I sentimenti e tutte le sue sfumature. Nobili sì e nobili no ... - Luigi Ladu

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Francese, corso, gallurese e la loro materna lingua
sarda, ben aggiornati in tutti i campi culturali.
Come sbarcarono, ne abbracciarono due fra molti.
Fecero il loro nome in gallurese, Gjacu e Gjonfranciscu,
bisbigliando nell‟orecchio a ciascuno dei due un
“grazie!”.
Fu un ringraziamento prolungato e cordiale, sussurrato
nell‟orecchio di entrambi.
Per orgogliosa correttezza soffocarono in petto un
singhiozzo, che sarebbe stato un pianto dirotto, se fossero
uomini senza flemma.
La gente osservava ignara e incuriosita questi distinti
signori che usano tanta deferenza verso gente comune.
Senza alcuna titubanza si rivolsero allora in perfetto
gallurese (l‟autore ha tradotto in italiano il loro discorso
per lettori non di Gallura).
Parlarono a turno, uno per volta:
“Cari galluresi, cari amici, cari fratelli, voi siete tutto
molto di più di questi preziosissimi nomi”.
“Non basterebbe chiamarvi Cari santi uomini perché
in voi noi abbiamo individuato la misericordia di Dio”.
“Noi eravamo i famigerati ladri di galline, ma anche
di colpi e di corpi più grossi che per mezzo vostro e per
grazia di Dio fu l‟ultimo nostro reato”.
A turno parlarono tutti e tutti furono applauditi in una
festa che durò tre giorni e vi partecipò l‟intera Gallura.
Ringraziarono ripetutamente i galluresi gente non solo
onesta, ma soprattutto di nobili sentimenti di fede, di
amore e carità: una buona azione produce miracoli
Dovevano proseguire per altri debiti che pagarono.