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PREMESSA<br />
Qualsiasi sia la forma di potatura prescelta, fin dal primo anno<br />
d’impianto, in fase di allevamento, è bene osservare le seguenti<br />
regole di buona pratica agronomica:<br />
• Le viti devono essere sempre messe a dimora in terreni preparati<br />
per tempo con lavorazioni profonde. Sebbene la fertilità<br />
dei substrati sia estremamente eterogenea anche nei piccoli<br />
appezzamenti, è importante ribadire che l’agronomo incaricato<br />
dell’impianto deve aver precedentemente provveduto alla correzione<br />
anche di quei “fazzoletti” di terreno caratterizzati da<br />
situazioni di sterilità del suolo stesso: le viti inserite in questi<br />
contesti costituiranno sempre un problema rispetto alle viti<br />
adiacenti;<br />
• La vegetazione non deve essere lasciata libera, ma fin dal<br />
primo anno deve essere, se non legata al tutore, quantomeno<br />
indirizzata verticalmente. Ciò favorirà la costituzione di un<br />
fusto principale più vigoroso e ben orientato rispetto al filare,<br />
condizione necessaria per ridurre al minimo i danni causati dai<br />
mezzi meccanici utilizzati per le lavorazioni; inoltre, negli areali<br />
umidi e piovosi o in particolari annate, questa gestione della<br />
giovane vegetazione ridurrà i rischi da malattie fungine;<br />
• La lotta alle malerbe è fondamentale per evitare la competizione<br />
con le giovani viti ed un conseguente ridotto sviluppo<br />
delle piantine; a riguardo è necessario ricordare che nei primi<br />
anni di allevamento è consigliabile non ricorrere al diserbo<br />
chimico per evitare fenomeni di fitotossicità: la lotta alle infestanti<br />
sarà quindi da condurre mediante lavorazioni ripetute<br />
durante la stagione;<br />
• Nel caso di piante che mostrano ritardi di crescita è suggerita<br />
la concimazione localizzata, evitando concentrazioni eccessive<br />
di fertilizzante in prossimità delle radici;<br />
• L’irrigazione non va utilizzata “a volontà”; soprattutto il<br />
primo anno gli interventi irrigui vanno modulati sulla crescita<br />
vegetativa delle giovani piantine: se la dotazione idrica del terreno<br />
su cui impiantiamo non è un fattore limitante e consente<br />
la crescita regolare, l’irrigazione deve essere contenuta ai soli<br />
momenti di stress estivo per garantire la funzionalità fogliare.<br />
Come vedremo nei paragrafi successivi la presenza di varietà<br />
con internodi particolarmente lunghi può creare dei problemi<br />
in fase di impostazione del sistema di allevamento.<br />
La potatura della vite viene generalmente distinta in potatura<br />
di allevamento e potatura di produzione. Con la prima si intendono<br />
tutte quelle operazioni cesoie, condotte sia durante<br />
la stasi invernale che nel pieno rigoglio vegetativo, finalizzate<br />
al raggiungimento di una particolare forma finale della pianta<br />
che permettono il raggiungimento degli obiettivi produttivi<br />
prefissati.<br />
Per potatura di produzione possiamo intendere tutte quelle<br />
pratiche colturali che, mediante l’eliminazione di germogli<br />
o parte di questi sia dopo la caduta delle foglie che durante<br />
la primavera successiva, permettono il mantenimento, da un<br />
anno all’altro, degli obiettivi produttivi raggiunti con la potatura<br />
di allevamento.<br />
LA POTATURA DI ALLEVAMENTO<br />
Sino a pochi decenni fa la forma finale della vite veniva ottenuta<br />
in non meno di quattro annate, periodo che oggi viene<br />
considerato lungo. Attualmente, l’utilizzo di materiale risanato<br />
(quindi più vigoroso), di concimazioni di fondo più equilibrate,<br />
dell’irrigazione come strumento di forzatura, consente al viticoltore<br />
di raggiungere la forma finale, in non più di tre anni.<br />
L’alberello è ancora la forma di allevamento più diffusa in <strong>Sardegna</strong><br />
anche se, negli ultimi anni, nei nuovi impianti si fa ricorso<br />
quasi esclusivamente alla controspalliera, che si è diffusa<br />
in quanto facilmente meccanizzabile e per le minori esigenze<br />
di manodopera. I sistemi di potatura, che caratterizzano questa<br />
forma sono rispettivamente la potatura corta (cordone speronato)<br />
o lunga (guyot) e vengono scelti in base alla varietà interessata<br />
o per raggiungere un prefissato obiettivo enologico.<br />
L’adozione di una potatura lunga o corta, ovviamente influenza<br />
il quantitativo d’uva prodotta, che comunque dipende anche<br />
dall’annata, dalla fertilità del suolo, dalle concimazioni e dalle<br />
irrigazioni e dall’interazione col portinnesto. Una particolarità<br />
della controspalliera è la possibilità di distinguere spazialmente<br />
due zone: la fascia produttiva (in prossimità del capo a frutto<br />
o del cordone permanente) e la fascia vegetativa (al di sopra di<br />
questa). La presenza di due zone ben delimitate influenza positivamente<br />
alcuni aspetti tecnici, come ad esempio la miglior<br />
efficienza della distribuzione dei fitofarmaci e la meccanizza-<br />
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