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D ALLA “ PASTORELLA” DI F. P ETRARCA AL “CERF BLANC”<br />
il Grifo doveva avere sotto gli occhi il lavoro di Francesco Filelfo, continuato<br />
da Girolamo Squarciafico e anche il commento del cosiddetto<br />
Antonio da Tempo 52 . Da parte sua, Giordana Mariani Canova descrive<br />
con acribìa la qualità delle vignette (di configurazione padana e quattrocentesca),<br />
dove la vicenda umana del Canzoniere è rivissuta «in chiave<br />
spigliata e cortesemente moderna», ricorda e commenta i simboli<br />
amorosi del poeta (libro trafitto da una freccia e presenza costante di un<br />
serpentello, segno del desiderio), e quelli evocativi di Laura (paesaggio<br />
di Valchiusa, con lauro, poggio, rivo) 53 . Ma si rilevano anche elementi<br />
di continuità fra le vignette e si dimostra che c’è nel Grifo una volontà<br />
di organizzazione narrativa attraverso uno scambio di sistemi segnici;<br />
la coscienza narrativa del Petrarca passerebbe nel Grifo, trasfusa in un<br />
progetto indirizzato a un pubblico ben definito. Le ‘ricorrenze’, intese<br />
come ripetizione delle aree semantiche, assicurerebbero la coerenza narrativa<br />
54 . Il Canzoniere assume l’aspetto del romanzo cavalleresco grazie<br />
52 Ibid., n. 20. Questo commento alle Rime è attribuito al giudice padovano Antonio da<br />
Tempo e pubblicato a Venezia nel 1477 dal mantovano Domenico Siliprandi. Di questo<br />
commento si servì, copiandolo in buona parte, Girolamo Squarzafico, cui nel 1484 uno<br />
stampatore veneziano aveva affidato l’incarico di completare l’interrotto commento alle<br />
Rime del Filelfo. (C. DIONISOTTI, Fortuna del Petrarca nel Quattrocento, «Italia medievale e<br />
umanistica», nr. 17 (1974), pp. 80-90:88-89). Per le citazioni dal commento del Da<br />
Tempo, Frasso si serve dell’esemplare Petr. 88 della Biblioteca Trivulziana di Milano (Milano,<br />
Scinzenzeler, 1501). P. STOPPELLI, Antonio Da Tempo, Dizionario biografico degli italiani,<br />
vol. XXXIII, Roma 1987, lo definisce «il falso di un editore quattrocentesco». Certamente<br />
da attribuire ad Antonio da Tempo è invece la Summa artis rithmici vulgaris dictaminis<br />
(1332) trattato di metrica volgare, dedicato al nipote di Cangrande, Alberto II, signore<br />
di Padova dal 1329 al 1337, successivamente volgarizzata da Gidino da Sommacampagna,<br />
opere prodotte presso la corte scaligera e finalizzate alla teorizzazione delle<br />
attività musicali legate all’ambiente di Corte. La Summa è ora edita da R. ANDREWS, nella<br />
Collezione di opere inedite o rare 136, Bologna 1977).<br />
53 MARIANI CANOVA, Antonio Grifo illustratore. Alcuni commenti degli studiosi, che siano<br />
allineati o meno, talvolta sembrano uscire dalle intenzioni del miniatore. Sulla “coabitazione”<br />
del codice e del poeta stesso, si veda in F. COSSUTTA, Il Maestro Queriniano interprete<br />
del Petrarca, «Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1996», Atti della Fondazione<br />
Ugo da Como, 1995 e 1996, Brescia 1999, pp. 214-215. Secondo ZAGANELLI La storia del<br />
Petrarca e la favola del Grifo, p. 123, a proposito del sonetto LXXXVII Sì tosto come aven<br />
che l’arco scocchi, quando gli occhi di Laura lanciano una freccia infuocata verso gli occhi<br />
del poeta, afferma che questi «è accompagnato e protetto dai suoi simboli, libro, freccia<br />
e serpente per raddoppiare le sue difese».<br />
54 ZAGANELLI, La storia del Petrarca e la favola del Grifo, pp. 89, 126.<br />
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