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C IVILTÀ B RESCIANA<br />
la sontuosità delle vesti, che la santa sia<br />
da considerare un esemplare autografo<br />
del pittore bresciano, a date un poco più<br />
avanzate rispetto alla pala giovanile resa<br />
nota di recente dallo stesso Bocchio [«Civiltà<br />
Bresciana», a. XIX, nr. 1 (2010)].<br />
Non meno accurata è l’indagine sui<br />
sontuosi altari che fondono il bianco<br />
con i marmi versicolori e talora col<br />
commesso marmoreo, e che vengono<br />
corredati di apporti documentari e nuove<br />
attribuzioni, sulle suppellettili sacre<br />
(bellissima, anche se rielaborata, la croce<br />
astile, già studiata da Luciano Anelli),<br />
sulle sculture. Che sono sia marmoree,<br />
come le due elegantissime Virtù di Antonio<br />
Callegari (1773) che affiancano<br />
l’altare dell’Immacolata Concezione, sia<br />
lignee, come la rinascimentale Madonna<br />
col Bambino in trono inserita nello stesso<br />
altare, il Crocifisso nella cappella eponima<br />
e il notevole Compianto settecentesco,<br />
disposto incongruamente (lo rileva<br />
opportunamente lo stesso Bocchio) sotto<br />
di quello ma in origine nella chiesa<br />
della Disciplina di Villa.<br />
Lo studioso nega, argomentandone le<br />
ragioni in modo convincente, che tutte<br />
le statue del complesso possano sostenere<br />
la prestigiosa attribuzione a Beniamino<br />
Simoni (il cui nome viene registrato<br />
da don Pietro Galli nel manoscritto<br />
da lui compilato dal 1840 al<br />
1868, fonte irrinunciabile per la storia<br />
di Padenghe) e preferisce mantenere sotto<br />
il nome del noto intagliatore bresciano<br />
solo quattro delle sette statue che lo<br />
compongono (precisamente il Cristo<br />
morto, Giuseppe d’Arimatea, la Vergine ed<br />
una delle Marie), tenendo conto, oltre<br />
delle differenti connotazioni stilistiche,<br />
della somma erogata nel 1732, davvero<br />
esigua per uno scultore in genere ben<br />
pagato. [Fiorella Frisoni]<br />
GIULIO ALENI, Vita del Maestro Ricci<br />
Xitai del Grande Occidente, a<br />
cura di Gianni Criveller, Fondazione<br />
Civiltà Bresciana - Centro<br />
Giulio Aleni, Brescia 2010 (Opera<br />
omnia di Giulio Aleni, II), pp.<br />
174, ill.<br />
È uscito il secondo volume della collana<br />
Opera Omnia di Giulio Aleni, voluta dal<br />
Centro Giulio Aleni della Fondazione Civiltà<br />
Bresciana, ed è la prima traduzione<br />
in lingua europea della biografia di<br />
Matteo Ricci scritta dal missionario gesuita<br />
bresciano del ’600 Giulio Aleni.<br />
L’opera, per la prima volta tradotta dal<br />
cinese letterario di cui Aleni era buon<br />
conoscitore, è presentata unitamente<br />
alla postfazione di Li Jiubiao, al memoriale<br />
di Wu Daonan, all’iscrizione di<br />
Wang Yinglin e presenta inoltre la riproduzione<br />
anastatica dell’edizione del<br />
1630 conservata presso l’Archivum<br />
Romanum Societatis Iesu.<br />
Mons. Fappani, nella presentazione,<br />
parla di Aleni e Ricci come di «due veri<br />
pionieri» che hanno costituito un ponte<br />
religioso e culturale fra Occidente e<br />
Oriente: Confucio d’Occidente il primo<br />
e annunciatore il secondo. Aleni pone al<br />
termine del testo il vero scopo del suo<br />
lavoro di biografo: egli vuole parlare del<br />
Maestro Ricci che per ben 30 anni è stato<br />
diffusore della religione cristiana in<br />
Cina per svolgere un «servizio per i saggi<br />
che verranno dopo di me e vorranno<br />
conoscerlo».<br />
Aleni utilizza il genere della biografia<br />
edificante per mostrare l’eccellenza morale<br />
e spirituale di Ricci, che diviene modello<br />
da imitare a vent’anni dalla morte.<br />
L’instancabile desiderio di convertire,<br />
che ispirava tutta l’azione missionaria