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D ALLA “ PASTORELLA” DI F. P ETRARCA AL “CERF BLANC”<br />

no a far perdere la ragione. Il simbolo della morte è un teschio abbandonato<br />

sul terreno. Questo è il commento di Antonio Grifo:<br />

Apar per questo sonetto che l’auctor incolpa se stesso dilo cuor dove si trova<br />

involto dopo la morte de madonna Laura 93 .<br />

3.<br />

«Meco – mi disse –, meco ti consiglia,<br />

ch’i’ son d’altro poder che tu non credi;<br />

et so far lieti et tristi in un momento,<br />

più leggiera che ‘l vento,<br />

et reggo et volvo quanto al mondo vedi.<br />

Tien’ pur li occhi come aquila in quel sole:<br />

parte da’ orecchi a queste mie parole».<br />

…<br />

Detto questo, a la sua volubil rota<br />

si volse, in ch’ella fila il nostro stame,<br />

trista et certa indivina de’ miei danni:<br />

ché, dopo non molt’anni,<br />

quella per ch’io ò di morir tal fame,<br />

canzon mia, spense Morte acerba et rea,<br />

che più bel corpo occider non potea 94 .<br />

Fortuna, «donna assai pronta et secura, / di tempo anticha, et giovene<br />

del viso» ricorda i prodigi di cui è capace e consiglia il poeta di confidare<br />

in lei – non dea bendata, ma coronata come regina e, forse, Dei ministra<br />

– che già aveva predetto la nascita e la morte di Laura. Dopo di che,<br />

«più leggiera che ‘l vento», ad ampie falcate, riprende la sua ruota sulla<br />

quale fila la nostra sorte, sulla quale – indovina amara e infallibile –<br />

tesse l’ordito della vita umana. Antonio Grifo così commenta:<br />

Come sa chi vol dir e dubita de non nocer a chi tocchi; over alo ascoltante,<br />

dice l’auctor “Tacer non posso” (incipit del fragmentum commentato) etc;<br />

poi, volgendosi alo Amor, da lui chiede soccorso e, narrando come se ina-<br />

93 FRASSO, p. 124.<br />

94 Vv. 54-60 e 106-112 della canzone CCCXXV Tacer non posso, et temo non adopre. Incunabolo<br />

queriniano, cc. 116v-117. BETTARINI, pp. 1424-1425.<br />

43

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