Storia popolare della filosofia - prova-cor
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Il principio attivo è fuoco vivificante: un’energia che si esprime attraverso un’attività creatrice di forme di<br />
vita. 490 La natura, nel suo principio e nella sua sostanza fondamentale, è questo stesso fuoco “artefice”, che<br />
contiene i princìpi di generazione di tutte le cose e che, in quanto soffio e spirito animatore e unificatore, fa sì<br />
che tutta la natura costituisca una totalità organica, in cui un legame indissolubile tiene unite tutte le cose<br />
durevolmente. 491 Questo stesso principio è mente e ragione reggitrice. 492 Infatti l’universo è regolato da una<br />
mente divina che ovunque penetra e mo<strong>della</strong> ogni cosa, secondo un piano provvidenziale. In questo senso,<br />
esso è “la ragione seminale del mondo” (Diogene L., VII, 156), contiene, cioè, tutte le forme secondo cui si<br />
sviluppano tutti gli enti e si verificano tutti i processi di trasformazione. 493<br />
Dal fuoco originario l’universo si forma secondo una eterna vicenda ciclica. L’universo, così, si rigenera<br />
continuamente, dopo essersi dissolto nel fuoco originario, per ogni periodo che costituisce il “grande anno”<br />
cosmico. 494 La formazione dell’universo avviene attraverso la distinzione die due princìpi dell’anima e del<br />
coscienza attivo (l’eghemonicon), che si esplica ed è in quanto costituisce un tutto con la realtà del dis<strong>cor</strong>so, per cui la<br />
ragione non è né prima né dopo, ma è dis<strong>cor</strong>so. Se il dis<strong>cor</strong>so è retto, razionale, esso non presuppone passioni e vizi, ma<br />
le passioni e i vizi risolve in sé in quanto retto e ordinato dis<strong>cor</strong>so, onde passioni e vizi sono, presi a sé, irrazionalità,<br />
sono dovuti, appunto, al non sapere pensar bene. Vi è a tale proposito un testo che possiamo far risalire a Zenone<br />
[Cicerone, Ac. Post., I, 38] e che chiaramente precisa il significato logico dell’etica zenoniana, per la quale spetta<br />
all’uomo saper pensare, e per la quale, in conclusione, socraticamente la virtù umana non dipende affatto da ordini<br />
precostituiti, ma dallo sforzo umano d’essere se stesso, cioè ragionevole e quindi coerente a sé, donde scaturisce la virtù<br />
come coerenza (homologhia) e atto conveniente (cathécon). […] Il vizio, dunque, è passione nel senso che è mancanza<br />
di ragione, o meglio è non capacità (non virtù) di ben pensare in cui consiste il ragionare, per cui errare, l’errato<br />
giudizio, è un farsi prendere, un patire ler rappresentazioni stesse che vanno in libertà (“Zenone, paragonando al cieco<br />
volo di uccelli spauriti la mobilità del passionale […], sostiene che la passione è un <strong>cor</strong>rere sbigottito dell’anima”:<br />
Stobeo, Ecl., II, 7, 1, 2); mentre il ragionare è un porre ordine (ηγεοµαι), un confederare, legandole secondo la loro<br />
misura e implicazione, quelle medesime rappresentazioni” (La <strong>filosofia</strong> antica, II, pp. 218-219).<br />
490 Il fuoco è una forza vitale, che si diffonde per tutto l’universo. “Tutte dunque le parti del mondo […] si<br />
mantengono sostenute dal calore […]; e il mondo stesso da una simile ed ugual natura è conservato in tanto lunga<br />
durata, e si deve intendere che quel calore e quel fuoco è così compenetrato con tutta la natura, che in esso sta la forza<br />
di ogni procreazione e la causa di ogni nascita” ; si tratta, cioè, di un principio vitale che “tutto conserva, alimenta,<br />
