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184<br />

G IULIO M ERICI<br />

Ancora una volta la scelta di schieramento sovralocale rintuzza lo scontro<br />

tra le due fazioni in ambito cittadino, che si concretizza nei due tentativi<br />

(il primo fallito, il secondo con buon esito) di togliere Brescia dalla<br />

zona di occupazione francese, avvenuti il 21 gennaio 1512 e nei primi<br />

giorni del mese successivo. Per queste operazioni militari il conte di Valtrompia<br />

farà leva sulla sua influenza politica cittadina e soprattutto<br />

sulla possibilità di arruolare una consistente milizia tra le popolazioni<br />

delle valli Trompia e Sabbia da affiancare alle forze di Andrea Gritti 146 .<br />

Prima di proseguire vorrei citare, per contestualizzare i fatti che mi accingo<br />

a trattare, quanto asserisce Letizia Arcangeli riguardo ai movimenti<br />

collettivi che caratterizzarono la società italiana durante le guerre<br />

d’Italia: «non è del tutto assente quello che nella monarchia francese<br />

è stato definito come patriottismo dinastico, ma prevalgono solidarietà<br />

di ceto, il senso di patrie cittadine o comunque locali; comincia a<br />

contare, soprattutto tra i soldati, e attraverso l’aspro rapporto con gli<br />

oltremontani, il senso della comune nazione italiana; continua a contare,<br />

soprattutto per determinati gruppi e aree geografiche, il vincolo<br />

della fazione […] Lo stato del Rinascimento, com’è stato da più parti<br />

osservato, non è fondato su una dicotomia tra governanti e governati<br />

che vede un centro attivo e una periferia passiva e obbediente, ma invece<br />

sull’attività di una pluralità di attori, orientati nell’azione dai loro<br />

interessi, in cui giocano precise concezioni di diritti e doveri, cultura<br />

politica, dimensione collettiva e anche appartenenza fazionaria» 147 .<br />

Molti di questi elementi ideali sono rintracciabili negli eventi del gennaio-febbraio<br />

1512. In primo luogo furono gli interessi concreti a determinare<br />

la molteplice azione per restituire Brescia a Venezia, se da<br />

una parte infatti Luigi Avogadro agì per incrementare la sua influenza<br />

e parimenti indebolire quella di casa Gambara, gli altri membri di<br />

estrazione aristocratica che parteciparono furono mossi dalla speranza<br />

di ottenere delle benemerenze da parte della Serenissima (e un beneficio<br />

di 100 ducati annui promesso ai capi della congiura), d’altronde anche<br />

i valtriumplini che supportarono massicciamente l’Avogadro si mos-<br />

146 Provveditore generale di Venezia, in questo momento. Doge dal 1523.<br />

147 L. ARCANGELI, Appunti su guelfi e ghibellini in Lombardia nelle guerre d’Italia (1494-<br />

1530), in Guelfi e ghibellini, pp. 391-472.

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