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“LO MEGLIO SARIA NON HAVER PARCIALITÀ”<br />

tenenza politica ghibellina con vasti possedimenti nell’ovest del territorio<br />

bresciano, Innocenzo Casari 7 , anch’egli di famiglia nobile, che nel<br />

primo Cinquecento occupa la carica di priore in un convento cittadino<br />

di canonici regolari lateranensi, ed infine Bartolomeo Palazzo 8 , l’unico<br />

dei tre a scrivere in lingua volgare, utilizzando uno stile più icastico ed<br />

essenziale rispetto ai primi due. Non va, infine, dimenticato il Memoriale<br />

9 di Gian Giacomo Martinengo, uno dei personaggi coinvolti nella<br />

congiura antifrancese del 1512, vergato tra la fine degli anni ’40 e l’inizio<br />

degli anni ’50: non è una vera e propria cronaca, in quanto si concentra<br />

sulle vicende personali dell’autore e di alcuni suoi compagni<br />

congiurati, ma dà lo stesso alcuni spunti interessanti a chi voglia indagare<br />

le dinamiche fazionarie bresciane nel periodo del sacco.<br />

Un’altra cronaca finora poco indagata è il Registro di molte cose seguite<br />

di Pandolfo Nassino 10 , una corposa miscellanea manoscritta prodotta<br />

probabilmente a partire dagli anni Venti del Cinquecento ed oggi conservata<br />

nel fondo antico della Biblioteca Queriniana di Brescia. Come si<br />

vedrà, il Registro è la cronaca più ricca di riferimenti espliciti alle divisioni<br />

fazionarie che sia finora emersa dagli archivi cittadini.<br />

Attraverso l’analisi del Nassino emerge, in filigrana, l’obiettivo di questo<br />

lavoro: cercare di promuovere una rilettura profonda del panorama<br />

cronachistico e documentario bresciano attraverso gli occhi nuovi della<br />

storiografia delle fazioni. Occorre insomma, attraverso un’analisi attenta,<br />

provare ad utilizzare le cronache come cartina di tornasole dei<br />

rapporti tra fazioni avversarie nelle città italiane dell’età del Rinascimento,<br />

o anche per cercare di capire quali fossero le posizioni degli autori<br />

nei confronti delle parti. Paolo Guerrini, nel 1927, riferendosi alla<br />

letteratura libellistica scriveva che essa «non è […] una fonte sicura e<br />

autorevole per la storia, perché l’animus injuriandi degli autori di satire<br />

e libelli è sempre più inclinato a deformare la verità con le ire e gli odii<br />

personali e passionali che non a renderle l’omaggio sereno che le è dovuto.<br />

Ma per la storia del costume e per la esatta comprensione di un<br />

7 I. CASARI. De exterminio Brixianae civitatis libellus, BQBs, ms. O.VI.21. Oppure in P.<br />

GUERRINI, Le cronache bresciane inedite dei secoli XV-IX trascritte ed annotate da Paolo Guerrini,<br />

vol. II, Brescia 1927, pp. 169-195, in cui si trovano anche diverse notizie sul Casari<br />

e sulla sua famiglia.<br />

8 B. PALAZZO, Diario, in P. GUERRINI, Le cronache bresciane, vol. I, Brescia 1922, pp. 256-386.<br />

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