accresce, sostiene e fornisce di senso” (Cicerone, De natura deorum, II, 25, 28, 41).<br />
491 La natura, così, costituisce un ordine, in cui tutti gli enti sono insieme concatenati e ogni fatto è causa di altri ,<br />
secondo l’ordine stabilito. Così nell’universo nulla è casuale, ma ogni cosa ha una funzione ed è fatta in rapporto al<br />
tutto (ad esempio, le messi e i frutti sono per gli animali, questi per l’uomo, il quale, a sua volta, esiste per<br />
“contemplare e imitare il mondo” (Cicerone, De natura deorum, II, 37). “Nulla infatti esiste né accade senza causa nel<br />
mondo, perché non c’è nulla in esso di sciolto e separato da tutti i precedenti. Si dividirebbe infatti e si spezzerebbe e<br />
non resterebbe mai uno il mondo, che è sempre governato da un solo ordine e disegno, se insorgesse un movimento<br />
senza causa” (Alessandro d’Afrodisia, De fato, 22, 191, 30). Così ogni fatto è segno di ogni altro: e su ciò si basa la<br />
divinazione, che è, secondo Crisippo, “la forza di conoscere, vedere e spiegare i segni che gli dèi offrono agli uomini”<br />
(Cicerone, De divinatione, II, 63, 130).<br />
492 “A quelli maggiormente inclini alla scienza pura, alla vita teoretica com’è intesa da Aristotele, lo stoicismo offriva<br />
un bell’oggetto di contemplazione: ritrovare, fin nello spezzettamento delle cose e nei particolari più minuti degli<br />
eventi, l’Ordine manifestato dal <strong>cor</strong>so degli astri del cielo; scoprire ovunque il dito di Dio, prendere coscienza<br />
dell’armonia, dell’unità del Tutto, comprendere come ogni oggetto, ogni fatto di quaggiù, si congiunga in un insieme<br />
che, nonostante i dolori umani, deve apparire, in fondo, saggio e buono” (A. J. Festugière, Le Dieu cosmique, Paris<br />
1949, p. 331).<br />
493 Questo principio intelligente e attivo è anche Dio stesso, che presiede alla generazione del mondo, da sé genera e<br />
in è raccoglie tutte le cose. Questa concezione è essenzialmente panteistica: Dio e il mondo si identificano. Dio coincide<br />
con lo stesso ordinamento del mondo. “Ed è Dio un animale immortale, razionale, perfetto e intelligente nella sua<br />
beatitudine, lontano da ogni male, provvidenza governante l’universo e tutto quanto è nell’universo: non avente forma<br />
umana. E’ creatore di tutte le cose e quasi padre di tutte, tutto pervadendo in comune […]” (Diogene L., VII, 147-148).<br />
Le divinità <strong>della</strong> mitologia politeista non sono altro che modi diversi in cui è chiamato lo stesso Dio, in rapporto alle sue<br />
varie funzioni nell’universo (Cfr. ib.). Nella concezione teologica degli stoici può essere ravvisata, tuttavia, una forma<br />
di teismo.<br />
494 Così, dopo la conflagrazione universale si ha la riproduzione identica del tutto, “e di nuovo dal principio si ritorna<br />
allo stesso ordine cosmico; e di nuovo muovendosi ugualmente gli astri, ogni avvenimento accaduto nel precedente<br />
ciclo senza alcuna differenza torna a compiersi” (Nemesio, De natura hominum, 38). Nella concezione stoica, la<br />
conflagrazione è interpretata anche come purificazione del mondo dal male (catarsi cosmica). Come è noto, Nietzsche<br />
ha ripreso questo motivo dell’“eterno ritorno” di una medesima grande vicenda cosmica, mettendo in rilievo, in<br />
particolare, il senso di angoscia che accompagna il pensiero di questo che appare come “il peso più grande<br />
dell’esistenza”. In un paragrafo (341) de La gaia scienza così egli si esprime: “Che cosa accadrebbe se un giorno o una