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idrogeologico dei terreni.<br />

Le operazioni di sbancamento e livellamento, oggi di facile<br />

esecuzione anche grazie all’introduzione di strumentazioni laser<br />

“portate” sulla trattrice, risultano efficacemente eseguite<br />

quando lo strato superficiale del suolo si presenta idoneo per<br />

ospitare le barbatelle, in poche parole quando riusciamo a preservarne<br />

la fertilità. Talvolta, durante i lavori di sistemazione,<br />

strati sterili di terreno vengono utilizzati per colmare dislivelli.<br />

Pertanto, durante le movimentazioni, bisognerebbe accantonare<br />

del terreno fertile degli strati superficiali in una zona<br />

dell’appezzamento e ridistribuirlo in un secondo tempo sopra<br />

gli strati sterili. Questa ulteriore operazione, pur determinando<br />

un aumento dei costi, consente di evitare la presenza di “fazzoletti<br />

sterili” di terreno, favorendo contestualmente la crescita<br />

uniforme delle barbatelle.<br />

Alla sistemazione del terreno fa seguito lo scasso, classica<br />

operazione preparatoria che si dovrebbe effettuare nell’estate<br />

precedente all’impianto. Lo scasso, che mira a creare un<br />

ambiente adatto ad essere esplorato delle radici ed al mantenimento<br />

della riserva idrica, può essere realizzato mediante<br />

utilizzo di aratri che rivoltano la fetta o di denti ripuntatori che<br />

smuovono il terreno; l’utilizzo di quest’ultimi è consigliato ogni<br />

qual volta si prevede che il rimescolamento degli strati del<br />

suolo possa portare in superficie materiale inerte o poco fertile;<br />

in entrambi i casi comunque la profondità di lavoro deve<br />

essere non inferiore al metro.<br />

Altro intervento importante è la concimazione di fondo. In tutti<br />

i manuali di viticoltura è possibile reperire delle tabelle che<br />

suggeriscono, in funzione della tessitura dei terreni, i piani per<br />

una corretta esecuzione della concimazione, ma è opportuno<br />

ribadire che solo con un’analisi puntuale del suolo possiamo<br />

procede alla predisposizione di un piano di concimazione più<br />

appropriata per il nostro appezzamento.<br />

In questa sede è giusto ricordare le regole generali che governano<br />

i piani della concimazione della fondo:<br />

1. è inutile eccedere con interventi pre-impianto nei terreni<br />

tendenzialmente sabbiosi perché, per loro natura, sono<br />

fortemente soggetti ad azioni di dilavamento; in questi<br />

casi è fondamentale, anche se sempre più difficile da reperire,<br />

l’impiego di concimi organici come il letame, che<br />

migliorano la struttura del suolo aumentando la capacità<br />

di ritenzione nei confronti della riserva idrica e dei composti<br />

minerali;<br />

2. nei terreni prevalentemente argillosi gli apporti pre-impianto<br />

devono essere effettuati esclusivamente a base<br />

118<br />

di potassio, fosforo e magnesio, in funzione del livello di<br />

carenza che l’analisi del suolo ha evidenziato;<br />

3. non bisogna sottovalutare gli interventi “correttivi” o<br />

“ammendanti” che vengono condotti su terreni particolari<br />

e che servono per aumentare o diminuire, rispettivamente<br />

nei terreni estremamente acidi o basici, il pH del suolo.<br />

Queste operazioni aumentano il livello di assorbimento<br />

dei nutrienti stessi ed evitano che alcuni elementi, in situazione<br />

estreme, possano essere totalmente indisponibili<br />

per le pianta.<br />

LA SCELTA DEL MATERIALE<br />

PER L’IMPIANTO<br />

I principali materiali necessari per l’impianto sono rappresentati<br />

dai pali, dai fili e da altri accessori connessi alla funzione<br />

di sostenere il filare. In linea generale la scelta dei pali deve<br />

essere fatta in funzione dei seguenti aspetti: la durata, la praticità,<br />

il costo di acquisto e di messa in opera ed infine non va<br />

trascurato l’aspetto paesaggistico.<br />

Premesso che le case venditrici propongono i materiali forniti<br />

di garanzia e che si possono comunque ritrovare lotti scadenti,<br />

un buon palo in legno ha una durata media garantita di circa<br />

20 anni. Con opportuni accorgimenti che prevedono l’utilizzo<br />

di sostanze protettive, soprattutto della parte interrata, la durata<br />

del palo può essere addirittura raddoppiata. Per quanto<br />

riguarda il cemento, ricorrendo all’utilizzo di pali precompressi<br />

e vibrati, la loro durata supera tranquillamente i 50 anni. Discorso<br />

a parte merita il palo in acciaio, la cui durata è funzione<br />

dell’ambiente in cui è utilizzato; negli ambienti costieri ad<br />

esempio, se l’acciaio non è ben protetto, l’azione dell’aerosol<br />

marino ne riduce la durata a circa 10 anni mentre in altri ambienti<br />

si possono superare i 20 anni di impiego.<br />

A queste informazioni legate all’età media delle strutture dobbiamo<br />

aggiungere un’importante considerazione applicativa:<br />

spesso i trattori, pur con bravi conducenti, urtano accidentalmente<br />

le strutture di sostegno. I pali rispondono diversamente<br />

agli urti: il sostegno in cemento è quello più suscettibile a<br />

scheggiature e/o rotture che ne compromettono irrimediabilmente<br />

la funzionalità; il palo in acciaio invece non si rompe,<br />

ma si piega con una certa facilità, mentre quello in legno è il<br />

più resistente a questo tipo di sollecitazioni. Anche per quanto<br />

riguarda i fili, il materiale condiziona fortemente la durata: in<br />

commercio troviamo normalmente filo in acciaio zincato, filo<br />

trattato con lega di zinco e alluminio e filo in acciaio inox.<br />

Queste ultime due tipologie, pur essendo le più costose, garantiscono<br />

la maggior durata nel tempo grazie ad una mag-

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