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178<br />

G IULIO M ERICI<br />

A guidare la pars guelfa, dunque, in questa occasione non fu il casato<br />

Avogadro, probabilmente perché, allora, l’esponente politicamente e<br />

militarmente più influente della famiglia, Luigi, era impegnato nella<br />

fortificazione del castello di Cremona 128 . Inoltre è da ritenere che furono<br />

solo alcuni personaggi o, al più, alcuni rami dei Martinengo a capeggiare<br />

i guelfi, dato che il casato nel XVI secolo era già diviso in dodici<br />

differenti ramificazioni e non presentava una linea univoca e concordata<br />

di condotta politica. Il non schieramento degli Avogadro fu forse anche<br />

consequenziale alla recente unione matrimoniale di cui ci stiamo<br />

occupando, se è vero che questa ebbe luogo per suggellare un momento<br />

di avvenuta pacificazione tra le due case. Indipendentemente da chi guidasse<br />

la parte anti-gambaresca in quel momento è opportuno notare<br />

che la inimicizia, pur non essendo costantemente alimentata e pur non<br />

dando costante vita a rixae, mantiene però un andamento carsico e resta<br />

come endemica nelle dinamiche politiche cittadine. E nel momento<br />

in cui si ravviva lo scontro tornano in superficie i due nomi storici per<br />

indicare la divisione in partes di una città.<br />

La successiva occasione di forte scontro rientra, invece nella precedente casistica,<br />

è cioè collegata a rovesci politici in cui le famiglie bresciane si inseriscono<br />

sperando di accrescere, o quantomeno mantenere, le proprie fortune.<br />

Si parla, ovviamente, degli anni della fase delle guerre d’Italia che vide<br />

la Serenissima opporsi agli stati che avevano siglato la Lega di Cambrai.<br />

Gran parte della letteratura scientifica è concorde nel legare le punte<br />

dello scontro tra fazioni nelle singole comunità a processi politici di<br />

ampia portata: «La recrudescenza della violenza in città coincideva con<br />

le prime vere difficoltà del governo estense: dapprima la guerra di Ferrara<br />

(1482-84), quindi l’inizio delle guerre d’Italia: si percepisce un<br />

nesso strettissimo tra questi eventi e la ripresa delle lotte di fazione», dice<br />

Gamberini per la città di Reggio e, per rinforzare questa tesi, cita il<br />

cronista Panciroli, che a pochi anni dagli eventi sostiene: «i nostri cittadini,<br />

dove per private cagioni fin allora avevano guerreggiato, sendosi<br />

alle private la pubblica cagione congiunta, molto più acerbamente cominciarono<br />

il loro animo a dimostrare» 129 . Sarebbe, d’altronde, molto<br />

128 SANUDO, Diarii, VII, cc. 38, 39, 125.<br />

129 GAMBERINI, Da universale a locale, pp. 229, 331.

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