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S EVERINO B ERTINI<br />
energia dalla pars Ecclesiae e dai guelfi 45 che nel 1240 riuscirono a togliere<br />
ai malesardi il castello di Gavardo 46 . In seguito, nuovi statuti municipali<br />
proibirono la ricostruzione o il rafforzamento di alcune rocche<br />
presenti sul territorio per evitare che finissero in mano nemica, e tra<br />
queste non poteva mancare il castello di Gavardo 47 .<br />
Sia per ragioni di sicurezza che per ragioni economiche, l’orientamento<br />
politico del Comune di Brescia fu quello di espandere e consolidare la<br />
sua presenza nel contado. Il processo espansionistico si sviluppò lungo<br />
la linea dei fiumi Chiese, Oglio e Mella ricorrendo anche ad imponenti<br />
lavori pubblici di sistemazione idraulica come quella che riguardò il<br />
Naviglio Grande a Gavardo. Il Liber Potheris in un documento del 1252<br />
parla di lavori de explanatione Navigii; e dai documenti del 29 giugno, 9<br />
settembre e 3 novembre 1253 si evince che il Comune di Brescia stipulò<br />
un contratto con Barlino di Goglione per una serie di lavori di sistemazione<br />
tra cui la costruzione di un muro lungo il fianco meridionale del<br />
letto del vecchio Naviglio, la riparazione delle arche di pietra attraverso<br />
le quali regolare il deflusso delle acque del Chiese nel Naviglio, infine la<br />
costruzione di uno sfioratore per impedire l’entrata nel Naviglio di una<br />
quantità d’acqua maggiore del necessario 48 . Questo contratto tra il Co-<br />
45 La pars Ecclesiae, effettiva dominatrice del Comune di Brescia, aveva una struttura<br />
ambigua: quella di un partito retto da rappresentanti di quartiere (San Giovanni, San<br />
Faustino, Sant’Alessandro, Santo Stefano), quindi la struttura di un’associazione privata<br />
che si proponeva per statuto non solo di promuovere i propri interessi, ma addirittura<br />
di operare «a confusione e morte dei suoi avversari» (cfr. ODORICI, Storie bresciane, VIII, p.<br />
27); ma allo stesso tempo esercitava anche funzioni pubbliche come quella di figurare<br />
come contraente in trattati pubblici, come quello con Carlo d’Angiò del 1270, provvedeva<br />
ad acquisire al Comune i beni confiscati, ispirava i famosi statuti dei malesardi che<br />
regolavano dettagliatamente le modalità di domicilio coatto degli avversari. Uno statuto<br />
del 1253 imponeva «ut nullus qui non sit de parte Ecclesiae habere possit aliquot officium»<br />
(cfr. Storia di Brescia, I, p. 706). Gli statuti dei malesardi sono in ODORICI, Storie<br />
bresciane, VIII, pp. 59-64.<br />
46 Annales Brixienses, p. 819: «1240. Captum est castrum Gavardi a populo Brixiae, quod<br />
tenebant Malaxardi».<br />
47 ODORICI, Storie bresciane, VI, p. 139.<br />
48 A. REGGIO, I titoli legittimi nelle derivazioni del Chiese in A. BIANCHI, E. CONTE, A. REGGIO,<br />
Le acque del Chiese e il riconoscimento delle quattro grandi utenze, Brescia 1922, pp. 26-<br />
28; P. SCOVOLO, P. PLUDA, Nuovo corpo delle Provvisioni antiche e nuove della Spettabile Università<br />
del Naviglio formato ed approvato l’anno 1417, 2 a ed., Brescia 1777, pp. 1-2; O.