un senso in cui l’uno non è (e in cui, quindi, neanche il molteplice è): l’uno non è<br />

nel senso che non è assolutamente uno, che non sussiste fuori del suo rapporto col molteplice, che non<br />

esclude il proprio moltiplicarsi e articolarsi in un molteplice che, pur soggetto al divenire e al tempo,<br />

costituisce sempre un ordine numerico, cioè un’unità. E i molti non sono nel senso che non sono puramente e<br />

assolutamente molti, cioè privi di qualsiasi unità, poiché in tal caso si disperderebbero e polverizzerebbero<br />

nel nulla, non potendo costruire un molteplice. L’uno dunque è (c’è) ma nello stesso tempo non è<br />

assolutamente uno; i molti sono (ci sono) ma nello stesso tempo non sono assolutamente molti. Il dialogo<br />

prospetta nella forma di una soluzione puramente logica una connessione vitale tra l’uno e i molti, quindi tra<br />

il mondo dell’essere e il mondo dell’uomo. E questo sembra il motivo fondamentale <strong>della</strong> concezione<br />

dialettica <strong>della</strong> realtà: il reale è dato dalla relazione di unità (identità, immutabilità, permanenza) e di<br />

molteplicità (differenza, divenire). Platone ha dimostrato che nessuno di questi due termini preso in sé è<br />

immune da contraddizioni e che la soluzione consiste nella coesistenza o nel nesso indissolubile di entrambi.<br />

Il “Timeo”<br />

Timeo, 27d-28a: “A mio avviso si devono innanzitutto distinguere queste cose: che cos’è ciò che sempre è e<br />

non ha nascita, e che cos’è ciò che sempre si genera, e che mai non è? L’uno si apprende con l’intelligenza e<br />

mediante il ragionamento, poiché è sempre allo stesso modo, l’altro si congettura con l’opinione mediante la<br />

sensazione irrazionale, poiché si genera e muore, e in realtà non è mai”. Così allora si deve distinguere<br />

l’immagine dal suo modello, come se i dis<strong>cor</strong>si fossero parenti di quelle cose di cui sono interpreti: i dis<strong>cor</strong>si,<br />

dunque, intorno a ciò che è saldo e fisso ed evidente all’intelletto sono saldi e sicuri, e per quanto è possibile,<br />

conviene che siano inconfutabili e invincibili e nulla di ciò deve mancare. Quanto allora a quei dis<strong>cor</strong>si che si<br />

riferiscono a ciò che raffigura quel modello, ed è a sua immagine, essi sono verosimili e in proporzione a<br />

quegli altri: perché come l’essenza sta alla generazione, così la verità sta alla fede”.<br />

Intorno all’universo Timeo dice di potere esporre solo “un mito verosimile”, dato che si tratta di<br />

quell’aspetto <strong>della</strong> realtà che non è perfettamente intelligibile e intorno al quale non si possono sviluppare<br />

dis<strong>cor</strong>si assolutamente inconfutabili e logicamente fondati. Il che vuol dire che la scienza dell’universo è solo<br />

ipotetica: essa rappresenta solo un modello di spiegazione possibile, che tiene conto dell’esperienza e non<br />

deve essere difforme o in contraddizione con essa. In questo campo, dunque, l’esperienza costituisce an<strong>cor</strong>a<br />

un certo criterio, o, se si vuole, fa parte del “canone” o del metodo dell’indagine scientifica e<br />

dell’esposizione. Intorno agli aspetti fisici dell’universo si possono elaborare rappresentazioni verosimili,<br />

non si può avere una scienza puramente concettuale. E ciò fa parte anche <strong>della</strong> natura umana, che è limitata.<br />

In questa distinzione platonica è stabilita la differenza tra una scienza speculativa, puramente logica e<br />

concettuale, e una scienza empirica, ipotetica e congetturale. Nel Timeo viene esposta la più verosimile<br />

congettura intorno alla formazione e alla struttura dell’universo.<br />

L’universo, in primo luogo, è un modello di ordine e di regolarità. Esso è il prodotto di un dio buono,<br />

quale è, appunto, il dio artefice. 30a-b: “Volendo infatti il dio che tutte le cose fossero buone, e nessuna, per<br />

quanto possibile, cattiva, prendendo così quanto vi era di visibile e non stava in quiete, ma si muoveva<br />

sregolatamente e disordinatamente, dallo stato di disordine lo riportò all’ordine, avendo considerato che<br />

l’ordine fosse assolutamente migliore del disordine”. Il dio artefice ha formato l’universo imprimendo<br />

ordine e misura alla materia configurata prima come una massa informe e disordinata. Egli, pertanto, ha<br />

costituito, dapprima, il modello di tale ordine: il “cosmo” è, appunto, l’ordine dell’universo. La scienza<br />

dell’universo riguarda essenzialmente questo ordine, l’intreccio dei rapporti matematici che costituisce la<br />

trama <strong>della</strong> struttura razionale <strong>della</strong> realtà fenomenica. La scienza ha una base matematica in quanto<br />

riguarda rapporti esatti: essa non riguarda tanto i fenomeni quanto, piuttosto, la struttura matematica di cui<br />

i fenomeni sono espressione e sulla cui costituzione matematica essi si basano. L’oggetto <strong>della</strong> scienza è il<br />

cosmo in quanto ordine dell’universo.<br />

La struttura dell’ordine cosmico non è altro che l’“anima del mondo”. Il demiurgo ha foggiato dapprima<br />

quest’anima, per inserirla, quindi, nella materia informe, in modo che essa prendesse la forma dell’ordine<br />

stabilito mediante il sapiente calcolo delle proporzioni tra le parti. La materia, così, è costituita secondo<br />

rapporti matematici esatti: in qualche modo si può dire che proprio tale costituzione matematica è la

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