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M ATTEO A VOGADRO<br />

Per concludere si possono avanzare alcune ipotesi sul ruolo che potrebbe<br />

aver avuto l’Innominata Gambara nella famiglia e nella realtà bresciana.<br />

«La fluidità del quadro politico e la rilevanza delle fazioni […]<br />

valorizzavano le alleanze matrimoniali […] e moltiplicavano gli ambiti<br />

d’azione dell’aristocrazia, portando ad una sorta di pieno impiego i maschi<br />

lontano da casa, in guerra e in politica, e delle femmine a casa, a<br />

gestire e magari a difendere lo ‘stato’» 179 . Anche il nostro caso potrebbe<br />

rientrare in questo tipo d’analisi, considerando che, come ricordato in<br />

precedenza, Matteo Avogadro dovette trascorrere per la sua attività di<br />

giusperito svariati mesi lontano dai suoi interessi patrimoniali. Credo<br />

sia da escludere un suo coinvolgimento in dinamiche di potere politico:<br />

se così fosse ve ne sarebbero tracce nelle cronache o in fonti documentarie,<br />

basti pensare allo spazio politico occupato da Alda Pio da Carpi<br />

dopo la morte di Gianfrancesco Gambara. Inoltre non sembra che i rami<br />

a cui i due sposi appartenevano fossero quelli centrali nella gestione<br />

del potere a Brescia, l’impressione è che si tratti di due linee collaterali e,<br />

almeno nel caso di Matteo Avogadro, fortemente dipendenti dalle scelte<br />

del ramo feudale del casato.<br />

Contrariamente, è lecito supporre che questa donna fu, più del marito,<br />

il centro di quella attività mecenatizia che, nella storiografia, fu poi attribuita<br />

a Matteo Avogadro, considerando le lunghe assenze dalla città<br />

di questi. Questa attività mecenatizia sappiamo che riguardò Romanino,<br />

pittore conteso dalle più eminenti famiglie 180 , Vincenzo Metelli,<br />

Mario Nizolio e Veronica Gambara. Mi pare interessante che questi ultimi<br />

due furono protetti anche da Gianfrancesco Gambara, fratello della<br />

nostra Innominata, che stampò, col torchio che aveva creato a Quinzano<br />

nel 1530, il Dizionario ciceroniano di Nizolio e il già nominato Thesaurus<br />

della cugina Veronica. Nonostante non sia possibile giungere ad<br />

alcun tipo di conclusine, per la carenza di notizie in nostro possesso,<br />

potrebbe sorgere il dubbio che questi artisti fossero, per così dire, protetti<br />

dai due fratelli Gambara, più che da una figura poco presente come<br />

179 L. ARCANGELI, S. PEYRONEL, Premessa, in Donne di potere, p. 13.<br />

180 Romanino a Brescia lavorò, oltre che per numerose istituzioni ecclesiastiche, della città<br />

e in provincia, per alcune famiglie nobili: ritrasse, per esempio, Gherardo Averoldi; dipinse<br />

per i Segala, per gli Avoltori di Salò, per i Brunelli. Non fu, dunque, definirsi un<br />

“protetto” esclusivamente di casa Avogadro o Gambara.<br />

197

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