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mento dovrà certamente variare in funzione del carico iniziale<br />
e sarà diversamente calibrata per i vitigni bianchi e per i rossi,<br />
ma, soprattutto, dovrà tenere in massima considerazione l’obiettivo<br />
enologico da perseguire.<br />
Questi interventi sono particolarmente onerosi, in quanto generalmente<br />
eseguiti manualmente, per di più con l’impiego di<br />
manodopera specializzata che richiede un elevato costo unitario.<br />
Accanto alla scelta dell’entità del diradamento, e della<br />
conseguente riduzione della produzione, occorre quindi valutare<br />
attentamente anche i costi dell’operazione, in funzione delle<br />
diverse modalità d’intervento.<br />
L’EPOCA E LE TECNICHE<br />
DI ESECUZIONE DEL DIRADAMENTO<br />
L’epoca in cui si deve eseguire il diradamento dei grappoli può<br />
variare dal momento dell’allegagione fino alla maturazione<br />
con conseguenti risultati diversi in funzione dell’epoca di esecuzione<br />
(Tab. 3).<br />
Se il diradamento viene effettuato al momento dell’allegagione,<br />
qualora si scelga di asportare una gran quantità di grappoli<br />
(diradamento quantitativo), è opportuno eliminare sia quelli<br />
che per la loro posizione sulla pianta matureranno per ultimi e<br />
che sono posizionati nei nodi più alti del germoglio, sia quelli<br />
già parzialmente danneggiati dai parassiti, oppure asportare<br />
ulteriori frutti qualora il carico fosse ancora eccessivo. Operando<br />
in questo modo, alla conclusione del periodo erbaceo<br />
l’insieme dei grappoli dovrà essere omogeneo affinché la successiva<br />
maturazione possa avvenire con maggiore uniformità.<br />
Tabella 3. Epoche di esecuzione del diradamento.<br />
Il diradamento, praticato nei primissimi stadi dell’invaiatura,va<br />
fatto eliminando i grappoli doppi presenti su un nodo, quelli di<br />
dimensioni eccessive o eccessivamente addossati gli uni agli<br />
altri, quelli mal conformati e quelli portati da corti germogli,<br />
nei quali vi sia un evidente squilibrio tra quantità di uva e superficie<br />
fogliare.<br />
Per eliminare eventuali eccessi di produzione ed evitare il relativo<br />
scadimento qualitativo del prodotto, è possibile intervenire<br />
anche fino al momento dell’invaiatura (Fig. 2). Il diradamento<br />
effettuato in epoca così tardiva è più indicato nelle varietà a<br />
grappolo compatto, poiché l’asportazione di parte del prodotto<br />
non stimola l’accrescimento eccessivo dei grappoli rimasti, e<br />
riduce i pericoli di spaccatura degli acini e di conseguente formazione<br />
di marciumi.<br />
Il diradamento eseguito nel periodo che va dall’invaiatura sino<br />
a 15-20 giorni prima della vendemmia, oggi il più utilizzato,<br />
non deve normalmente interessare più del 25% della produzione<br />
rimasta.<br />
Nel corso di questa operazione si potrebbe anche eliminare la<br />
parte terminale del grappolo, al fine di migliorarne la maturazione<br />
(diradamento qualitativo).<br />
Un altro tipo di diradamento è quello previsto per le viti giovani<br />
e per quelle viti maggiormente sofferenti, dove è importante<br />
abbassare notevolmente il livello produttivo per garantire<br />
un’adeguata vigoria e durata delle piante nel tempo (diradamento<br />
selettivo).<br />
Fase fenologica Grappoli eliminati Tipo di diradamento<br />
Allegagione Grappoli in eccesso e mal posizionati<br />
sulla pianta<br />
Invaiatura I secondi grappoli del germoglio e quelli<br />
mal conformati<br />
15-20 giorni prima della vendemmia Grappoli attaccati da parassiti, mal<br />
conformati, posizionati male sulla<br />
pianta oppure solo la spuntatura per<br />
favorire la maturazione<br />
Diradamento quantitativo<br />
Diradamento quantitativo<br />
Diradamento qualitativo<br />
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