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I MULINI DI G OGLIONE. IL MULINO SUL C HIESE<br />

territorio e ad assegnarli al domicilio coatto 59 . È plausibile, quindi, che<br />

i due capitoli degli statuti delle chiusure, che fanno riferimento al mulino<br />

di Goglione, siano anche una diretta conseguenza di una situazione<br />

politica e amministrativa problematica per Brescia e che la città cidnea<br />

sia entrata in possesso dello stabile per affermare il suo dominio e i suoi<br />

diritti in una zona, quella pedemontana, costantemente inquieta.<br />

Indicativi dell’importanza strategica sia militare che amministrativa dei<br />

mulini, sono gli interventi dell’autorità vescovile per sancire e disciplinare<br />

le prerogative signorili e le proprietà terriere nella curia di Gavardo.<br />

Questi interventi portarono nel 1300 alla compilazione di un registro<br />

dei possedimenti della Mensa Vescovile di Brescia. Esso venne compilato<br />

per ordine del vescovo Berardo Maggi, che in qualità di vescovo e «universalis<br />

dominus curie Gavardi» 60 curava l’amministrazione e in qualità<br />

di signore di Brescia dal 1298 si preoccupava di riappacificare la pars Ecclesiae<br />

con gli estrinseci 61 . Dal documento si desume che al presule appartenevano<br />

i diritti di macina sui cereali e a nessuno era consentita la<br />

costruzione di un mulino lungo il corso del Chiese senza l’autorizzazione<br />

del vescovo 62 . Il controllo dei mulini poteva essere un buon strumento<br />

di dissuasione politica e in periodi difficili, oltre a garantire delle cospicue<br />

entrate, potevano essere utilizzati per il controllo della popolazione<br />

del luogo. Era così per Gavardo e anche, a quanto pare, per Goglione<br />

su cui il Comune di Brescia aveva esteso il suo dominio 63 .<br />

59 Tra i partecipanti compare un Albertanus iudex che potrebbe essere il giurista che fu<br />

protagonista a Gavardo nel 1237-1238 durante l’assedio di Federico II. Storia di Brescia,<br />

I, p. 691 n. 2; ODORICI, Storie bresciane, VI, 246-247 e VIII, pp. 59-64 dove vengono pubblicati<br />

gli statuti.<br />

60<br />

ARCHETTI, Berardo Maggi, p. 395.<br />

61<br />

ARCHETTI, Berardo Maggi, pp. 238-245. Nella pace del 1298 per gli esiliati che giuravano<br />

di rispettare il patto era prevista la restituzione dei beni che erano stati loro confiscati<br />

(ARCHETTI, Berardo Maggi, p. 240).<br />

62 ARCHETTI, Berardo Maggi, p. 396. I mulini che dipendevano dall’episcopato erano 7,<br />

cinque dei quali sul fiume Chiese (cfr. ARCHETTI, Berardo Maggi, pp. 398-399).<br />

63 Il controllo di questi edifici aveva ripercussioni sociali, politiche e militari. L’importanza<br />

militare la si può valutare anche dalla lettura delle «provvisioni» del Consiglio cittadino.<br />

Alla data 24 luglio 1438, pochi giorni prima dell’inizio dell’assedio del Piccinino,<br />

venne dato l’ordine di adibire quattro mulini ad uso esclusivo dei militari e quelli delle<br />

Chiusure furono fortificati da Giovanni Serina e Giovanni da Romano. (ASBs, ASC, Prov-<br />

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