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D ALLA “ PASTORELLA” DI F. P ETRARCA AL “CERF BLANC”<br />
hanno il medesimo trattamento 61 . I quadri sono posti in un ambiente<br />
silvano, denso di vegetazione; seduto su un muretto ricoperto di fiori,<br />
il fauno suona uno strumento che alcuni commentatori delle vignette<br />
definiscono, di volta in volta, «una siringa a doppia canna» o «il flauto<br />
di Pan a doppia canna».<br />
In realtà si tratta di uno strumento di fantasia, composto di due tubi<br />
della medesima lunghezza ad andamento lievemente conico, accoppiati<br />
in modo anomalo, provvisti di fori sui quali si muovono le dita del fauno.<br />
L’imboccatura potrebbe essere ad ancia. Molto probabilmente Antonio<br />
Grifo intendeva rappresentare il doppio aÝlÒj, che forse conosceva<br />
attraverso le letture delle fonti classiche e che la tradizione leggendaria<br />
ha spesso accostato al dio Pan; non aveva, tuttavia, un’idea precisa dello<br />
strumento né, tantomeno, un modello da cui copiare. Evidentemente<br />
non aveva visto – per citare un paio di esempi – l’alata suonatrice di<br />
doppio aulos raffigurata in un frammento di vaso aretino dell’inizio del<br />
I sec. a.C. 62 , né il Satiro funambolo suonatore di doppio aulos nella pittura<br />
murale conservata a Napoli, nel Museo Nazionale. Il bicalamo che<br />
vediamo è una sua versione del doppio aÝlÒj, privato rispetto allo strumento<br />
classico della divaricazione delle canne; da questa indebita variante<br />
deriva che risultano compromessi sia il corretto maneggio sia la<br />
posizionatura delle mani che dovrebbero essere atteggiate ciascuna su<br />
una sola canna 63 . Ed è uno strumento del tutto simile a questo che a c.<br />
21r dell’incunabolo, a commento di Quando vede ’l pastor calare i raggi<br />
(terza stanza della Canzone L, Ne la stagion che ’l ciel rapido inchina), il<br />
61 Il Grifo commenta: «Questo è l’ultimo sonetto che fabricasse il poeta in questo volume<br />
et è proemio de tutta l’opra»; «Dechiara l’auctor per il presente sonetto el giorno<br />
quando se inamorò de madonna Laura, che fu el venere sancto» (FRASSO, p. 90).<br />
62 Firenze, Museo Archeologico.<br />
63 Come mostrano chiaramente le testimonanze riprodotte in Musikgeschichte in Bildern.<br />
Herausgegeben von Heinrich Besseler und Max Schneider. Band III: Musik des Altertums,<br />
Lieferung 5. G. FLEISCHHAUER, Etrurien und Rom, Leipzig s.d. Si citano, in rappresentanza<br />
di molte altre: il Cippo funerario proveniente da Chiusi, inizio V sec. a.C. (Roma, Museo<br />
Barracco); la Tomba dei leopardi (Tarquinia 480-470 a.C.); il rilievo da un sarcofago<br />
(Mantova, Museo del Palazzo Ducale, metà secondo secolo d.C.), rispettivamente le raffigurazioni<br />
4, 10, 28; nel primo caso il sonatore di doppio aÝlÒj è provvisto di forbeia<br />
(sorta di mascherina che applicata alla bocca, tenendo fermo lo strumento, permetteva<br />
una più agevole insufflazione).<br />
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