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G IULIO M ERICI<br />
A guidare la pars guelfa, dunque, in questa occasione non fu il casato<br />
Avogadro, probabilmente perché, allora, l’esponente politicamente e<br />
militarmente più influente della famiglia, Luigi, era impegnato nella<br />
fortificazione del castello di Cremona 128 . Inoltre è da ritenere che furono<br />
solo alcuni personaggi o, al più, alcuni rami dei Martinengo a capeggiare<br />
i guelfi, dato che il casato nel XVI secolo era già diviso in dodici<br />
differenti ramificazioni e non presentava una linea univoca e concordata<br />
di condotta politica. Il non schieramento degli Avogadro fu forse anche<br />
consequenziale alla recente unione matrimoniale di cui ci stiamo<br />
occupando, se è vero che questa ebbe luogo per suggellare un momento<br />
di avvenuta pacificazione tra le due case. Indipendentemente da chi guidasse<br />
la parte anti-gambaresca in quel momento è opportuno notare<br />
che la inimicizia, pur non essendo costantemente alimentata e pur non<br />
dando costante vita a rixae, mantiene però un andamento carsico e resta<br />
come endemica nelle dinamiche politiche cittadine. E nel momento<br />
in cui si ravviva lo scontro tornano in superficie i due nomi storici per<br />
indicare la divisione in partes di una città.<br />
La successiva occasione di forte scontro rientra, invece nella precedente casistica,<br />
è cioè collegata a rovesci politici in cui le famiglie bresciane si inseriscono<br />
sperando di accrescere, o quantomeno mantenere, le proprie fortune.<br />
Si parla, ovviamente, degli anni della fase delle guerre d’Italia che vide<br />
la Serenissima opporsi agli stati che avevano siglato la Lega di Cambrai.<br />
Gran parte della letteratura scientifica è concorde nel legare le punte<br />
dello scontro tra fazioni nelle singole comunità a processi politici di<br />
ampia portata: «La recrudescenza della violenza in città coincideva con<br />
le prime vere difficoltà del governo estense: dapprima la guerra di Ferrara<br />
(1482-84), quindi l’inizio delle guerre d’Italia: si percepisce un<br />
nesso strettissimo tra questi eventi e la ripresa delle lotte di fazione», dice<br />
Gamberini per la città di Reggio e, per rinforzare questa tesi, cita il<br />
cronista Panciroli, che a pochi anni dagli eventi sostiene: «i nostri cittadini,<br />
dove per private cagioni fin allora avevano guerreggiato, sendosi<br />
alle private la pubblica cagione congiunta, molto più acerbamente cominciarono<br />
il loro animo a dimostrare» 129 . Sarebbe, d’altronde, molto<br />
128 SANUDO, Diarii, VII, cc. 38, 39, 125.<br />
129 GAMBERINI, Da universale a locale, pp. 229, 331.