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G IOVANNI G REGORINI<br />

Come ha documentato Pier Antonio Lanzoni, «già avviata sul finire degli<br />

anni Sessanta, la stagione della contestazione investì la Chiesa bresciana<br />

in modo particolarmente acuto nel decennio successivo. Come è<br />

stato al riguardo rilevato “per circa un decennio la società e la Chiesa<br />

furono scosse nel profondo […]. In poco tempo la critica a tutto ciò che<br />

costituiva, o si richiamava a una realtà istituzionale, dilagò con forza<br />

distruttiva. L’istituzione, qualunque fosse, era giudicata l’origine di<br />

ogni deviazione, il tradimento dei più nobili ideali, l’ostacolo alla realizzazione<br />

di un’esperienza pienamente umana e cristiana”. Tra i vari settori<br />

della vita diocesana bresciana, il clero fu forse quello che conobbe<br />

più di altri tensioni e difficoltà. […] Anche il settore dell’associazionismo<br />

laicale conobbe negli anni Settanta un momento di particolare difficoltà.<br />

L’Azione cattolica bresciana subì una forte contrazione numerica,<br />

con un calo di iscritti da oltre ventimila nel 1970 a poco meno di ottomila<br />

nel 1979. Nonostante gli interventi di sostegno da parte del vescovo<br />

Morstabilini, l’Azione cattolica faticò non poco a tradurre a livello<br />

locale la linea della “scelta religiosa” e a individuare nuove modalità<br />

di organizzazione e di proposta» 7 .<br />

Certo è che, tornando ad alcune precise espressioni di Enzo Giammancheri,<br />

il tessuto di fondo che la società bresciana aveva ereditato dalle<br />

stagioni precedenti «fu sottoposto a tensioni fortissime negli anni<br />

Sessanta e Settanta. In diversi punti sembrò allora cedere. Furono gli<br />

anni della contestazione, ma anche gli anni in cui maturarono il clima<br />

e la situazione che nel 1974 portarono alla strage di piazza della Loggia.<br />

La contestazione fu un movimento ancora oggi non valutato in<br />

modo adeguato. Tanto di essa andava buttato via, la confusione, la<br />

violenza, l’ipocrisia di credersi rivoluzionari a poco prezzo, quel marxismo<br />

in pillole che riduceva un pensiero importante ad un insopportabile<br />

“deux ex machina” che va bene per tutti gli usi; ma tanto è stato<br />

buttato via che sarebbe stato bene conservare e considerarlo un utile<br />

ammonimento della storia. Ma il fatto più grave di quegli anni fu<br />

l’incrinatura, anzi la rottura della compattezza morale. Poiché la matrice<br />

della morale comune era la fede cristiana, bisogna con lealtà e<br />

realismo guardare a cosa avvenne in casa dei cattolici per capire fino<br />

7 P.A. LANZONI, La stagione postconciliare, in A servizio del Vangelo, pp. 87-90.

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