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F ABRIZIO P AGNONI<br />
coercitivo e catalizzatore nei confronti delle altre famiglie, soprattutto di<br />
quelle naturalmente orientate alla Francia, lo lascia intuire Pandolfo<br />
stesso ricordando che Alda Gambara aveva notevolmente ampliato la<br />
parte ghibellina; che, d’altro canto, i Martinengo (almeno alcuni esponenti<br />
dei rami più potenti) avessero la stessa capacità, è abbastanza noto.<br />
Il cronista qui, per il suo già citato odio nei confronti degli Avogadro,<br />
si dimentica di citarli nello stesso ruolo dei Martinengo: dall’analisi delle<br />
fonti dell’epoca appare invece chiaro come anch’essi disponessero di un<br />
seguito, di una forza e di un’ampiezza d’azione non trascurabile. Alle<br />
contrapposizioni tra gruppi di potere cittadini il Nassino fa costante riferimento,<br />
ma mai indicando nomi precisi di gruppi di azione politica<br />
locale: parla genericamente di Gambareschi, o di odii tra famiglie, senza<br />
allargarsi in commenti ulteriori, e sfrutta senza problemi i termini guelfo<br />
e ghibellino per indicare l’una o l’altra aggregazione fazionaria locale.<br />
Occorre inoltre sottolineare per l’ennesima volta come, per il cronista,<br />
le parti fossero quasi sepulte per via dei matrimoni tra famiglie delle due<br />
fazioni: è ragionevole interpretare questa frase come l’espressione del<br />
fatto che, nella testa del Nassino, pars gelfa e pars gibilina siano due termini<br />
che rimandano ai gruppi di potere cittadini e allo stesso tempo a<br />
gruppo d’azione inseriti nel contesto sovralocale. Ed è possibile, per il<br />
cronista, utilizzare i due termini in maniera ambivalente, sia a livello<br />
locale che a livello sovralocale, perché nella Brescia dell’epoca si può notare<br />
una certa continuità politica e sociale che non provoca sconvolgimenti<br />
nella composizione delle fazioni cittadine o significativi ribaltamenti<br />
di alleanze tra le stesse e gli attori extralocali: un caso abbastanza<br />
aderente, quindi, al modello proposto dal Caroldo 78 . Un esempio preclaro<br />
è fornito da una seduta del Consiglio cittadino del 1509, quando i<br />
Francesi impongono, tramite Charles d’Amboise, una riforma dell’<br />
arengo bresciano. Si decide in sostanza la riduzione del numero dei partecipanti,<br />
l’aumento percentuale dei seggi conferiti agli abitanti di cittadella<br />
ed il loro avvicendamento costante alle cariche pubbliche e negli<br />
78 Cfr. supra, n. 69. Cfr. anche, sebbene riferito alla situazione anteriore di un secolo, M.<br />
GENTILE, «Postquam malignitates temporum hec nobis dedere nomina...». Fazioni, idiomi politici<br />
e pratiche di governo nella tarda età viscontea, in Guelfi e ghibellini, p. 251: «nel primo<br />
Quattrocento a Brescia i due nomi tradizionali si sovrappongono stabilmente agli schieramenti,<br />
coordinando la contrapposizione politica anche su scala sovralocale e locale».