Storia popolare della filosofia - prova-cor
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L’infinito si configura come divisibilità infinita nel continuo. Un “continuo” non può essere costituito da<br />
elementi indivisibili. Così se il punto si considera come indivisibile, non si può neppure dire che la linea<br />
consta di punti, ammesso che la linea sia continua. Nel continuo non possono esserci elementi distinti,<br />
poiché tra tali elementi non dovrebbe esserci frapposto nulla, nessun altro elemento intermedio. Il continuo,<br />
perciò, è divisibile all’infinito. Ciò vale per la grandezza, per il tempo e per il movimento. 298<br />
Nei rapporti di grandezza, movimento e tempo si dà incompatibilità di finito e infinito. Ogni movimento<br />
finito si compie in un tempo finito e in uno spazio finito; è impossibile che un movimento infinito si compia<br />
in un tempo e in uno spazio finiti. 299<br />
L’infinito si deve attribuire, in senso positivo, a Dio. 300<br />
Aristotele dedica un’ampia trattazione ai concetti di spazio e di tempo. Lo spazio è il “luogo”<br />
dell’esistenza degli enti e <strong>della</strong> realizzazione dei processi di mutamento. E’ impossibile che un ente sia in nessun<br />
luogo. E il movimento, nella sua forma più semplice, croniste nel fatto che un ente ora occupa un luogo e ora<br />
un altro, “trasferendosi” da una parte all’altra dello spazio. Lo stesso luogo può essere occupato<br />
successivamente da <strong>cor</strong>pi diversi: esso non si identifica coi <strong>cor</strong>pi, ma permane come qualcosa di identico a se<br />
steso, nonostante il mutare dei <strong>cor</strong>pi che lo occupano via via. 301 Lo spazio non è <strong>cor</strong>po: esso, tuttavia,,, ha le tre<br />
dimensioni <strong>della</strong> lunghezza, larghezza e profondità (anzi coincide con tali dimensioni). 302 Lo spazio non può<br />
essere né materia né forma: esso, infatti, non è un componente dell’ente; e, mentre materia e forma non possono<br />
separarsi dall’ente, lo spazio, invece, può farlo. 303 Lo spazio rende possibile lo spostamento di un <strong>cor</strong>po<br />
mobile: esso è come un contenente immobile (al contrario, ad esempio, di un vaso, che è un contenete<br />
mobile), capace di limitarsi in rapporto al contenuto (all’ente). Anzi, lo spazio è lo stesso limite immobile del<br />
contenente. 304 Lo spazio, perciò, è il contenente in senso assoluto e primario: in rapporto alla totalità spaziale,<br />
si deve ammettere che lo spazio coincida (per grandezza) con lo stesso universo contenuto.<br />
Ogni spazio ha un “alto” e un “basso”; e ogni <strong>cor</strong>po si dispone in esso secondo la propria natura (cioè in<br />
modo che appartiene alla natura del <strong>cor</strong>po se esso si dispone in alto o in basso). 305 L’”alto” e il “basso” sono<br />
determinati dalla natura degli elementi materiali, precisamente dal fuoco e dalla terra. 306 Lo spazio coincide,<br />
per la sua estensione, con l’universo stesso. Fuori dell’universo non c’è spazio. 307 L’universo si muove<br />
circolarmente nello spazio, ma come totalità non cambia di luogo, in quanto occupa sempre tutto intero lo<br />
spazio (l’unico spazio nella sua totalità). 308<br />
298 “Di necessità sono le stesse le divisioni del tempo e del moto e dello spazio in cui il moto si compie” (Fisica, VI,<br />
5, 235). “Né infatti il tempo consta di istanti, né la linea di punti, né il moto di unità indivisibili di movimento” (VI, 15,<br />
240).<br />
299 Tra finito e infinito non c’è compatibilità: ad esempio, “poiché il finito non può per<strong>cor</strong>rere l’infinito in tempo<br />
finito, è evidente che neppure l’infinito può per<strong>cor</strong>rere il finito; ché se quello per<strong>cor</strong>re questo, di necessità questo<br />
per<strong>cor</strong>re quello”. Così, “neppure l’infinito può per<strong>cor</strong>rere l’infinito in un tempo finito” (Fisica, VI, 11, 238). Un<br />
movimento infinito può avvenire solo in un tempo e in uno spazio infiniti; e così un movimento finito si compie in un<br />
tempo e in uno spazio finiti.<br />
300 “Dio muove un tempo infinito; e nulla, che sia limitato, può avere una potenza infinita” (Metafisica, 1075 a).<br />
Infinita è ogni potenza, come ogni numero e ogni grandezza, che sorpassi qualsiasi finito” (Fisica, 267). In Aristotele<br />
troviamo, pertanto, la base del concetto dell’infinità divina, come <strong>della</strong> realtà che tutto ha in sé e sorpassa ogni altra in<br />
ogni senso.<br />
301 Fisica, IV, 2, 208.<br />
302 Se si ammettesse che lo spazio sia <strong>cor</strong>poreo, si dovrebbe supporre uno “spazio nello spazio”, secondo quanto già<br />
rilevato da Zenone (Fisica, IV, 3, 209).<br />
303 Fisica, IV, 4, 209.<br />
304 Fisica, IV, 6, 211.<br />
305 Fisica, IV, 6, 211.<br />
306 “L’alto non è infatti un luogo qualsiasi, ma dove tende il fuoco e il leggero; e così il basso non è quale che sia, ma<br />
dove tendono i <strong>cor</strong>pi pesanti e composti di terra: in quanto questi non differiscono solo per posizione, ma anche per<br />
potenza” (Fisica, IV, 2, 208). Dal punto di vista <strong>della</strong> posizione “astronomica”, il basso per eccellenza è dato dal centro<br />
dell’universo (il centro <strong>della</strong> Terra) e l’alto è rappresentato, invece, dall’estremo confine <strong>della</strong> rivoluzione circolare”<br />
(IV, 7, 212).<br />
307 “Lo spazio coesiste con la realtà: poiché il limite coesiste col limitato” (Fisica, IV, 7, 212).<br />
308 Si può dire chel’universo “in quanto tutto, non è in alcuno spazio, non essendovi <strong>cor</strong>po che lo contenga”; ma che<br />
“in quanto si muove, c’è uno spazio per le sue parti”. Nulla c’è fuori dell’universo. Lo spazio è il limite immobile<br />
dell’universo stesso. Il cielo è la sfera estrema dell’universo; esso comprende l’etere, e questo comprende l’aria, questa<br />
l’acqua e questa, infine, la terra. Il cielo non è contenuto da nessun altro <strong>cor</strong>po o elemento.