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mente selettivo ma agisce solo per ingestione contro le larve.<br />
Per avere una buona efficacia è quindi necessario trattare nel<br />
momento in cui è massima la presenza di larve neonate non<br />
ancora penetrate nell’acino, all’interno del quale non sono più<br />
raggiungibili dal prodotto.<br />
I risultati migliori si ottengono aggiungendo zucchero alla miscela<br />
insetticida ed intervenendo al tramonto (le radiazione solari<br />
disattivano la tossina del batterio). Generalmente è necessario<br />
effettuare due trattamenti distanziati di una settimana a<br />
partire da 9-10 giorni dall’inizio dei voli.<br />
La tecnica della confusione sessuale è il metodo biotecnico di<br />
lotta alle tignole maggiormente impiegato nei vigneti dell’Europa<br />
continentale ed ha mostrato una buona efficacia anche<br />
nelle prove sperimentali condotte nella <strong>Sardegna</strong> Meridionale.<br />
Questa tecnica consiste nell’impiego di un elevato numero di<br />
erogatori di feromoni sessuali (circa 500 per ettaro) che, saturando<br />
l’aria o costituendo false tracce, impediscono l’incontro<br />
tra gli individui dei due sessi ed evitano così l’accoppiamento<br />
e la conseguente fecondazione delle uova.<br />
Risultati soddisfacenti si ottengono solo in presenza di basse<br />
densità di popolazione e intervenendo su ampie superfici (almeno<br />
10 ettari) o in vigneti isolati, in modo da impedire una<br />
migrazione di femmine fecondate dall’ambiente circostante.<br />
Gli erogatori devono essere posizionati nel vigneto a marzo,<br />
prima dell’inizio dei voli degli adulti, e hanno una persistenza<br />
di azione che dura per tutta la stagione produttiva.<br />
I mezzi più largamente impiegati nella lotta alla tignoletta sono<br />
i prodotti chimici di sintesi. Contro L. botrana sono registrati<br />
numerosi principi attivi, caratterizzati da specifiche modalità<br />
d’azione che condizionano il momento ottimale del loro impiego.<br />
Gli insetticidi fosforganici ancora permessi per la vite (per<br />
esempio, Clorpirifos-metile) sono poco persistenti ed hanno un<br />
leggero potere citotropico che gli consente di attraversare i<br />
primi strati cellulari della polpa e raggiungere la larva anche<br />
all’interno dell’acino. Questa caratteristica consente pertanto<br />
di effettuare trattamenti curativi intervenendo dopo il picco di<br />
cattura dei maschi e solo se si raggiunge la soglia d’intervento.<br />
Tra gli insetticidi neurotossici sono permessi anche alcuni piretroidi<br />
(per esempio Deltametrina), il cui uso però deve essere<br />
attentamente valutato data la loro totale mancanza di selettività<br />
che potrebbe determinare la totale scomparsa degli insetti<br />
utili e dare l’avvio a pullulazioni di insetti e acari normalmente<br />
di secondaria importanza.<br />
I più recenti insetticidi registrati per difesa della vite hanno<br />
una bassissima tossicità per l’uomo e un certo grado di selettività<br />
nei confronti degli insetti utili.<br />
Tra questi troviamo regolatori di crescita, quali i chitinoinibi-<br />
tori (Teflubenzuron, Flufenoxuron, ecc.) e gli acceleratori della<br />
muta (Tebufenozide, Methoxyfenozide), e lo spinosad (tossina<br />
di origine naturale).<br />
Questi principi attivi raggiungono la loro massima efficacia se<br />
irrorati all’inizio dei voli, quando ancora non è possibile stimare<br />
l’infestazione larvale.<br />
La decisione sull’opportunità del trattamento non può quindi<br />
basarsi sulla soglia intervento ma piuttosto sull’intensità degli<br />
attacchi degli anni precedenti e sul livello d’infestazione della<br />
generazione antofaga.<br />
Questa strategia, seppure empirica, può fornire buoni risultati<br />
se si ha una profonda conoscenza della dinamica di popolazione<br />
della tignoletta nel comprensorio in cui si opera, ma presenta<br />
il rischio di affrontare la lotta con trattamenti programmati<br />
senza tener conto della loro reale dannosità.<br />
La lotta alla tignoletta può essere agevolata dalle tecniche di<br />
potatura verde che, esponendo i grappoli alla luce diretta del<br />
sole, incrementano la mortalità delle uova e facilitano il contatto<br />
dei fitofarmaci con l’insetto bersaglio.<br />
COCCINIGLIA COTONOSA DELLA VITE<br />
In <strong>Sardegna</strong>, tra le cocciniglie che possono infestare la coltura,<br />
solo Planococcus ficus determina con frequenza crescente<br />
gravi danni alle produzioni.<br />
Questa specie è polifaga e può svilupparsi in numerose piante<br />
erbacee e arboree, tra cui predilige il fico.<br />
Ciclo biologico<br />
La cocciniglia cotonosa della vite svolge 3-4 generazioni<br />
all’anno e sverna riparata sotto il ritidoma, prevalentemente<br />
allo stadio di femmina fecondata ma, in misura nettamente inferiore,<br />
anche come neanide. In primavera, le femmine ovidepongono<br />
dando inizio ad una prima generazione che si sviluppa<br />
in gran parte sotto la corteccia.<br />
Infatti nel mese di maggio solo il 30-40% delle neanidi tende a<br />
diffondersi colonizzando la base dei giovani getti. Le femmine<br />
della prima generazione fanno la loro comparsa a fine maggio<br />
e danno origine ad un picco di ovideposizioni nell’ultima decade<br />
di giugno. All’inizio di luglio, le neanidi di prima età della<br />
seconda generazione colonizzano le foglie e completano il loro<br />
sviluppo alla fine dello stesso mese.<br />
È importante evidenziare che, anche in questo periodo, una<br />
frazione consistente della popolazione (circa il 30%) rimane<br />
riparata sotto il ritidoma dove completa il ciclo biologico.<br />
Ad agosto, gli stadi giovanili della terza generazione invadono<br />
i grappoli dove trovano le migliori condizioni ambientali per<br />
svilupparsi e formare talvolta fitte colonie.<br />
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