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Come in altre zone del Mediterraneo anche in <strong>Sardegna</strong> i viticoltori<br />

usano tradizionalmente lavorare il suolo tra i filari del<br />

vigneto per controllare le erbe infestanti e per ridurre le perdite<br />

di acqua dal terreno.<br />

Questa gestione, che solo in pochi contesti può risultare idonea<br />

e vincente, in altri può causare un progressivo degrado<br />

del terreno con diminuzione della sostanza organica, riduzione<br />

della permeabilità e della fertilità e crescente erosione del<br />

suolo. Al fine di adeguarsi alle politiche dell’UE e ridurre gli<br />

impatti ambientali negativi, la maggior parte dei produttori di<br />

vino chiede sistemi di coltivazione innovativi e sostenibili.<br />

L’inerbimento dell’interfilare è una tecnica che è stata introdotta<br />

nei vigneti per migliorare l’impatto ambientale, ma anche<br />

per migliorare o ridurre il vigore della vite ed aumentare la<br />

qualità del prodotto.<br />

L’inerbimento può essere naturale, lasciando crescere le erbe<br />

spontanee, oppure controllato o artificiale, nel caso in cui si<br />

seminino delle specie erbacee da copertura. L’inerbimento può<br />

riguardare solo l’interfilare (inerbimento parziale) o comprendere<br />

anche i filari (inerbimento totale).<br />

Un’ulteriore distinzione è relativa alla durata dell’inerbimento<br />

che può essere permanente oppure temporaneo, in quest’ultimo<br />

caso di solito si utilizzano delle leguminose annuali da<br />

granella che vengono sovesciate in primavera per arricchire il<br />

terreno di sostanza organica.<br />

Tuttavia, nelle aree del Mediterraneo caratterizzate da una<br />

marcata siccità estiva ed assenza di irrigazione, l’inerbimento<br />

è una tecnica ancora limitata, poiché la competizione per l’acqua<br />

con la coltura erbacea può risultare dannosa per la produzione<br />

della vite. In queste condizioni la scelta delle essenze<br />

vegetali che possono essere utilizzate tra i filari del vigneto<br />

rappresenta uno dei problemi centrali.<br />

La scelta deve essere dunque fatta in maniera molto oculata,<br />

considerando una molteplicità di fattori climatici, edafici, biotici,<br />

genetici (quali varietà e portinnesto), colturali (sistema di<br />

allevamento e tecniche di coltivazione) e modalità di coltivazione<br />

(convenzionale, integrato o biologico).<br />

144<br />

PREMESSA POSSIBILITà APPLICATIVE<br />

Le ricerche svolte in <strong>Sardegna</strong> dalla metà degli anni ‘90 in condizioni<br />

pedologiche e aziendali diverse tra loro permettono di<br />

affermare che la realizzazione degli inerbimenti nei vigneti è<br />

facilmente ottenibile se si rispetta una corretta preparazione<br />

del letto di semina da realizzare con una lavorazione superficiale<br />

del terreno ed una rullatura post-semina.<br />

La scelta della specie e/o dei miscugli da utilizzare riveste<br />

un’importanza fondamentale. In linea generale, in condizioni<br />

di terreni fertili o portinnesti e/o cultivar di vite vigorose le<br />

graminacee perenni a dormienza estiva, pur risultando<br />

lente nell’insediamento, garantiscono una notevole capacità<br />

di ricoprimento del terreno negli anni.<br />

In vigneti impiantati su terreni poveri, poco profondi o su varietà<br />

poco vigorose sono consigliabili le leguminose annuali<br />

autoriseminanti.<br />

I risultati ottenuti, anche nel corso del progetto SQFVS, evidenziano<br />

un’elevata attitudine alla copertura del terreno da parte<br />

dei trifogli sotterranei utilizzati nell’inerbimento controllato<br />

dell’interfilare, che mostrano un’ottima capacità di competizione<br />

con le specie infestanti.<br />

Gli interventi meccanici sono stati ridotti, limitati alla trinciatura<br />

periodica della copertura erbacea, effettuati in media due<br />

volte all’anno (fine autunno-inizio dell’inverno e primavera), e<br />

preferibili allo sfalcio con rilascio dell’erba. In alternativa nelle<br />

situazioni che lo permettono, anche il pascolamento può fornire<br />

buoni risultati.<br />

Il numero degli interventi di trinciatura è fortemente condizionato<br />

dall’andamento meteorologico e dalla velocità di accrescimento<br />

e portamento dell’erba.<br />

Al fine di ridurre i costi di gestione sembra opportuno privilegiare<br />

quelle specie e varietà erbacee a portamento prostrato e<br />

buona persistenza, come i trifogli sotterranei, che consentono<br />

di contenere il numero di trinciature ad un massimo di tre per<br />

anno (foto 1).<br />

Il dissecamento della leguminosa annuale che si manifesta<br />

alla conclusione del ciclo vegeto-riproduttivo, in tarda primavera,<br />

impedisce o comunque contiene notevolmente l’emergenza<br />

di altre specie erbacee.

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