I sentimenti e tutte le sue sfumature. Nobili sì e nobili no ... - Luigi Ladu

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l‟impresa del monte Cùcaro
“E taccio dei fasti del celebre contrabbandiere e bandito
Pietro Mamia – così scrisse Enrico Costa – che
prima protesse e poi abbandonò il Sanna e il Cilocco,
venuti dalla Corsica per ritentare la guerra angioina”.
Ѐ stato già detto, Bastiano errava da stazzo a stazzo,
smarrito, sconsolato col tedio nell‟anima e col cruccio
nel cuore: quel giuramento pronunciato nel campo di
San Sebastiano lo aveva indisposto.
Non poteva dare caccia ai nemici, si sentiva un
disoccupato.
Egli tentava di distrarsi recandosi da una località
All‟altra della Gallura, tra cui allo stazzo di l‟Avru.
Da principio il Muto si era recato con indifferenza a
quello stazzo solitario, dove passava un po‟ di tempo,
assistendo alla lavorazione del formaggio e altre faccende
domestiche.
Più tardi, però, Bastiano aveva reso le visite più frequenti
alla casetta del pastore e dalla sua fisionomia era
scomparsa quella tinta fosca e ringhiosa.
Qual‟era la causa di quell‟improvviso cambiamento?
La causa c‟era ed era una bella causa, una bellissima
Ragazza tra i quindici e i sedici anni.
Anton Stefano, il proprietario dello stazzo, aveva tre
figlie, giovane, graziose e avvenenti, ma, una tra tutte,
primeggiava in bellezza.
Si chiamava Gavina.
Capelli nerissimi, taglia snella ed elegante, braccia
affusolate, sode, lisce e rosee.
Indossava un pittoresco costume di Bortigiada.