Storia popolare della filosofia - prova-cor
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alle cose la loro vera realtà. L’etica è un momento dell’intelligenza del reale; non vi è etica, dunque,<br />
separatamente dall’intelligenza del senso dell’essere degli enti reali. Solo conoscendo le cose con le quali ha a<br />
che fare, l’uomo riesce ad assumere consapevolezza del suo posto nel mondo.<br />
Il motivo centrale <strong>della</strong> <strong>filosofia</strong> di Plotino è l’elevazione dell’uomo al Principio, la sua capacità di<br />
ascendere, di grado in grado, fino alla contemplazione dell’Uno, che è possibile in base alla completa<br />
purificazione dal peccato. Questo consiste essenzialmente nella rivendicazione, da parte di ogni ente, di una<br />
autonomia dal Tutto, cioè nel volere attribuire a sé un senso indipendentemente dal senso <strong>della</strong> totalità<br />
universale, cioè dell’Essere stesso. 573 Il mondo <strong>della</strong> cultura è lo stesso cammino di riconquista del punto di<br />
vista unitario, il processo di purificazione dal peccato e di riscatto dal male e dal limite dell’esistenza<br />
individuale. La vita dell’individuo, infatti, tanto più è piena e compiuta in quanto essa supera la condizione<br />
dell’isolamento individuale e acquista la dimensione <strong>della</strong> totalità cosmica. Il punto di vista che si tratta di<br />
conseguire, per l’uomo che vive nel mondo, è quello dell’Anima cosmica: qui, infatti, sta il senso di tutte le<br />
cose considerate nella loro unità, poiché il senso e il fine appartengono all’universo nella sua interezza e da<br />
qui deriva ogni significato particolare. La ricerca del senso del Tutto deve animare, secondo Plotino, ogni<br />
atto o comportamento umano. La vera spiritualità consiste nella capacità di vivere la vita del Tutto. Si tratta,<br />
come è chiaro, di una forma di esperienza spirituale che implica una specie di metamorfosi interiore, che<br />
ogni individuo deve compiere, ricercando continuamente se stesso. 574 Ovviamente, questa ricerca si<br />
identifica, in gran parte, con la purificazione dagli influssi <strong>cor</strong>porei e con la sempre più completa attuazione<br />
<strong>della</strong> forma spirituale dell’esistenza. Il ritorno all’Uno si compie attraverso un progressivo trascendersi <strong>della</strong><br />
coscienza, che è, però, conquista <strong>della</strong> consapevolezza del senso <strong>della</strong> realtà, <strong>della</strong> dimensione spirituale<br />
dell’universo. Il cammino interiore dell’anima coincide con la rivelazione metafisica <strong>della</strong> realtà nelle<br />
dimensioni <strong>della</strong> bontà, <strong>della</strong> bellezza e <strong>della</strong> verità. Un primo gradino è la rivelazione del Bene nel mondo,<br />
dunque l’acquisizione <strong>della</strong> consapevolezza che la realtà è positiva, se in essa si riesce a intravedere la luce<br />
del Principio, che le stesse cose materiali sono beni, se vengono considerate nell’unità del Tutto e non<br />
vengono semplicemente riferite agli impulsi individuali e ai desideri e bisogni <strong>cor</strong>porei. In questo senso,<br />
oc<strong>cor</strong>re superare, dapprima, quel livello di vita umana, che è caratterizzato dall’utile e dal piacere, il mondo<br />
dell’utilità e del possesso (il mondo economico). Le virtù civili rappresentano un fattore decisivo in questo<br />
superamento: esse consentono l’instaurazione di un ordine umano fondato sull’armonia e sulla con<strong>cor</strong>dia e<br />
fanno in modo che gli interessi individuali si trasfigurino in motivi di bene comune. Si tratta, quindi, di<br />
considerare il sensibile non come un valore reale in sé ma come immagine dell’intelligibile. E’ questo il<br />
momento dell’ascesi caratterizzato dalla contemplazione <strong>della</strong> bellezza: la bellezza è il valore che consente la<br />
prima visione dell’intelligibile. Il bello sensibile rimanda al suo fondamento ideale, al mondo delle pure<br />
forme; e l’arte è la prima fondamentale rivelazione dell’intelligibile. Si può dire che qui siano compendiati i<br />
due momenti <strong>della</strong> vita universale, quello ascendente <strong>della</strong> visione delle forme ideali e quello discendente<br />
dell’espressione sensibile. L’artista è colui che dà un’apparenza sensibile alla sua intuizione noetica delle<br />
idee. Le cose sensibili, rivelate nella luce <strong>della</strong> bellezza, suscitano l’amore per le idee stesse, alle quali,<br />
appunto, esse ormai rimandano. Così la ricerca si rivolge alla comprensione dell’intelligibile: si ha, cioè, il<br />
completo rivolgimento alla vita teoretica. La dialettica si svolge interamente sul piano dell’intelligibile: essa<br />
perciò implica l’affrancamento dello spirito da ogni influsso sensibile. 575<br />
Per Plotino, la stessa realtà ha una struttura dialettica. L’Uno, infatti, non solo è il reale nella sua completa<br />
e perfetta attuazione (l’Atto puro di Aristotele), ma è anche l’unità che in sé risolve ogni differenza e ogni<br />
opposizione. In quanto l’Uno si riflette nell’universo, questo è un grande organismo unitario, di cui tutti i<br />
viventi sono espressioni e parti. 576 Come si ha l’animazione universale del mondo, così si ha la simpatia<br />
573 Le anime individuali dimenticano, cioè, di avere come loro principio e origine l’Uno e di non avere una<br />
consistenza propria. “Origine prima di questo male è per esse l’arroganza del nascere: costituirsi nella propria<br />
individualità con l’intento di appartenersi in modo esclusivo. Come poi hanno conseguito un simulacro di autonomia,<br />
compiacendosene, esse si avvalgono dell’ampia capacità di muoversi liberamente; e, messesi a <strong>cor</strong>rere per la via<br />
opposta, si allontanano da Dio per grandissimo tratto e perdono coscienza di discendere da lassù” (V, I, 1).<br />
574 “Poiché chi ricerca è l’anima, la quale deve riconoscere qual fondamento abbia nella sua medesima essenza il<br />
ricercare, al fine di sapere prima di tutto che essa ha la capacità di compiere una tale indagine, se il suo occhio è da<br />
tanto, che prometta di vedere” (V, I, 1).<br />
575 “Il soggetto dei sentimenti e degli appetiti inferiori è l’uomo in quanto composto di anima e <strong>cor</strong>po; va però tenuto<br />
presente che l’anima immateriale, di per sé, rimane esente da ogni patire. L’‘eudaimonia’ dell’uomo consiste nel vivere<br />
secondo lo spirito. La <strong>filosofia</strong> per Plotino non era, come per la Stoa, una pratica arte del vivere, ma la realizzazione del<br />
‘bios theoretikòs’” (Max Polhenz, La Stoa. <strong>Storia</strong> di un movimento spirituale, tr. it., Firenze 1967, p. 252).<br />
576 Cfr. IV, 4, 32.