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Storia popolare della filosofia - prova-cor

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CAPITOLO VII<br />

Aristotele<br />

Aristotele porta a compimento il progetto di un sistema enciclopedico delle scienze, avente a fondamento la “scienza<br />

prima”, la <strong>filosofia</strong> o metafisica e, come introduzione, la teoria del metodo scientifico, la “logica”. La <strong>filosofia</strong>, in quanto<br />

totalità del sistema, si articola, quindi, in rapporto alle sfere di cui si occupa, in “logica”, “<strong>filosofia</strong> prima”, “fisica”<br />

(comprendente anche la “psicologia”), “etica”, “poetica” e “retorica”. La metafisica (o scienza prima) riguarda<br />

principalmente l’essere e l’ente primo (Dio). Si distinguono diverse modalità dell’essere: fondamentale è l’essere<br />

“sostanza”, cioè l’ente reale, che è sintesi di “forma” e “materia”. L’esistenza reale è, dunque, un modo d’essere. Un<br />

altro modo d’essere può essere, infatti, quello <strong>della</strong> potenzialità (il legno è carbone in potenza). Ogni sostanza<br />

comprende diverse qualità e queste sono modi dell’essere (essere qualità vuol dire essere attributi di una sostanza). I<br />

modi d’essere che caratterizzano la sostanza sono le dieci “categorie”. I modi d’essere sono, dunque, i modi stessi <strong>della</strong><br />

predicazione (secondo cui si può dire qualcosa di un soggetto): perciò logica e metafisica s’intrecciano. Aristotele è<br />

considerato il fondatore <strong>della</strong> teologia razionale: Dio è concepito come Atto puro, dunque come l’intera realtà<br />

interamente dispiegata nella sua attualità e tale, dunque, da non contenere nessuna traccia di poter-essere; Dio<br />

assolutamente è. Aristotele ha con<strong>cor</strong>so alla elaborazione del sistema cosmologico antico, denominato, appunto,<br />

“aristotelico-tolemaico”, secondo cui l’universo è distinto in due grandi sfere, quella sublunare in cui i quattro elementi<br />

(terra, acqua, aria, fuoco), mescolandosi, danno luogo alla vicenda delle trasformazioni fisiche, e quella sovralunare,<br />

costituita di un quinto elemento, l’etere, in<strong>cor</strong>ruttibile. L’anima è considerata come il principio formale proprio<br />

dell’essere vivente.<br />

Il sistema <strong>della</strong> scienza di Aristotele<br />

Quando Raffaello nel celebre dipinto La Scuola d’Atene raffigurò Aristotele con l’indice rivolto a indicare la terra e<br />

Platone nell’atteggiamento di indicare il cielo, esprimeva l’interpretazione <strong>cor</strong>rente e, certo, non si proponeva problemi<br />

di confronto critico. Ad ogni modo, egli rendeva efficacemente la notevole differenza tra i due filosofi: Platone<br />

rappresenta la <strong>filosofia</strong> come ricerca, interrogazione intorno ai grandi problemi <strong>della</strong> realtà e dell’esistenza, mentre<br />

Aristotele rappresenta lo spirito scientifico nel momento <strong>della</strong> sua maturità, allorché si dedica alla costruzione di<br />

un’enciclopedia del sapere sistematica e completa; perciò l’uno sottolinea l’impossibilità per il filosofo di esporre i<br />

risultati <strong>della</strong> sua indagine in qualsiasi forma sistematica, cioè in un qualche trattato, mentre l’altro adotta questa forma<br />

come via di esposizione sistematica di conoscenze scientifiche ritenute pressoché definitive.<br />

In Aristotele troviamo la prima vera e propria elaborazione di un metodo “organico” di indagine scientifica<br />

intorno ai vari settori <strong>della</strong> realtà. Infatti il filosofo ha discusso sul metodo negli scritti di logica, riuniti<br />

appunto in un insieme unitario al quale è stata data la denominazione di Organon, cioè strumento. Si tratta<br />

<strong>della</strong> via unica e sicura di elaborazione del sapere scientifico, cioè di un sapere che non si configura come<br />

ricerca in <strong>cor</strong>so, pensiero in movimento, bensì come una vera e propria epistéme, cioè un insieme di conoscenze<br />

certe, coordinate in un sistema idoneo a fornire una coerente rappresentazione delle cause dei fatti relativi ai<br />

diversi campi <strong>della</strong> realtà (naturale e umana).<br />

Vediamo, dunque, i princìpi fondamentali del metodo aristotelico. Alla base del metodo c’è la convinzione<br />

che, seguendo una via ben delineata, il nostro intelletto può pervenire a una comprensione dei processi<br />

causali che presiedono all’assetto dell’universo e alla produzione dei fenomeni. In primo luogo si tratta di<br />

individuare le ragioni per cui si ha un ordine universale definito, al quale va ricondotto ogni esistere e ogni<br />

accadere. La scienza riguarda non certo i vari accadimenti, ma l’ordine immutabile e universale, in base al<br />

quale gli enti esistono e i fatti accadono. Dunque, si tratta, in primo luogo, di andare verso l’universale, pur<br />

movendo dall’esperienza, cioè dalla constatazione dell’esistenza delle cose e <strong>della</strong> produzione dei fenomeni.<br />

La scienza è possibile in virtù di questa capacità fondamentale dell’intelletto.<br />

L’intelletto è la facoltà di comprendere l’universale. Infatti l’uomo si eleva senza difficoltà al piano <strong>della</strong><br />

comprensione concettuale: ad esempio, dalla constatazione di questo o quel tavolo perveniamo al concetto di<br />

tavolo, che non indica questo o quell’oggetto particolare bensì ogni oggetto che ha le caratteristiche del<br />

tavolo.<br />

La base <strong>della</strong> scienza è, dunque, l’elaborazione dei concetti. I concetti sono già termini scientifici, in quanto<br />

sono universali, indicano, cioè, non oggetti singoli ma, in qualche modo, l’essere di tanti oggetti particolari che

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