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M ATTEO A VOGADRO<br />

Il casato Gambara prese invece, in entrambe le occasioni, le armi per<br />

le insegne viscontee ma non fu nel complesso molto danneggiato dalla<br />

duplice sconfitta del suo schieramento. Pandolfo Malatesta si limitò<br />

a bandire dalla città Pietro 100 (sposo di Beatrice di Vercellino Visconti e<br />

guida del casato) e a trasferire i suoi beni al nipote Maffeo, nonno di<br />

Gianfrancesco (capostipite dei Cardinali) e di Maffeo, padre della nostra<br />

Innominata e iniziatore dei Cappuccini. È ipotizzabile che Maffeo<br />

avesse preso posizioni meno nettamente filo-viscontee rispetto allo<br />

zio Pietro e che, pertanto, il Malatesta lo temesse meno e tentasse, anzi,<br />

di legarlo a sé. Non esiste alcuna prova di un eventuale riuscita di<br />

questo progetto e le scelte politiche successive dei Gambara non presentano<br />

alcuna discontinuità con la loro tradizione ghibellina. Bernardino<br />

Corio mette il luce la posizione degli Avogadro, non spendendo<br />

alcuna parola sul ruolo che, negli eventi del 1426, ebbe la fazione<br />

opposta: «la parte guelfa in Bressia quale impazientemente sopportava<br />

la signoria di Philippo, udita la liga facta tra Venetiani e Fiorentini,<br />

fecino capi Pietro et Achille fratelli de li Advocati, o più usato nome<br />

Avogadri, i quali riuniti con suoi se rebellarono a Venetiani […] Nondimeno<br />

in potestà dil duca remase la nova et vechia citadella con suoi<br />

borghi vicini et il resto de le forteze de la cità» 101 .<br />

Riferendosi a questo Marco Gentile asserisce che: «La clamorosa presa<br />

di Brescia (1426), consegnata alle truppe della Serenissima dalla locale<br />

parte guelfa, capeggiata dagli Avogadro, ci consente di toccare con<br />

mano la concretezza, appunto, e la vischiosità di un identità politica<br />

a cominciare dalla sovrapposizione tra residenza e appartenenza di fazione,<br />

dal momento che i guelfi abitavano in città e i ghibellini nella<br />

cittadella: caduta la città, i ghibellini resistettero arroccati nella cittadella<br />

ancora per mesi» 102 .<br />

Solo nel 1441 Brunoro Gambara, grazie all’intercessione di Antonio<br />

Martinengo, porterà il suo giuramento di fedeltà a Venezia in cambio<br />

guerras ipsa villa valde destructa sit ac fere inhabitata, quam nisi cum maxima difficultate<br />

ad statuutm debitum reducere posset».<br />

100 Pietro, figlio del conte Maffeo infeudato da Carlo IV, e fratello di Federico, padre del<br />

Maffeo a cui i beni furono destinati.<br />

101 CORIO, Storia di Milano, II, p. 1096.<br />

102 GENTILE, “Postquam malignitates”, p. 265.<br />

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