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134<br />

F ABRIZIO P AGNONI<br />

ventura politico-militare di Luigi XII, mentre le famiglie bresciane guelfe<br />

per tradizione (gli Avogadro e vari rami dei Martinengo) continuino<br />

a supportare Venezia 72 .<br />

Questa situazione labile trova un certo riflesso in molti autori, che usano<br />

i termini guelfo e ghibellino in maniera debole, dipingendo qualsiasi<br />

passaggio di campo, sia pur breve ed effimero, come un mutamento di<br />

schieramento politico. Così avviene ad esempio per il Sanudo, che nel<br />

1509 redige un elenco dei bresciani ribelli, «tutti ghibellini» 73 , in cui è<br />

presente anche l’Avogadro, poi ridefinito guelfo, con tutta la sua fazione,<br />

nelle lettere riportate i giorni immediatamente precedenti all’attuazione<br />

della congiura 74 . Gli aggettivi guelfo e ghibellino sembrerebbero<br />

avere quindi, almeno per il cronista veneziano, nient’altro che la funzione<br />

di un’etichetta identificatrice della posizione politica contingente,<br />

di rimando chiaro alla scelta politica del momento da parte di aristocratici,<br />

condottieri e uomini politici della Terraferma.<br />

L’orientamento di Pandolfo nel giudicare le fazioni sembra invece essere<br />

piuttosto differente, anche a giudicare da quanto afferma nel suo Registro:<br />

«Sapiati, signori lectori, che quelli de Citadella et quelli de la cità<br />

tutti siemo Bressani, cioè gelfi et gibilini; lo melio saria che fossi tutti<br />

una cosa medesima et non haver parzialità; che venga qual Signor si<br />

volia, non me vol dar niente del suo, ma vien per torme del nostro. È<br />

vero ch’el se vole esser fidel subdito aly soi patroni et signori, sapiati<br />

che tuti li signori sono gran tirani, ma li Venetiani non sono tanto. Cerchiamo<br />

adoncha de amarsi et far tra di noi parentela insieme et demeter<br />

le parti et non dir son gibilino, son gelfo» 75 . Per il cronista sembra proprio<br />

che la parzialità tragga senso e finalità in quanto inserita in un<br />

contesto che oltrepassa le mura cittadine ed i contrasti interni tra grup-<br />

72 Si dovrebbe poi accennare al tradimento dell’Avogadro, che però non ha il sapore di un<br />

passaggio di campo legato ad un mutamento nell’orientamento politico generale del casato,<br />

ma sembra essere il risultato di un calcolo legato alla paura di perdere il primato<br />

in città e di essere soppiantato dai Gambara.<br />

73 SANUTO, I diarii, tomo IX, col. 375. Gli altri ghibellini citati sono Gian Francesco e Nicolò<br />

Gambara, Ducco, Battista da Pian, Apollonio Bona, Porcellaga, Ludovico Nassino,<br />

Jacopo Feroldi, Emanuele Lana e Geronimo da Gavardo.<br />

74 SANUTO, I diarii, tomo XIV, c. 399.<br />

75 NASSINO, Registro, c. 70r.

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