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E LISABETTA N ICOLI<br />
documento: la ricevuta del Museo del Risorgimento di Brescia che il 9<br />
luglio 1894 attestava la consegna in deposito di «una cravatta di seta<br />
nera appartenente al Colonnello Luciano Manara nel momento che fu<br />
colpito a Villa Spada il 30 giugno 1849». Nella stessa circostanza furono<br />
affidati in deposito anche «due volumi della Divina Commedia di<br />
Dante, ed. 1823, colle firme originali di 13 ostaggi nella rocca di Salisburgo<br />
dal 29 aprile al 18 maggio 1848». I due volumi sono oggi conservati<br />
alla Biblioteca Queriniana.<br />
Di una partecipazione alla Repubblica Romana del giovane Vagni (di<br />
sentimenti liberali e di convinta fedeltà alla Chiesa) non restano tracce<br />
nel racconto, tramandato in famiglia, sull’accoglienza ottenuta nei palazzi<br />
pontifici. Questo dato trova conferma nel lasciapassare per il<br />
viaggio di ritorno a Brescia: redatto in francese, al tempo della restaurazione<br />
ad opera delle truppe d’Oltralpe, fu rilasciato il 3 settembre<br />
1849 dalla Legazione Reale di Baviera presso la Santa Sede, «con preghiera<br />
alle Autorità civili e militari sia del Regno che degli Stati amici e<br />
alleati» di concedergli libero passaggio nel suo itinerario verso Brescia<br />
«e di prestargli tutto l’aiuto di cui potrebbe aver bisogno». Alla descrizione<br />
della fisionomia – capelli castani (id. occhi), fronte regolare (id.<br />
bocca), naso piccolo – segue la serie dei visti. Il primo, «valido per tre<br />
giorni, visto di Polizia buono per rimpatriare», è del 13 settembre. Il<br />
giorno 15 è il Consolato di Sardegna negli Stati Pontifici a concedere il<br />
«buono per transitare nei Regi Stati». Successivamente si attesta l’uscita<br />
dalla Porta Cavalleggeri di Roma (presumibilmente in diligenza) e poi<br />
via via segue l’attestazione delle varie tappe, di frontiera in frontiera: il<br />
17 a Genova, il 19 a Gravellona e quindi a Borgo Ticino. Il 20 a Milano<br />
viene rilasciato il «nulla Osta per Brescia con l’obbligo di presentarsi a<br />
quella Delegazione provinciale». Finalmente il 22 settembre si certifica<br />
l’arrivo a Bagnolo «per fermarsi qui alla propria abitazione».<br />
Il fallimento della prima guerra d’indipendenza segna per il giovane<br />
aderente ai moti del ’48 una battuta d’arresto: dovrà aspettare il 1854<br />
per riprendere gli studi. Nel frattempo svolge incarichi di segreteria nel<br />
Comune di Montirone, e in questa località avvengono incontri destinati<br />
a segnare in maniera determinante le sue scelte successive. Si stabilisce<br />
un legame di amicizia e di collaborazione con il Conte Pietro degli Emili,<br />
che alterna alla vita di città i soggiorni alla Torretta. Figura di spicco nel