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Storia popolare della filosofia - prova-cor

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Cicerone è il massimo rappresentante <strong>della</strong> “humanitas” romana. Egli riconobbe al pensiero accademico<br />

(<strong>della</strong> scuola di Platone) il migliore contributo alla fondazione e al governo <strong>della</strong> città. Ma lo stato romano si<br />

estende al governo di una molteplicità di popoli, per cui le sue istituzioni devono poter valere per la<br />

costituzione di un “imperium”, cioè di una legislazione idonea per l’umanità universale. Accanto al<br />

platonismo accademico, Cicerone poneva lo stoicismo nel suo sviluppo “politico” più significativo, cioè una<br />

forma di “cosmopolitismo” capace di abbracciare “gentes” diverse. Il significato politico dell’eclettismo<br />

risiede specialmente in questo accostamento di platonismo e di stoicismo sul piano del cosmopolitismo. Tale<br />

spirito oc<strong>cor</strong>reva inserire nel <strong>cor</strong>po dell’”humanitas”: il cosmopolitismo stoico, la convinzione che l’umanità<br />

costituisce un <strong>cor</strong>po solo, solidale e unitario, tale da richiedere istituzioni unitarie e una forma di governo<br />

universale. Cicerone interpreta l’universalismo romano. Missione di Roma è unire i popoli nelle medesime<br />

istituzioni e strutture politiche. La stessa etica epicurea poteva essere presa in considerazione, se essa<br />

esprimeva qualcosa di valido per il conseguimento <strong>della</strong> felicità umana. Si trattava, allora, di eliminare dal<br />

contesto dell’umanesimo romano quel riferimento alla divinità che finiva per configurarsi come motivo di<br />

timore, di paura di fronte al soprannaturale. Oc<strong>cor</strong>reva riconoscere il dominio <strong>della</strong> natura, come sola e<br />

unica legislazione universale. L’epicureismo insegnava che una sola legislazione comprende l’umanità e la<br />

natura, che per tutti si tratta di obbedire agli stessi principi. La concezione politica romana era, invece,<br />

strettamente legata a un sistema di istituzioni religiose, era, in qualche modo, espressione <strong>della</strong> religiosità. La<br />

“pietas” faceva parte dell’”humanitas”. L’epicureismo eliminava ogni residuo soprannaturale, riportava<br />

tutto al governo <strong>della</strong> natura. Lucrezio scrisse il grande poema <strong>della</strong> natura come unico ordine delle cose e<br />

dell’umanità. Sulla base delle leggi naturali ogni individuo raggiunge la felicità, vivendo conformemente ai<br />

principi <strong>della</strong> vita serena, senza cercare di prevaricare sulla natura. Non vi sono altre leggi che quelle<br />

comprese nell’ordine <strong>della</strong> natura. “Humanitas” e “naturalitas” coincidono. Cicerone aveva, invece, un forte<br />

senso di religiosità: perciò avversava l’epicureismo, sebbene ammirasse Lucrezio, per avere esplorato le<br />

regioni dell’universo, scoprendo dovunque le medesime leggi, l’universale principio <strong>della</strong> vicenda<br />

dell’aggregazione e <strong>della</strong> disgregazione degli atomi. Secondo Cicerone, un ordine divino è alla base<br />

dell’ordine <strong>della</strong> natura e <strong>della</strong> storia. La vita degli uomini è incardinata nell’ordine divino e religioso, fa<br />

parte del soprannaturale. Gli spiriti umani fanno parte <strong>della</strong> vita immortale dell’universo. In questo senso,<br />

“divinitas”, “naturalitas”, “humanitas”, “civitas” s’intrecciano insieme e costituiscono l’ordine dell’universo<br />

e <strong>della</strong> storia.<br />

Per l’epicureismo, invece, le istituzioni politiche sono un che di superfluo e non necessario. Esse servono a<br />

contrastare e mitigare la ferocia umana, insita nella condizione naturale; sono in questo senso necessarie. Lo<br />

scenario <strong>della</strong> natura è dominato dal contrasto, dalla vicenda dell’aggregazione casuale degli atomi e dal<br />

destino di morte di ogni entità che viene a formarsi. L’epicureismo è caratterizzato da una nota di<br />

pessimismo. L’uomo è destinato a dissolversi nella generale disgregazione delle cose.<br />

Invece Cicerone professa la fede nell’immortalità dell’anima. Gli spiriti umani provengono da una sede<br />

divina (dall’anima del mondo) e a una sede divina ritornano. Gli uomini che hanno contribuito al progresso<br />

<strong>della</strong> civiltà politica sono premiati con la vita eterna di spiriti preposti all’ordine del mondo.<br />

Gli spiriti che si sono prodigati nella vita civile dopo la morte sono assunti nelle sfere celesti e ad essi<br />

viene dunque in qualche modo assegnato il compito di sovrintendere allo svolgimento <strong>della</strong> storia attraverso<br />

gli influssi inviati dalla sede eterna. E’ la convinta credenza nella funzione degli spiriti immortali, esposta<br />

nell’ultimo libro <strong>della</strong> “Repubblica”, il “Somnium Scipionis”, così diffuso nel medioevo. Gli spiriti beati di<br />

Dante hanno qui la loro fondamentale concezione teorica.<br />

L’unificazione politica dell’umanità rappresenta, in tale prospettiva, il fine ultimo <strong>della</strong> storia.<br />

Nella spiritualità romana era compresa questa convinzione: che ai Romani era stata affidata (dallo stesso<br />

Spirito del mondo) la realizzazione <strong>della</strong> “civitas” universale. Questa convinzione fa parte <strong>della</strong><br />

“humanitas” ciceroniana, <strong>della</strong> quale parte fondamentale è quella religiosità che ruota intorno alla credenza<br />

nell’immortalità dell’anima e nel destino celeste degli spiriti immortali.<br />

Cicerone, d’altra parte, non abbraccia una verità definitiva, assume il pensiero platonico (accademico)<br />

come ipotesi teorica fondamentale, che trova motivi di sintesi e di approfondimento con quello stoico.<br />

L’umanesimo latino aveva così il suo massimo rappresentante teorico, trovava la sua sintesi compiuta.<br />

Lo stato romano si configurava come il principio federativo di tutti i popoli, come l’eclettismo costituiva il<br />

principio metodico <strong>della</strong> sintesi culturale, idonea a evitare ogni dogmatismo e a costituire l’umanesimo come<br />

ipotesi aperta, come fondamento e forma di pensiero critico.<br />

Si tratta, ora, di aggiornare il progetto del governo mondiale, tracciando, sulle basi del diritto naturale, le<br />

linee di una legislazione universale (tenendo conto ad esempio delle proposte di Kant nel suo saggio sulla<br />

pace universale) che sia condizione (e ragione sufficiente) di un ordine politico nuovo.<br />

L’eclettismo di Cicerone era anche una <strong>prova</strong> <strong>della</strong> vitalità e attualità del pensiero di Platone.

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