Storia popolare della filosofia - prova-cor
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di accostamento alla verità, ciò vuol dire che essa ha trovato la sua espressione più completa nel pensiero di<br />
Platone. La stessa inclinazione alla vita politica trova posto nella sintesi di Proclo, come osserva A. Berger, e<br />
la contemplazione non annulla l’azione: “La grande accusa con cui di solito si sconfigge il misticismo è<br />
quella di soffocare la scienza: Proclo, invece, non condanna la scienza, ma la esige. Il misticismo è contrario<br />
alla vita attiva: Proclo la consiglia e la pratica. E neppure si può dire che distolga dalla vita politica. Proclo<br />
descrive le condizioni di un buon governo, si occupa degli affari <strong>della</strong> sua patria, in qualche modo li dirige,<br />
essendo consigliere del più alto magistrato, e subisce le conseguenze <strong>della</strong> sua partecipazione agli affari <strong>della</strong><br />
città: è costretto a sottrarsi alla persecuzione andando in esilio” 590 . E il Vacherot giustamente conclude:<br />
“Anzitutto l’intera <strong>filosofia</strong> alessandrina, ed inoltre l’intera scienza del passato, vengono a riassumersi in<br />
questo sistema, che si potrebbe definire a buon diritto la sintesi universale dei numerosi elementi <strong>della</strong><br />
saggezza antica, elaborata sotto l’influenza del platonismo. Proclo esprimeva efficacemente il carattere <strong>della</strong><br />
sua missione quando chiamava se stesso pontefice di tutte le religioni. Avrebbe potuto aggiungere: e il<br />
filosofo di tutte le scuole” 591 .<br />
Certo, lo sforzo di ricondurre a una sola verità tutte le forme sapienziali e le figure <strong>della</strong> religiosità<br />
<strong>popolare</strong> qualche volta paga lo scotto alla coerenza concettuale e all’autonomia del pensiero. Come osserva<br />
lo Zeller, in questo modo, è venuta meno la consapevolezza <strong>della</strong> specificità propria del metodo <strong>della</strong> ricerca:<br />
“Il pensiero trova davanti a sé una materia enorme bell’e preparata, e, data la sua fiducia nell’autorità, si<br />
sente troppo legato a questa materia per poterla plasmare liberamente e dominarla interiormente” (La<br />
<strong>filosofia</strong> dei Greci, parte III, sez. II, tr. it., p. 190).<br />
Proclo tenne conto del vasto panorama delle <strong>cor</strong>renti letterarie, filosofiche e scientifiche dell’antichità, più<br />
di quanto abbia fatto Plotino. Egli, inoltre, aveva una maggiore attitudine alla sistemazione e mirava alla<br />
realizzazione di un sistema rigoroso e completo. La sua originalità consiste, appunto, nell’avere elaborato un<br />
sistema filosofico di questo tipo e nell’avere ricondotto, pertanto, alla forma del pensiero logico le<br />
espressioni più varie <strong>della</strong> cultura e prima di tutto il patrimonio religioso dell’età alessandrina. Il metodo<br />
dialettico triadico <strong>cor</strong>risponde a questa esigenza. Come osserva W. Beierwaltes (Proclos. Grundzuge seiner<br />
Melaphysik, Frankfurt 1965), infatti: “Perché nel problema dell’essenza del metodo si parla <strong>della</strong> sua<br />
struttura? Proprio perché il metodo che cerca di pensare l’Uno è, sì, uno, ma come unità è costituito da<br />
molteplici momenti, <strong>cor</strong>rispondenti all’unità in sé molteplice del sistema, ciascuno dei quali cerca di<br />
muovere in un modo determinato il pensiero verso la sua meta. […] Il metodo è necessariamente tale da<br />
poter comprendere la cosa necessariamente e completamente, come essa è, in conformità al suo essere” (pp.<br />
18-19).<br />
In rapporto a questa esigenza metodica, è l’esatta visione scientifica <strong>della</strong> proodos che consente lo sviluppo<br />
dei momenti dell’epistrophé; ma ciò non toglie che in questi si esprimano le forme <strong>della</strong> religiosità <strong>popolare</strong>.<br />
Come avverte lo Zeller: “Proclo richiede un’elevazione metodica e graduale al superiore, poiché il ritorno del<br />
derivato alla sua causa avviene, secondo i criteri del suo sistema, allo stesso modo come il suo procedere da<br />
essa” 592 . E come opportunamente commenta G. Martano: “Lo sforzo di comporre le due esigenze che<br />
costituiscono la duplice faccia <strong>della</strong> realtà <strong>della</strong> persona, l’esigenza intellettuale (scientifica) e quella emotivosentimentale<br />
<strong>della</strong> volontà nei confronti dell’intelletto (esigenza mistico-religiosa), anima tutta la dottrina<br />
che mentre scientificamente spiega il passaggio dalla causa all’effetto, volontaristicamente e misticamente<br />
vuole ugualmente postulare la validità del principio che riconduce l’effetto alla causa” 593 .<br />
Per il Martano, la conquista più significativa di Proclo è l’idea del soggetto come microcosmo, che realizza<br />
la conoscenza dell’essere nella sua articolazione metafisica e, quindi, il ricongiungimento con esso nella più<br />
alta forma di esperienza spirituale. In questo senso, Proclo avrebbe fondato il monismo spiritualistico, una<br />
concezione in cui la realtà mondana e sensibile trova la sua possibilità di intero riscatto e di trasfigurazione.<br />
Anzi, proprio questo sarebbe il motivo caratteristico: tutto si risolve nello spirito e il soggetto ha la capacità<br />
di cogliere e vivere questa risoluzione, nella quale si attua il senso dell’intera realtà. In particolare, in questa<br />
sintesi la virtù etica e l’esperienza religiosa, il sapere e l’illuminazione mistica si compenetrano<br />
reciprocamente. Come è osservato in un passo <strong>della</strong> Teologia platonica (I, 25), la Bontà, la Sapienza, la<br />
Bellezza, realtà cosmiche primarie, si riflettono nell’anima umana, che le coglie attraverso la fede, la verità,<br />
l’amore (pistis, alétheia, eros).<br />
L’uomo, inserito nella realtà cosmica, partecipa di queste potenzialità per rimanere aderente a questa<br />
realtà e poterla vivere nel modo più completo. La storia dell’uomo è inserita nel duplice processo <strong>della</strong><br />
590 A. Berger, Proclus. Exposition de sa doctrine, Paris 1840, p. 115.<br />
591 E. Vacherot, Histoire critique de l’école d’Alexandrie, 3 voll., Paris 1846-51, vol. III, p. 214.<br />
592 E. Zeller, La <strong>filosofia</strong> dei Greci, tr. it., cit., p. 179.<br />
593 Ib., p. 179, n. 211.