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Storia popolare della filosofia - prova-cor

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Così nel reale si instaura la dialettica tra infinito e finito. L’universo, che è finito, è, nello stesso tempo,<br />

specchio dell’Uno infinito e ad esso tende come termine del suo infinito processo. Mentre l’Uno è l’infinito<br />

compiutamente attuato, l’universo è l’infinito nel processo del suo compimento. Questa infinità si esprime,<br />

ad esempio, nella serie illimitata dei numeri, oppure nel progressivo avvicinamento dell’intelletto alla verità.<br />

Il sistema gerarchico del reale implica questa tensione di un livello verso l’altro: <strong>della</strong> materia informe verso<br />

l’universo delle forme, degli enti verso i modelli ideali, <strong>della</strong> mente verso la conoscenza. In quanto ogni ente<br />

è realizzato nell’ambito di questo rapporto dialettico, l’intera realtà non si configura mai in un sistema chiuso<br />

e definito, bensì si presenta nel segno del perfezionamento continuo. In ciò consiste la prospettiva<br />

rivoluzionaria rispetto al pensiero antico: il reale non è un sistema perfetto nella sua compiuta attuazione,<br />

ma è una totalità che si va sempre attuando. Così nessuna forma è definitiva e ogni ente è sempre<br />

un’immagine approssimativa del suo modello ideale. La stessa molteplicità delle idee è attraversata da una<br />

tensione che la rivolge alla ricerca dell’unità fondamentale nella quale sta la ragione di ognuna di esse. Ogni<br />

reale, perciò, non ha un modo d’attuazione definito una volta per sempre, poiché il reale comprende non<br />

solo l’esistente, ma anche il possibile. Per il pensiero antico era praticamente impensabile un universo diverso:<br />

l’universo è uno e non potrebbe essere diverso da quello che è. Invece per Plotino sono molteplici le<br />

modalità di attuazione dell’essere dell’ente e l’universo assume sempre una configurazione nuova e diversa.<br />

La realtà di ogni ente dipende specialmente dalla tensione all’oltrepassamento di sé: essa può configurarsi in<br />

molteplici modi. La realtà di ogni ente è sempre nuova: può avvicinarsi o allontanarsi rispetto alla<br />

perfezione; essa dipende, infatti, dai rapporti che si instaurano con gli altri enti, dalla dialettica complessiva<br />

che risulta dall’influsso reciproco <strong>della</strong> tensione da cui ogni ente è animato. 563 L’uomo, in particolare,<br />

attribuisce realtà alle cose, dà ad esse spiritualità e consistenza in altro da ciò che esse in un certo momento<br />

sono. Le cose vivono diversamente nell’intelletto umano, assumono significati vari, si rivestono di aspetti e<br />

forme nuovi in virtù <strong>della</strong> luce intellettuale che le fa apparire.<br />

Ecco perché Plotino appare come il vero scopritore dello spirito. Egli è il filosofo che maggiormente ha<br />

meditato sulla vita spirituale, come condizione dell’uomo e dell’universo. E’ spirituale, appunto, il potere di<br />

attribuire nuova realtà alle cose: il potere dello spirito è essenzialmente creativo. La realtà è continuamente<br />

creata dallo spirito e l’emanazione plotiniana è una metafora per indicare questo processo di creazione<br />

continua. L’universo non è stabilito una volta per sempre, non ha una realtà definita e immutabile: esso,<br />

piuttosto, assume quella realtà che via via gli è attribuita dal pensiero e dall'attività dell’uomo. Lo spirito<br />

appare per la prima volta come il vero soggetto <strong>della</strong> storia dell’universo. 564<br />

attiva di mediazione. Dalla esposizione dello Zeller emerge con chiarezza la mirabile unità di questo sistema, capace di<br />

rispecchiare lo spirito dei tempi, cioè di una temperie adatta ad assimilare i più vari e complessi motivi<br />

dell’articolazione culturale del mondo antico.<br />

563 In questo senso, per Plotino, il reale assume la configurazione del soggetto. Come ha osservato E. Bréhier, Plotino<br />

è il vero fondatore dell’idealismo. “Il carattere originale di questo idealismo, - osserva il grande storico <strong>della</strong> <strong>filosofia</strong><br />

antica – per cui esso è qualcosa di nuovo e di fecondo, sta nel fatto che non considera, come l’idealismo ellenico, gli<br />

oggetti, bensì i rapporti del soggetto e dell’oggetto. Quest’idealismo non consiste, come in Platone e in Aristotele, nel<br />

sostituire agli oggetti sensibili oggetti pensabili, e nel fare di questi oggeti pensabili, forme o idee, l’essenza degli<br />

oggetti sensibili. Questi oggetti pensabili rimarrebbero effettivamente oggetti, e il soggetto propriamente detto non<br />

potrebbe che essere uno specchio che li riflette, o un ricettacolo che li contiene. Non hanno detto anche gli stoici che la<br />

ragione è semplicemente un conglomerato di idee? Al contrario, ciò che Plotino pone alla base delle cose, ciò in cui fa<br />

consistere la vera realtà, sono soggetti attivi, attività spirituali. […] Ciò che vi era di nuovo […] consisteva<br />

nell’eliminare dalle realtà esterne gli oggetti fissi, e cioè le idee, o, almeno, nel farne dei modi o delle maniere di essere<br />

dell’intelligenza, e non più delle cose; consisteva nel far entrare nel mondo intelligibile il soggetto individuale stesso,<br />

con la ricchezza concreta e l’infinità di tutte le sue determinazioni; consisteva, infine, nel considerare le ipostasi stesse<br />

non come cose, ma come attitudini spirituali” (La philosophie de Plotin, Paris 1928, pp. 181-182).<br />

564 Come ha osservato W. Inge: “Per Plotino la realtà è il mondo spirituale in quanto conosciuto dallo spirito, o lo<br />

spirito in quanto conoscente il mondo spirituale. Qui soltanto troviamo ciò che è veramente e completamente vero. La<br />

maggior parte degli studiosi di Plotino non ha accentuato abbastanza questo punto. Essi sono partiti dall’assoluto, o<br />

dall’anima, e hanno preso uno di questi termini come cardine del sistema; oppure hanno contrapposto il mondo<br />

sensibile a quello spirituale, come se Plotino li avesse intesi quali due mondi tra loro contrapposti”. Plotino ha cercato,<br />

invece, il nesso tra i diversi livelli di realtà e specialmente come la luce dell’intelligibile si riflette in quello sensibile.<br />

L’ente inferiore è attratto da quello superiore e tende ad esso: in questo senso, non è avvertita la potenza del male,<br />

poiché ciò che è inferiore, sia pure resistendo talvolta alla forza di penetrazione di ciò che è superiore, non può opporsi<br />

ad esso in modo da sovvertire l’ordine gerarchico, per cui il livello più basso è compreso in quello più alto. La <strong>filosofia</strong><br />

di Plotino rafforza la fiducia nella capacità dell’uomo di dominare le cose sensibili con la luce dell’intelligenza. “Si<br />

deve pure notare – scrive an<strong>cor</strong>a W. Inge – che in Plotino non c’ è traccia <strong>della</strong> ‘notte oscura dell’anima’,<br />

dell’esperienza <strong>della</strong> derelizione, a cui ha prestato tanta attenzione la psicologia moderna. La lotta del cristiano per la

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