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G IULIO M ERICI<br />
cazione tra l’aristocrazia di natura feudale (Avogadro, Gambara e Martinengo,<br />
la cui presenza in Consiglio fu minima e numericamente ininfluente)<br />
e il patriziato cittadino. Non è dato di sapere se ciò determinò<br />
una solidarietà di tipo “cetuale”, d’altronde non ce n’è alcuna traccia,<br />
ma è lecito pensare che gli interessi della nobiltà feudale non fossero più<br />
certamente garantiti nell’istituzione bresciana.<br />
Carlo Pasero, basandosi sulle Provisioni, sostiene che «per l’insolenza delle<br />
famiglie della nobiltà feudale, per la sprezzante ostentazione di piena autonomia<br />
da qualsiasi ingerenza comunale ai luoghi sottoposti alla loro<br />
giurisdizione scoppiavano violenti contrasti con le autorità bresciane, le<br />
quali sapevano tuttavia avviluppare gli arroganti avversari, contenendone<br />
la tracotanza entro le pastoie di lunghissime cause davanti ai magistrati<br />
di Venezia che già in quei tempi tendeva a favorire il Comune nella<br />
sua lotta contro i superstiti particolarismi giurisdizionali. Abbiamo già ricordato<br />
i contrasti con gli Avogadro per Lumezzane, con i Martinengo per<br />
gli altri luoghi più numerosi e spesso minacciosi furono quelli con i Gambara,<br />
con Maffeo per causa di alloggiamenti militari; con Pietro e Niccolò<br />
per la giurisdizione del paese di Gambara» 178 . Nonostante la prosa del Pasero<br />
sia tutt’altro che scientifica e la sua posizione sia viziata da un’anacronistica<br />
visione della lotta alle prerogative giurisdizionali della nobiltà<br />
come motore della modernità, questo passo ci è utile per capire l’esistenza<br />
di una effettiva frattura tra gli interessi del Comune di Brescia e quelli delle<br />
famiglie feudali, minacciate nei loro privilegi. Il mantenimento delle prerogative<br />
giurisdizionali, della separazione delle terre feudali dall’amministrazione<br />
del Comune cittadino può essere alla base di una maggiore intesa<br />
tra Avogadro, Gambara e Martinengo, che in quel momento potrebbero<br />
aver deciso di accantonare le rivalità famigliari per realizzare una comune<br />
politica di contrasto alle ingerenze bresciane nelle loro terre.<br />
In tutto questo il matrimonio tra Matteo Avogadro e la figlia di Maffeo<br />
Gambara può essere una testimonianza di una “pace” tra i due casati<br />
dettata dalla comune, sebben limitata, militanza filomarchesca in ambito<br />
sovralocale e in ambito cittadino da una condivisa necessità di difendere<br />
la propria natura feudale, non avendo più un forte peso nel<br />
Consiglio Generale.<br />
178 PASERO, Storia di Brescia, p. 206.