22.05.2013 Views

Storia popolare della filosofia - prova-cor

Storia popolare della filosofia - prova-cor

Storia popolare della filosofia - prova-cor

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

spazio puro e vuoto, come alcuni dicono, affluendovi adatti principi da un mondo e intermundio o da più,<br />

formando a poco a poco accumuli e connessioni e trasposizioni da latro luogo, se capiti, e affluenze da nuclei<br />

acconci al compimento e all’arresto”. 454<br />

Gli atomi sono in moto continuo e stanno tra di loro in rapporti diversi di vicinanza e lontananza. Il moto<br />

degli atomi è equiveloce (ha una velocità costante), allorché esso avviene nel vuoto e non incontra nessuna<br />

resistenza; perciò gi atomi più grandi e pesanti nn si muovono più velocemente dei più piccoli e leggeri. 455 E,<br />

poiché se il moto degli atomi fosse interamente rettilineo, essi non si incontrerebbero (procedendo ciascuno<br />

per una propria traiettoria rigidamente parallela a ogni altra), Epicuro introdusse “una novità, e disse che<br />

l’atomo può deviare di una quantità minima, di cui non si dà la minore; e così si formano aggregati ed union e<br />

adesioni degli atomi da cui nascono i mondi”. 456 Questa deviazione rende possibile l‘incontro fortuito degli<br />

atomi e, insieme, “questo potere libero, avulso dai fati, per cui andiamo ognuno dove ci conduce la nostra<br />

propria volontà”. 457<br />

Ogni mondo e l’intero ordine cosmico sono dovuti al caso ed è da escludere ogni disegno teleologico. Il<br />

meccanicismo materialistico esclude qualsiasi “provvidenza” o “mente ordinatrice”. L’unica legge che regola<br />

lo sviluppo dell’ordine cosmico è la persistenza per un tempo maggiore degli stati di aggregazione che<br />

presentino maggiori condizioni di equilibrio e di stabilità. E così, nelle specie viventi, sono destinate a<br />

sopravvivere quelle che meglio si adattano alle condizioni esterne dell’ambiente. 458<br />

Anche l’anima, ovviamente, è “<strong>cor</strong>porea, composta di particelle sottili, diffuse per tutto il complesso<br />

<strong>cor</strong>poreo, assai simili a un soffio avente mescolanza di calore e simile un po’ all’uno un po’ all’altro, e in<br />

parte assumente gran differenza anche da essi per la sottigliezza delle particele, e per questa parte più<br />

consenziente anche col resto dell’organismo”. 459 Perciò l’anima compie ogni funzione in stretta connessione col<br />

<strong>cor</strong>po. Questo, peraltro, soltanto in sua presenza partecipa allo sviluppo di quei processi che implicano il<br />

con<strong>cor</strong>so di entrambi: così, ad esempio, staccandosene l’anima, il <strong>cor</strong>po non ha più la sensibilità. E,<br />

“dissolvendosi tutto l’organismo, l’anima si dissipa, e non ha più le sue facoltà”.<br />

Piacere, virtù, felicità. L’etica epicurea<br />

Epicureo definisce il piacere “principio e fine del vivere felice”. 460 E il piacere consiste non tanto in<br />

condizioni e fattori esterni che procurino il soddisfacimento di bisogni e di impulsi, quanto, invece, nella<br />

conservazione di uno stato di serenità, reso possibile dal fatto che si evitano fattori esterni che inducono<br />

dolore e turbamento. Si tratta di evitare che il nostro stato d‘animo dipenda dalle circostanze esterne e di far<br />

sì che il nostro spirito sia autonomo e da sé si determini come stato di sereno appagamento. 461 Epicuro è il<br />

teorico del piacere stabile (“catastematico”). Questo piacere non consiste in una certa gioia passeggera, cioè<br />

in sentimenti che siano soggetti a una casuale comparsa e scomparsa, bensì consiste in uno stato continuo di<br />

serenità, senza turbamenti ed emozioni mutevoli. 462 Bisogna, perciò, scegliere quei piaceri che non siano, a<br />

loro volta, causa di passioni e quindi anche di dolori; così è meglio accettare alcuni dolori, allorché da essi<br />

derivano piaceri più duraturi. 463 Così oc<strong>cor</strong>re sempre valutare i desideri in rapporto ai loro esiti possibili.<br />

Infatti può darsi che il soddisfacimento di un desiderio comporti non solo piacere ma anche dolore. 464<br />

454 Ep. a Pit., 89.<br />

455 Ep. a Er., 61.<br />

456 Cicerone, De finibus, I, 6, 18.<br />

457 Lucrezio, De rerum natura, II, 252. “Sicché bisogna riconoscere che anche negli elementi primi ci sia un’altra<br />

causa di moto, oltre gli urti e il peso, onde a noi viene questo potere innato” (Ib., 283).<br />

458 Cfr. Lucrezio, De rerum natura, V, 419-31.<br />

459 Ep. a Er., 63.<br />

460 Ep. a Men., 129. “Piacere e dolore sono le due affezioni che si ritrovano in ogni animale: l’una favorevole, l’altra<br />

contraria; e ciò è criterio <strong>della</strong> scelta e dell’avversione” (Diogene L., X, 34).<br />

461 “Felicità e beatitudine non dipendono dalla quantità di ricchezze né sono procurate dal possesso di tante cose, né<br />

da cariche o potere, bensì sono determinate dall’assenza di dolore, dalla mitezza degli affetti e da una disposizione di<br />

spirito che si mantenga nei limiti voluti dalla natura” (Fr. 548 Usener).<br />

462 “Quando dunque diciamo che il piacere è fine, non vogliamo alludere ai piaceri degli intemperanti e che sono<br />

posti nel godimento, come credono certi ignoranti o dissenzienti o fraintendenti, ma il non soffrie nel <strong>cor</strong>po e non essere<br />

turbati nell’anima” (Ep. a Men., 131).<br />

463 “Secondo la misura e il criterio dei vantaggi e dei danni, bisogna valutare tutte queste cose; ché a seconda dei<br />

momenti il bene ci riesce male e il male invece bene” (Ib., 130).<br />

464 Cfr. Sent. Vat., 71.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!