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F ABRIZIO P AGNONI<br />
di Anfo nel maggio del 1512 42 , alla riconquista effimera della città nel<br />
maggio-giugno del 1513 43 . L’impressione, scorrendo le pagine del diarista<br />
veneziano, è che tra il 1512 ed il 1513 il Paitone acquisisca sempre<br />
più considerazione e credito presso Venezia, diventando uno dei partesani<br />
bresciani più conosciuti 44 . Non doveva neppure essere privo di conoscenze<br />
ai più alti piani della sfera politica se è vero che, nel gennaio<br />
del 1514, dopo che Venezia gli rifiuta un sussidio economico, si reca nel<br />
campo spagnolo per offrire al viceré Raimondo de Cardona la consegna<br />
di una porta di Treviso 45 . Il Nassino ne elenca le imprese, delle quali<br />
probabilmente dovette essere testimone: la presa del castello di Breno<br />
(nel febbraio del 1512, quindi in piena avanzata francese), dove «li<br />
Franciosi che erano dentro li fece amazar quasi tutti», la sua presenza<br />
ingombrante anche attorno al lago di Iseo, tanto che «Lovere ghe dete<br />
ottocento ducatti ongari et venetiani et dusendo ducatti de troni et<br />
marcelli aciò se levasse fora de detta terra, et io sempre cum luy, et attendeva<br />
ala artelaria» 46 . Due notazioni interessanti emergono in questa<br />
frase: innanzitutto, il Paitone aveva una compagnia capace non solo di<br />
espugnare fortezze ben difese e munite, ma anche abbastanza grossa da<br />
essere un peso effettivo ed ingente sule comunità del territorio sulle<br />
quali stazionava. Una compagnia formata per buona parte da uomini<br />
provenienti dalle terre da lui controllate, e spesso utilizzando metodi<br />
42<br />
SANUTO, I diarii, tomo XV col. 256. Lettera di Marco Antonio Loredan. Con il Paitone<br />
figura anche il conte Cesare Avogadro.<br />
43<br />
SANUTO, I diarii, tomo XVII col. 204.<br />
44 Inizialmente, nel maggio del ’12 (vedi passi citati in precedenza) si trova scritto «quel<br />
Valerio Paiton brexano», successivamente la sua figura prende piede: nell’ottobre dello<br />
stesso anno (XVI, 262) è segnalato nel campo veneto alle porte di Brescia. Nell’aprile del<br />
’13 invia messaggeri dal provveditore Daniele Dandolo per mettere a conoscenza Venezia<br />
del suo proposito di prendere Brescia agli Spagnoli (XVII, 204). A maggio è definito<br />
«domino valente et pratico» (XVII, 264) e il mese seguente il Dandolo riferisce che il Paitone<br />
ha «zercha 500 fanti» (XVII, 318).<br />
45 SANUTO, I diarii, tomo XVIII col. 487-489. Occorre specificare che, in quell’occasione,<br />
il Paitone si presenta per la prima volta a chiedere il sussidio alla Serenissima. Fino a quel<br />
momento, quindi, doveva essere riuscito riuscito a barcamenarsi in maniera eccellente<br />
tra le confische da parte dei Francesi e le perdite dovute allo stato di guerra permanente.<br />
46 NASSINO, Registro, c. 67v. I ducati ongari altro non sono se non i fiorini ungheresi, i troni<br />
e marcelli sono invece proprio dei ducati che portano in effigie i volti dei dogi Nicolò<br />
Tron e Nicolò Marcello.