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Storia popolare della filosofia - prova-cor

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La principale scienza, per Socrate, riguarda il complesso delle virtù, dunque ciò che meglio per l’uomo,<br />

cioè il bene. Il Bene diventa la suprema categoria metafisica, che Socrate pone al posto dell’essere parmenideo,<br />

come principio <strong>della</strong> realtà, oltre che fattore <strong>della</strong> felicità umana. Esso si configura come l’area stessa<br />

dell’attività umana e politica, il principio e la legge dell’agire, che così si connota come agire morale.<br />

Condizione per agire secondo questo principio è, secondo Socrate, la conoscenza <strong>della</strong> natura umana e delle<br />

modalità <strong>della</strong> sua realizzazione e manifestazione. Compito dell’individuo è conoscere e fare il bene: infatti<br />

chi conosce il bene, è consapevole <strong>della</strong> sua natura di principio morale e dunque agisce conseguentemente in<br />

conformità di tale principio. E’ stato chiamato intellettualismo etico questo orientamento teorico socratico,<br />

secondo cui per fare il bene è necessario e sufficiente avere la conoscenza di esso. Si tratta di una profonda<br />

connessione di conoscenza e morale, invece, e non di una posizione solamente intellettualistica. La<br />

conoscenza si risolve nell’azione morale e politica, sulla base <strong>della</strong> originaria e costitutiva unità dell’uomo.<br />

Non è vera conoscenza quella che non si tramuta in regola dell’agire; né vi può essere vera moralità senza la<br />

consapevolezza <strong>della</strong> natura e del fine propri dell’uomo. Socrate intendeva fondare una cultura in cui la<br />

conoscenza si compenetrasse nella vita politica, nella forma <strong>della</strong> stessa vita di cittadino. Si trattava<br />

dell’ideale proprio <strong>della</strong> grecità: <strong>della</strong> cultura come “paideia”, educazione dello spirito e norma <strong>della</strong> vita<br />

pratica. In termini attuali, si potrebbe dire che così viene messo in rilievo il ruolo che assume la formazione<br />

nello sviluppo di una società bene ordinata in funzione del massimo bene comune.<br />

Il significato storico e politico del pensiero di Socrate<br />

L’intero pensiero di Socrate si riassume nella questione del rapporto tra il filosofo e la città. Socrate<br />

intende porre la riflessione filosofica, fino allora specialmente rivolta alla elaborazione di un modello<br />

“scientifico” generale di interpretazione dell’universo reale (o <strong>della</strong> realtà universale), al servizio <strong>della</strong><br />

comunità e del suo ordinamento. Questo, del resto, era il significato più proprio che la <strong>filosofia</strong> assumeva ad<br />

Atene, che si può considerare la città emblematica di tutta la concezione politica greca e nella quale la cultura<br />

aveva espresso il massimo sforzo, relativamente alla impostazione e alla soluzione del problema politico.<br />

La cultura greca tendeva alla ricerca di una soddisfacente scientificità: essa si caratterizzava per lo spirito<br />

scientifico che la animava e ne improntava tutte le manifestazioni. Era inevitabile, perciò, che anche la vita<br />

politica rientrasse in questa prospettiva, cioè si ponesse sul piano del punto di vista scientifico. E ciò avviene<br />

proprio con Socrate. Per questo motivo si è rilevato anche l’eccessivo razionalismo e intellettualismo<br />

socratico. Infatti, allorché lo spirito scientifico (necessariamente razionalistico) invade la sfera politica, cioè<br />

una sfera ampiamente attraversata da tensioni di varia natura e provenienza (sentimenti, passioni, interessi,<br />

opportunità, equilibri e opposizioni diverse), la cultura greca raggiunge il massimo livello nel processo di<br />

razionalizzazione del reale. Ai Sofisti tale sfera sembrava più naturalmente consegnata al dibattito oratorio,<br />

all’arte del persuadere: la retorica, infatti, secondo quanto efficacemente rilevato da Gorgia, domina gli<br />

animi, e gli uomini politici tiranneggiano i cittadini con la potenza <strong>della</strong> parola, con l’enfasi dei loro dis<strong>cor</strong>si.<br />

Socrate intende sottrarre la sfera politica al dominio <strong>della</strong> retorica, per portarla nell’ambito <strong>della</strong> scienza.<br />

La città doveva essere rifondata sulla scienza <strong>della</strong> giustizia. Ma perciò oc<strong>cor</strong>reva procedere a un’ampia,<br />

radicale opera di rieducazione dell’intera comunità: oc<strong>cor</strong>reva liberare i cittadini dalla soggezione al dis<strong>cor</strong>so<br />

retorico, disponendo lo spirito di ciascuno alla ricerca <strong>della</strong> verità, instaurando così il dominio <strong>della</strong> ragione,<br />

del “logos”. E indubbiamente, di questa tendenza il massimo responsabile e protagonista è Socrate: il quale<br />

ha testimoniato con la morte la sua fede nella scienza e ha espresso la convinzione che la città giusta va<br />

costruita sulle fondamenta del sapere, sulla certezza <strong>della</strong> verità. Egli, a differenza dei Sofisti, si dichiarava<br />

non-sapiente, proprio per mettere in rilievo l’importanza dell’atteggiamento di ricerca nel processo di<br />

formazione politica <strong>della</strong> persona. Gli ateniesi dovevano, in primo luogo, acquistare la consapevolezza di<br />

non essere pervenuti an<strong>cor</strong>a alla scienza del bene, dunque di orientarsi an<strong>cor</strong>a, nello sviluppo dei rapporti<br />

intersoggettivi, in base a opinioni approssimative e in gran parte errate. La cultura politica dei greci risaliva,<br />

infatti, in massima parte alla tradizione poetica, specialmente a Omero, il quale giustamente era considerato<br />

“il grande educatore dell’Ellade” e costituiva la massima autorità in rapporto al giudizio sull’uomo: i suoi<br />

“eroi” erano modelli di comportamento, di umanità, di intelligenza, di equilibrio e di saggezza pratica. Ma<br />

Socrate non era d’ac<strong>cor</strong>do con tale convinzione: i poeti non sono portatori di un’attendibile scienza razionale,<br />

piuttosto sono gli interpreti di un’opinione dettata dal sentimento, dall’intuizione confusa, dell’esperienza<br />

contraddittoria; essi, come è rilevato nel dialogo “Ione”, si esprimevano in quanto ispirati da qualche<br />

divinità, in uno stato di “divina insania”, di un invasamento che li rendeva inconsapevoli di quanto essi<br />

stessi andavano dicendo. I poeti erano incompetenti in arti intorno alle quali pure discutevano; dunque<br />

divulgavano opinioni false e contribuivano a fondare la città sulle passioni e sul loro controllo mediante la

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