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268<br />

G IOVANNI G REGORINI<br />

interessi 39 – di fronte alle urgenze e comunque alle esigenze espresse<br />

dalla popolazioni bresciane costantemente e laboriosamente rivolte verso<br />

lo sviluppo e il benessere, per sé e per le generazioni successive.<br />

In tale prospettiva spiccava il profilo istituzionale con cui Brescia aveva,<br />

in particolare proprio nel Novecento, intessuto la società civile dando<br />

spessore e qualità alla democrazia vissuta localmente 40 , nel senso della<br />

valorizzazione dei corpi intermedi e quindi del principio di sussidiarietà,<br />

oltre che della solidarietà. Vicende come ad esempio quella della nascita<br />

e del funzionamento dell’Eulo (Ente universitario Lomabria orientale)<br />

sono lì a rappresentare un passato importante, ancora vivo, ma in corso<br />

di rapida archiviazione, mentre da tempo è definitivamente archiviata<br />

un’altra emblematica vicenda, quella della Donazione Simoni Fé di<br />

Bienno in val Camonica 41 .<br />

Dunque la vocazione strettamente istituzionale bresciana, a partire dagli<br />

anni Novanta del XX secolo, è entrata significativamente in sofferenza<br />

identitaria e valoriale 42 , senza dubbio in sintonia con la crisi della<br />

cultura politica locale alla quale si è fatto cenno in precedenza, “alla ricerca<br />

dell’unità perduta” di cui ha scritto recentemente Luciano Pazzaglia<br />

riflettendo sul percorso biografico di Enzo Giammancheri 43 . Si tratta<br />

dunque di una crisi più interna che esterna alle istituzioni, più interna<br />

che esterna alla stessa brescianità.<br />

Allo stesso modo la predisposizione a rivendicare orgogliosamente –<br />

ma anche a ricostruire rigorosamente e restituire come patrimonio da<br />

condividere – un’identità territoriale tipicamente bresciana, si è trasformata<br />

in un motivo di divisione, di forzatura ed esasperazione delle<br />

39 G. BRUNI ZANI, Non sono più i tempi di Boni, in Ritratti di città. Brescia com’era, Brescia<br />

com’è, p. 36.<br />

40 G. CAMADINI, L’Arici nel quadro delle istituzioni cattoliche bresciane, in Un secolo di storia<br />

dell’Istituto Cesare Arici di Brescia, Brescia 1990, pp. 201-214.<br />

41 G. GREGORINI, La gatta e il lardo. Amministrazioni comunali, finanza locale e donazioni in Val<br />

Camonica nel XX secolo: il caso di Bienno, in Studi di storia moderna e contemporanea in onore<br />

di monsignor Antonio Fappani, a cura di S. Onger e M. Taccolini, Brescia 2003, pp. 57-72.<br />

42 Al riguardo si veda anche la testimonianza di R. BALDO, La laboriosità non è più una virtù,<br />

in Ritratti di città. Brescia com’era, Brescia com’è, p. 14.<br />

43 L. PAZZAGLIA, L’impegno sociale e educativo dei cattolici bresciani: il contributo di mons. Enzo<br />

Gammacheri, in Enzo Giammancheri. Fede cultura educazione, Brescia 2007, pp. 43-59.

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